RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO GIOVEDI ‘ – L’esercizio della luce testimoniata apre a una dimensione sempre più accogliente: ogni volta che facciamo risplendere una luce di speranza, altra speranza ci viene donata. E’ l’esercizio dell’essere recipienti, sempre più recettivi. “A chi ha sarà dato”.
Il mancato esercizio della fede inaridisce nella capacità di recezione della fede; per cui, viene data sempre meno occasione di testimonianza a colui che non esercita e pratica la fede. “A chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.
* Avere la fede è un dono.
* Ma il viverla richiede la nostra collaborazione.
*L’esercizio dell’ascolto abilita alla recezione del messaggio che proviene da fuori, ma anche ad essere recettori dentro noi stessi. La misura con la quale misuriamo le possibilità esterne alla recezione diventano anche la misura del grado della qualità di recezione dentro di noi. Per l’esercizio delle fede occorre una semplice qualità, che tutti possiamo avere, indipendentemente dalla situazione umana che viviamo: “Fate attenzione”… L’attenzione alla fede la rende più limpida, più efficace, più sana, la qualifica e la rende luminosa, qualificando anche la vita del testimone.
L’incontro di fede potenzia la nostra identità.
Rendendola TESTIMONIANZA.
Ecco che allora la fede brilla e ci rende brillanti. Suscitando in noi quell’attenzione alla luce alla quale attingiamo, attenzione che diventa occasione di riferimento nella testimonianza nostra anche per gli altri. Ma non si può testimoniare se non abbiamo attenzione. Sarebbe una controtestimonianza, perché apparirebbe una realtà nostra, e così ci verrebbe tolto quel valore dell’essere testimoni che crediamo di avere.
L’attenzione garantisce la testimonianza nel suo pieno valore, e ci fa essere pienamente consoni al valore da testimoniare e al modo della testimonianza. Occorre avere “orecchi per intendere”: ecco l’attenzione.
Siamo chiamati, nella testimonianza della vita, a trasmettere il segreto nascosto di Dio con attenzione, con la giusta misura, dice il Vangelo, perché in questo modo riceviamo sempre più serenità nella nostra identità, nell’essere noi stessi.
La testimonianza non è sopratutto per gli altri, ma per noi stessi.
Essere testimoni è essere come una “lampada” che non potrà stare sotto l’armadio, ma in modo naturale starà sul “lucerniere”.
IL LUCERNIERE DOVE DIO CI HA POSTO E’ IL LUOGO DOVE SIAMO
Don Luciano Sanvito