Ecco le parole che ci ha rilasciato l’On. Roccella
Dalla legge sull’omofobia in discussione in parlamento, alle forzature di alcuni politici – in primis il neo-segretario del Pd Matteo Renzi – per il riconoscimento giuridico delle convivenze anche omosessuali: la famiglia è di nuovo sotto attacco. O meglio, dovremmo dire che lo è la differenza sessuale, di cui la famiglia è l’espressione più significativa, fin dagli albori dell’umanità. Ognuno di noi, dal primo momento della sua esistenza, è stato subito uomo o donna: anche uno zigote, infatti, cioè un embrione costituito solo da una cellula, è sessuato, cioà ¨ è maschio o femmina. Non c’è, nella vita di un essere umano, una fase dii “neutralità”: fin dal concepimento, esistiamo solamente in una delle due forme, maschile o femminile, tertium non datur.
Nella famiglia questa differenza sessuale si completa, e diventa feconda. Il matrimonio si basa sulla naturale tendenza di un uomo e una donna a scegliersi: quando decidono di vivere insieme e pubblicamente prendono impegni di amore e fedeltà reciproci, quando sono disponibili a generare altri esseri umani, si crea la famiglia.
L’attacco alla famiglia naturale, fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, come previsto anche dalla nostra laicissima costituzione, è quindi un attacco all’essenza stessa della nostra qualità umana, in quanto esseri dotati di un corpo sessuato, diversi fra loro e per questo, proprio per la loro diversità, fecondi.
Non bisogna farsi ingannare: le questioni economiche e i diritti non riconosciuti c’entrano poco in questa faccenda, al contrario di quanto si vorrebbe far credere. Nessuna forza politica si è mai detta contraria a riconoscere eventuali diritti individuali di persone che hanno convissuto; sul patrimonio, per esempio, tanto più se ci sono figli, o quando si tratti di diritti nel campo dell’assistenza reciproca. Dobbiamo per ò ancora trovare qualcuno che ci indichi quali sono questi diritti mancanti: persino nel trapianto di organi i conviventi del donatore sono legittimati a dare il loro consenso, così come alla fecondazione assistita hanno accesso anche le coppie eterosessuali conviventi. E se in questioni così delicate le normative vigenti riconoscono già da diversi anni l’esistenza delle convivenze, veramente qualcuno pensa che non sia possibile assistere il proprio compagno/a in ospedale? Qualcuno davvero ritiene che ci siano politici contrari a questo?
La vera posta in gioco, l’obiettivo reale di queste campagne è il riconoscimento delle unioni omosessuali, in vista del riconoscimento del loro matrimonio. Subito dopo si arriverà alla possibilità di avere figli, con l’adozione o con la modifica della legge 40, grazie al mercato dei gameti o all’utero in affitto. È accaduto così in tutti i paesi europei in cui le unioni civili sono state riconosciute: si è passati rapidamente a matrimoni gay, fecondazione eterologa per coppie omosessuali, e possibilità di adottare. Con la legge sull’omofobia, nella forma attualmente discussa in parlamento, si vuole limitare la libertà di opinione introducendo un nuovo reato – l’omofobia, appunto – mentre le pressioni perché la politica si occupi delle “unioni civili” hanno lo scopo di sdoganare il matrimonio gay.
Il rispetto per le scelte affettive individuali non va confuso con il riconoscimento per tutte le possibili coppie della possibilità di contrarre matrimonio. Gli strumenti che la giurisprudenza già mette a disposizione sono in grado di regolare molti aspetti della convivenza tra due persone, di diverso o dello stesso sesso; se necessario, siamo tutti pronti a intervenire sul codice civile per sopperire a eventuali mancanze. Ma siamo altrettanto pronti e decisi nel continuare a sostenere la famiglia, quella composta da un uomo e una donna, e definita dalla nostra Costituzione come “società naturale fondata sul matrimonio”. Vogliamo essere liberi di farlo, senza timore di incorrere in sanzioni per avere espresso pubblicamente le nostre idee.
Per questo, sabato prossimo, saremo insieme a Piazza Santi Apostoli, a Roma, con la Manif italiana, a manifestare.
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