Categorie: Humanitas et Web

Facebook & bufale Zuckerberg corre ai ripari

Negli Stati Uniti è già disponibile una funzione per limitare i danni. Quando la nuova funzionalità sarà operativa, anche gli utenti italiani avranno la possibilità di segnalare la notizia come falsa, con lo stesso metodo che già permette di segnalare i contenuti offensivi o violenti. Un avviso di cautela accompagnerà la notizia già in prima pagina

“Un bambino di sette anni è in coma dopo un pugno ricevuto in testa da un suo coetaneo. È successo oggi nella città di Foggia, dopo che all’uscita dalla scuola un bambino ha insultato la mamma di un suo amichetto, ricevendo in risposta un pugno talmente forte da mandarlo in coma. Il bambino aggressore ha dichiarato: ‘Ha insultato la mia mamma e così come ha detto Papa Francesco, gli ho tirato un pugno’”. Notizia agghiacciante. Ma è falsa. Una delle tante “bufale” che girano sulla rete e che troppo spesso vengono prese sul serio e ricondivise con leggerezza. E, considerando che i social network stanno diventando una fonte d’informazione primaria, la circolazione di notizie false talvolta crea danni evidenti. Facebook è corso ai ripari lanciando una funzionalità che permette agli utenti di segnalare bufale e articoli deliberatamente falsi. Per ora la funzione è disponibile solo negli Stati Uniti, ma presto sarà allargata agli altri Paesi tra cui l’Italia.

Cos’è e come nasce una bufala? Un metodo abbastanza efficace per riconoscere una bufala è riscontrare la presenza di frasi come “Le tv italiane non ne parlano!”, “Censurato dai media italiani!”, “Il governo non vuole che lo leggi!”, accompagnato dall’immancabile “Condividi e fai girare!” in titoli e post di accompagnamento sui social network. Preamboli che danno il via alla diffusione delle bufale facendo leva sull’emotività, sull’allarmismo, e soprattutto sulla falsa promessa di rendere il lettore partecipe di qualche “verità occulta”. Ma come nasce una bufala? Può nascere per scherzo e venire ripresa come vera da altri, o essere creata in malafede per diffondere disinformazione. Una volta creata, un po’ per pigrizia nel verificarne la veridicità, un po’ per le caratteristiche dei social network, la bufala si diffonde e, se presa sul serio, diventa disinformazione. Non tutte le bufale sono uguali: annunciare la morte del vip di turno è certamente di cattivo gusto ma, tutto sommato, è uno scherzo innocuo. Lo è molto meno, invece, quando qualcuno arriva a rifiutare cure mediche perché “su internet c’è scritto che la chemioterapia fa male”.

Il “caso” di Greta e Vanessa: gli effetti di una bufala. Come detto, spesso le bufale gravitano intorno a notizie di attualità, argomenti sulla bocca di tutti che ne favoriscono la diffusione. È ancora attuale il tema che riguarda Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, italiane rapite in Siria e liberate lo scorso 15 gennaio dopo mesi di trattative. La prima bufala nata in rete riguarda proprio le trattative secondo cui il governo italiano ha sborsato 12 milioni di euro per la liberazione delle due ragazze. Fin qui, però, si resta nel campo di verosimili supposizioni. Qualche giorno più tardi, in rete si diffonde una notizia che attribuisce a una delle due ragazze, Greta, una dichiarazione rilasciata ai pm di Roma. “Sono stati – si legge – cinque mesi difficili, ma senza subire violenze alcune. Non nascondo che con alcuni guerriglieri ci sono stati rapporti sessuali, ma assolutamente consenzienti, con noi erano gentili”. La notizia, palesemente falsa, non ci mette molto a uscire dalla rete ed entrare nel mondo reale. Iniziano a circolare messaggi del tipo: “Vanessa e Greta, sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo!”. Da alcuni giorni, poi, circola in rete una fotografia che mostra una ragazza con un’arma in spalla accompagnata dalla frase “Vergogna ecco la foto che inchioda una delle italiane rapite. Abbiamo pagato il riscatto all’Isis per riprenderci una sua combattente!”. In questo caso basterebbe confrontare le immagini per vedere che la ragazza raffigurata non è Greta O Vanessa, ma la bufala si diffonde comunque. Risultato? Una fetta dell’opinione pubblica ora vede le due ragazze, partite per la Siria con un’associazione che organizza piccoli progetti di volontariato a favore dei civili siriani, come “amiche dei terroristi” e “peso sulle tasche degli italiani”.

I provvedimenti di Facebook. Come detto in apertura, il social network di Mark Zuckerberg ha deciso di mettere un freno alla diffusione di queste non-notizie. Già prima, in realtà, le bufale e le truffe ricevevano un alto numero di segnalazioni da parte degli utenti, restando però confinate nello spazio dei commenti che non tutti leggono prima di condividere. Quando la nuova funzionalità sarà operativa, invece, gli utenti avranno la possibilità di segnalare la notizia come falsa, con lo stesso metodo che già permette di segnalare i contenuti offensivi o violenti. Un post che riceverà un certo numero di segnalazioni, avrà una visibilità nel News Feed (il flusso di notizie in prima pagina) fortemente ridotta e sarà accompagnato da un avviso ben visibile che dice: “Molti utenti hanno segnalato che questo articolo contiene informazioni false”.

Di Nicolò Mosca per Agensir

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