Durante l’Udienza generale di mercoledì 24 giugno, Papa Francesco ha parlato ancora una volta della famiglia. Un tema molto caro al pontefice che, in questa occasione, si è soffermato in modo particolare a trattare sulle divisioni familiari. Ecco il passaggio più eloquente del suo discorso: «Sappiamo bene che in nessuna storia famigliare mancano i momenti in cui l’intimità degli affetti più cari viene offesa dal comportamento dei suoi membri. Parole e azioni che, invece di esprimere amore, lo sottraggono o, peggio ancora, lo mortificano. Quando queste ferite, che sono ancora rimediabili, vengono trascurate, si aggravano: si trasformano in prepotenza, ostilità, disprezzo. E a quel punto possono diventare lacerazioni profonde, che dividono marito e moglie, e inducono a cercare altrove comprensione, sostegno e consolazione
».Le parole di Papa Francesco ci offrono l’opportunità di considerare il pensiero di don Tonino Bello sul significato della famiglia e, soprattutto, sul suo ruolo all’interno della chiesa e della società.
«Anzitutto, la famiglia è stata pensata da Dio come immagine della Trinità. Deve viverne, perciò, la logica di comunione, la quale, anche se insidiata dalle contraddizioni del peccato, costituisce il “filo rosso” che deve attraversare tutto il suo impegno. (…)
È chiaro che le partite si giocano prima in casa e poi in trasferta. Anzi, è difficile vincerle in trasferta, se prima non si riesce a vincerle in casa. Fuori dai denti: il mistero trinitario mette sotto accusa la famiglia di oggi per le discriminazioni che provoca, per le disuguaglianze che favorisce, per le massificazioni che benedice, per le violenze su cui tace, per le ingiustizie contro cui non protesta. (…)
Forse è giunto il momento che la famiglia, prima di ogni altra istituzione, prenda coscienza che le violenze che si consumano al suo interno, le arroganze, gli abusi di potere, le disparità tra uomo e donna, (…) sono oggi le vere eresie trinitarie che essa è chiamata a combattere. (…)
La famiglia deve divenire il luogo dove si sperimentano le relazioni e, quindi, si recuperano i significati. Se oggi si vanno smarrendo i significati, è perché si vanno atrofizzando le relazioni. (…) La famiglia è il primo laboratorio in cui ci si educa al rispetto delle diversità, e, quindi, alla lettura delle diversità non come innaturali, diaboliche, disturbanti, controproducenti, mostruose, da eliminare».
A cura di Redazione Papaboys fonte: Credere / Don Tonino Vescovo
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