In queste ore si sente parlare tanto di droga in discoteca: ma non è la quotidianità con cui mi confronto. Certo, le sostanze entrano, così come entrano le armi, anche se se ne parla di meno: noi non possiamo perquisire chi entra, al limite possiamo chiedere di vedere il contenuto della borsa o dello zaino. E diverse volte mi è capitato di scovare armi da taglio o tirapugni, tante altre mi saranno sfuggite. Di canne e spinelli ne strappo via dalle mani ogni sera, molto più raramente mi capita di intercettare pasticche : certo è più difficile, devi essere bravo a notare il passamano, con la luce bassissima, il rumore e gli strobo che accecano e confondono. Non è però un fenomeno massiccio come si vuole far credere in questi giorni: la maggior parte dei giovani va in discoteca per divertirsi, entra ed esce sorridente e soddisfatta, ringraziando per la serata e la buona musica. Poi, certo, c’è quello che, per fare una bravata o perché non sa quello che fa, infila una pasticca nel bicchiere dell’amico, o della ragazza che vuole rimorchiare: se stai attento e sei bravo, te ne accorgi e fai in tempo a fermarlo. Ma sono casi rari: per lo più, la droga si compra, si paga. E costa tanto. Uno scenario in cui lo spacciatore si metta a regalare pasticche è del tutto fantasioso: chi vende esiste perché esiste chi compra.
Poi c’è il problema dell’alcol: un problema grosso, perché la tentazione della cassa è forte. Un cocktail costa al locale un euro e mezzo, massimo due. E viene venduto in media a 10 euro. Il limite della vendita non oltre le 3 di notte è quindi molto teorico, come tanti limiti che vengono posti in Italia. E così si sballa tanto anche con l’alcol, si esagera: anche questo, però, non solo in discoteca. Droga e alcol girano anche ai giardinetti, o in stazione. Per questo chiudere le discoteche non servirebbe proprio a niente.
Piuttosto, rinforzare il ruolo sociale di chi, come me, è chiamato a tutelare l’ordine e la sicurezza: essere riconosciuti dalla legge come pubblici ufficiali già sarebbe di grande aiuto. Ma anche valorizzare il nostro compito, che può essere non solo repressivo ma anche pedagogico: ricordo scambi significativi con alcuni ragazzi. Una sera ne fermai uno, che stava assalendo con violenza un altro: gli feci notare come non fosse normale comportarsi in quel modo. E lui, sconcertato e onesto, mi ha semplicemente chiesto “Perché?”. Questo mi ha fatto capire come questi ragazzi abbiano bisogno di dialogo, più che di repressione. E quanto sia possibile o addirittura facile persuaderli, piuttosto che allontanarli o sanzionarli. Ecco perché chiudere le discoteche, o demonizzarle, non ha alcun senso: trasformarle in luoghi sicuri, questo sì. Con l’aiuto di tutti.
Redazione Papaboys (Fonte www.redattoresociale.it/Francesco Sabbatucci)
In occasione della VIII Giornata Mondiale dei Poveri, celebrata nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha lanciato un accorato…
Santa Elisabetta d’Ungheria: vita e preghiera Santa Elisabetta, dopo essere rimasta vedova di Ludovico, conte di Turingia, abbracciò la povertà…
Santa Gertrude: ecco la storia della grande mistica Santa Gertrude, monaca e mistica tedesca, è considerata come l'iniziatrice del culto…
Un appuntamento storico: si svolse giovedì 14 novembre 2002, a Palazzo Montecitorio, la visita di Sua Santità Giovanni Paolo II…
Preghiera del mattino a Maria, la 'Regina del Cielo' Invoca la Beata Vergine Maria con la preghiera del mattino... Ecco…
Donna della Festa, prega per noi Santa Maria, donna del piano superiore, splendida icona della Chiesa, tu, la tua personale…