Quello che verrà presentato a Sanremo da Fabrizio Venturi, il cantautore toscano autore di “Caro Padre” – la canzone vincitrice della gara modiale per l’Inno ufficiale della Fondazione Giovanni Paolo II – è un progetto a cui noi di Papaboys ci siamo sentiti subito chiamati a partecipare.
Lo abbiamo intervistato per scoprire qualcosa in più sulla sua vita, la sua musica ed ovviamente la sua fede.
È un lavoro fatto insieme ad un amico che ci ha lasciato, uno dei più grandi creativi del mondo: Gilberto Filippetti padre delle campagne promozionali Piaggio. Ho poi coinvolto anche un altro amico al di là dell’appartenenza politica: il Sentore Antonio Di Pietro.
Il pescecane cresce sempre più cane e meno pesce e se il colpo gli riesce…viva il cane abbasso il pesce. Io in questo pezzo mi affaccio alla finestra della vita e vedo, scrivo cosa vedo e non ho responsabilità di ciò che accade.
Riporto nella canzone quello che noto: il mondo è piano di pescecani che si approfittano di pesci e persone deboli, in ogni situazione.
Io non ho soluzioni, solo Dio le ha. Noi siamo peccatori da quando apriamo gli occhi al mattino a quando andiamo a dormire.
Il mondo delle prevaricazioni è in tutti gli ambienti. La vita, secondo me, è fatta da 3 gradini:
Il più basso: quello dei senzatetto e degli emarginati, quello medio che sta scomparendo e l’ultimo che è quello dei fortunati e dei potenti. Quando sei al terzo scalino è chiaro e comprensibile che i compromessi sono molti e complessi.
Da quando ho iniziato la mia gavetta molti compromessi li ho anche vissuti in prima persona nel mondo della musica. Intelligentemente si affrontano.
La mia forza è sempre stata quella di dire le cose che penso in chiave musicale.
Io non credevo ed ero in cerca perché, come tutti gli esseri umani, abbiamo bisogno di testimonianze e andiamo a cercare ignorantemente la prova di qualcosa.
Avvenne nella mia vita una cosa terribile: un incidente.
Stetti in coma per una settimana e passai i successivi due mesi in ospedale.
Il mio viaggio in questo labirinto del coma mi ha fatto conoscere questa immensa realtà e via da seguire.
La mia vita in seguito a questo evento, è stata molto condizionata.
Posso dire che ho creduto ed ho ricevuto un messaggio.
Parte della mia musica adesso infatti, va per le voci più deboli: devolvo parte dei miei diritti personali di alcune canzoni.
Le cose poi sono anche avvenute da sole, attraverso una serie di incontri e di accadimenti: ho conosciuto Don Giovanni D’Ercole; è poi morto un mio caro amico a causa della lesione al midollo spinale, il suo nome era Ambrogio Fogar.
Sono nati così pian piano grandi progetti.
“Amico Dolphin” per esempio, è una delle canzoni che ho scritto per il mio caro amico Fogar e questa è recipiente di diritti da devolvere alla ricerca.
“Strane Strade” invece è nata per devolvere aiuti alla Fondazione Raphael, di cui è presidente Don Giovanni D’Ercole. La Fondazione si occupa della fame e dell’abbandono dei bambini nel mondo.
Con Danilo Amerio invece, abbiamo messo in piedi il progetto “Ali digitali”, che si impegna nella difesa delle ragazze staccate con promesse vane dalle loro famiglie e portate sulle strade. Si impegna anche contro i femminicidi e contro l’abuso sui minori.
La spinta del mio progetto più grande però è venuta da Giovanni Paolo II, che mi ha dato il là per scrivere la canzone “Caro padre” che è diventata l’inno ufficiale della fondazione Giovanni Paolo II.
L’incontro con Giovanni Paolo II tra l’altro, ha rafforzato molto la mia fede. Incrociare il suo sguardo e toccargli la mano, mi ha trasmesso la potenza di un uomo indescrivibile.
Questa sua potenza è verità ed infatti tutto il mondo l’ha riconosciuta.
Non mi ritengo un cantautore Christian music, sono un cantante Pop-Rock, ma nella mia musica c’è sempre un sostegno alla volontà di accarezzare la fede e inserisco una determinata pulizia nello scrivere i testi.
Cerco di inserire nei testi ciò in cui credo fino in fondo.
A riguardo di cosa penso del nuovo modo di fare musica, diciamo che mi dissocio, ma non devo essere io a giudicarli. C’è comunque un seguito.
Sono certo però che bisogna far tornare amore e delicatezza nel genere umano.
Come mi definiscono gli altri non lo so, sono seguito e questo mi basta.
La cosa importante è che Sanremo ci sia. Per me Sanremo è una manifestazione importantissima, è un momento di ritrovo, anzi dove l’Italia intera si ritrova. Per noi della musica è il nostro momento di incontro.
La qualità della musica di certo non sta a me definirla, penso che esistono solo due tipi di musica: quella fatta bene e quella fatta male. Non esiste una musica bella o brutta.
Alcuni artisti secondo me certamente non sono consoni a quello che è un palco di un festival, ma può anche darsi che io non riesca a capirli.
Una cosa però posso dirla: ho grande nostalgia per Sanremo 80-90, per le canzoni che si ricordano ancora.
Le canzoni di 10 anni a questa parte non si sentono ricanticchiare, questo è anche dovuto alla presa di posizione violenta e forte di internet, degli smartphone e dei cellulari che fanno sì che certe cose non si usano più.
Sono conservatore nella misura di non essere fuori dai tempi, alcune cose però, andrebbero conservate.
Personalmente il Festival lo amo, in qualche maniera mi rappresenta.
E’ poi una lente di ingrandimento della musica italiana nel mondo, per cui se è ciò che gli altri devono vedere di noi, io un pensierino lo farei. Dove è oggi una volare?
“Lo sa soltanto Dio” è una canzone rivolta alla violenza che l’uomo ha sulla donna. Spesso ci si crede proprietari della donna. Un uomo forte però non picchia.
Maschi si nasce ma si sa anche che il maschio è debole finchè non diventa uomo.
Lo sa solo Dio quindi quanto male fa l’essere umano a sè stesso e quanto dolore porta al Creatore. Noi siamo colpevoli della sofferenza che portiamo a Dio, che è un’aggiunta a quella che ha già vissuto con la Crocifissione.
Il messaggio di questa canzone può avere anche altre sfaccettature, tra cui quella di dire che noi pensiamo di sapere tutto, in realtà però, non sappiamo niente, ogni cosa la sa soltanto Dio.
“Caro Padre” invece, è qualcosa di immenso. Non sono mai riuscito a trovare le giuste parole per poter spiegare questa canzone.
Quando ho perso mio padre ho provato a scrivere tante volte una canzone per lui ma non ci riuscivo. E’ successo che una notte avevo in testa due figure: quella di mio padre e quella di Giovanni Paolo II. La canzone si scriveva da sola.
Una parte infatti fa così: “Caro Padre ti scrivo una canzone così, sono parole dell’anima che si scrivono da sé” ed è proprio vero.
Questa tra l’altro, è stata la fase che ha fatto innammorare chi ha valutato l’inno, ma io non sapevo nemmeno che in Vaticano Papa Wojtyla fosse chiamato ‘Padre’.
Questa canzone è dedicata anche a mio padre. Non so se è la più bella, ma certamente, è la più importante fino ad oggi.
Don Giovanni è una figura forte e dolcissima ed una persona molto chiara. È una persona che ti dice le cose così come sono.
È un grande sportivo: corre perfino la maratona di NY e già questo fa capire la potenza di quest’uomo, una potenza fisica e spirituale. È anche un grande giornalista. Su Rai2 conduceva ‘Sulla Via di Damasco’, dove peraltro sono stato ospite in uno spaccato della mia vita, ovvero nel periodo in cui ero nel monastero di Bassano Romano.
È stato vicino a me in momenti difficili, sofferenti e duri.
La sofferenza più grande secondo me è l’egoismo, poi anche l’avarizia, l’attaccamento alle cose materiali ed al denaro.
Sono molto ‘matriarca’ come uomo e persona, ma ho molti timori: mi sento più a mio agio rivolgendomi a Dio. È una questione di posizione mentale a livello di pensiero. Sento molto la presenza e dolcezza di quel Mantello che vuole abbracciarci, come fa una chioccia con tutti i suoi pulcini, difendendoci.
La canzone per Maria l’avrei già scritta ed è li da diverso tempo, ma non ho il coraggio di pubblicarla. Il giorno che sento il ‘se’ che diventa ‘vai’, apro il cassetto, la rileggo, la risuono, riporto delle variazioni e la pubblico.
La canzone comunque si intitola ‘LEI’.
Questa sarà un’esperienza unica nella sua fattispecie.
Sono stato tante volte con alcuni miei progetti a Sanremo, ma ‘Caro Padre’ è una punta di diamante. È sposata anche dai Papaboys e non solo. Intorno a noi si sta estendendo una rosa di giornalisti, radio, tv ed addetti ai lavori. Ci saranno grandi soprese.
Voglio portare e riportare un tributo a Giovanni Paolo II in che maniera e misura non lo so, ma sicuramente in modo incisivo.
Ho scelto il momento del Festival per far sì che questo progetto prenda il volo. Ciò che vorrei è che Giovanni Paolo II tornasse nel cuore e nella mente di tanti di noi. Senza togliere niente a nessuno, ma in un momento topico mondiale, vorrei riportare i ricordi, la forza e la potenza di Papa Wojtyla.
“NON AVERE PAURA”
Quando uno è libero da peccati importanti, quando è sé stesso ed è vicino alla verità, non deve aver paura.
“Non aver paura” non significa però bisogna non analizzarsi.
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