Credo sia giusto pensare la festa dell’Immacolata come la festa della madre di Dio. Nella pietà popolare tale festa è stata sempre intesa come la festa della verginità della Madonna. In realtà la sua missione ha avuto senso perché è stata chiamata ad essere la Madre di Gesù.
Nel suo inno caratteristico, il Magnificat, ella racconta: “grandi cose ha fatto in me l’onnipotente e grande è il suo nome”. Le immagini di lei, lungo i secoli, l’hanno descritta come la fanciulla che risponde di sì all’invito dell’angelo. L’invito era a diventare madre; ad essere “fonte della vita”.
Nella sua risposta è riassunta tutta la sua grandezza e tutta la sua vita.
Gli episodi narrati dal Vangelo la collocano come la madre per eccellenza: del resto tutto il genere umano passa con l’accettazione di una madre. Un’accettazione che è complessiva: fisica, emotiva, morale. Nessuna creatura può nascere e diventare adulta senza il concorso di chi accudisce con amore e con grande capacità umana e relazionale. Maria accetta questo ruolo: nel concepimento, nella nascita, nell’accudire Gesù bambino e poi adolescente.
Quando Gesù inizia la sua missione segue il figlio speciale a distanza: crede in lui e – come ogni madre – non lo abbandona. Morto Gesù continua la sua missione, diventando la madre degli apostoli e dei viventi. Senza rimpianti e senza dubbi.
La fede fà di lei una regina. Non materialmente, ma come colei che ha compiuto adeguatamente la sua missione presso Dio e presso gli uomini.
Le intenzioni della sua maternità non si fermano a un legame tra madre-figlio, ma si allargano per diventare la madre di tutti. Nuova Eva che, nella creazione, era stata la genitrice di ogni creatura.
La sua assenza di peccato è strettamente legata alla sua missione: ogni madre è santa, sacra, senza peccato.
Maria riassume la storia dell’umanità e la storia della fede. E’ la sintesi del suo essere madre di Dio e madre degli uomini. Per questo la devozione nei suoi confronti è infinita. Tocca le profonde radici della vita e del futuro.
La pietà popolare l’ha raffigurata con moltissime immagini: i titoli a lei affidati sono numerosissimi: del pianto, del sorriso, del latte, ma anche dei monti, del mare, del fiume e dei colli; dei malati, dei dispersi, dei feriti.
Immagini che vogliono dire che la sua maternità è universale nel tempo, nello spazio, nei sentimenti e nelle emozioni.
Impressionante è il contrasto tra la sua umiltà e semplicità e la sua grandezza. La bellezza, la ricchezza, lo splendore non sono misurati con criteri umani, ma con virtù morali.
Il suo Dio era il Dio di tutti: ella rispecchia l’attenzione verso tutti, come ogni madre è attenta ai figli. Anzi, se qualcuno di essi è fragile, le sue attenzioni si moltiplicano, così da non lasciare indietro la creatura più debole.
Non applica la legge della sopravvivenza, ma quella dell’amore. E’ la consolazione più grande per chiunque, in qualsiasi condizione sia posto.
Dio la benedice e la ringrazia per la sua disponibilità e la incora regina dell’universo: il suo amore si espande su tutte le creature. E’ la nuova immagine di donna, perché realizza il sogno di ogni madre.
L’umanità ringrazia le madri sparse nel mondo. L’istinto materno e la dedizione sono garanzia di sicurezza e di benessere.
Possiamo così pregarla:
“Grazie Maria
per essere stata generosa
con Dio e con noi.
Non ti sentivi adeguata alla missione
di essere la madre di Dio,
ma hai fatto la sua volontà.
Hai seguito le indicazioni
che il tuo creatore ti suggeriva.
Sei stata una madre premurosa
attenta e generosa.
Hai allargato il tuo cuore a tutti noi
facendoci sentire tuoi figli.
Per questo ti veneriamo
ti ammiriamo
e ricorriamo a te in tutte le nostre vicende.
Sii paziente, benigna, amorevole.
Non lasciarci mai
anche quando, senza saggezza, dovessimo
allontanarci da te.
Grazie di tutto.
Proteggici insieme al tuo Figlio diletto.
8 Dicembre 2016 – Anno A
Festa dell’Immacolata
(1ª lettura: Gn 3,9-15.20 – 2ª lettura: Ef 1,3-6.11-12 – Vangelo: Lc 1,26-38)
Redazione Papaboys (Fonte www.redattoresociale.it)