R. – Il tema evoca uno dei principi indicati dal Papa nella Evangelii Gaudiumcome necessari per costruire popoli in pace, giustizia e fraternità. Nella ricompattazione di un popolo – cosa di cui oggi vi è un’estrema urgenza – è imprescindibile che amministratori e politici non si fossilizzino nell’occupazione del potere unicamente per mantenerlo a proprio vantaggio, non preoccupandosi di avviare processi di riforme e politiche a servizio del bene comune. Ma è pure necessario che, a fronte di una grave crisi in cui tutti sono coinvolti, i vari soggetti sociali non si fermino a guardare i propri mali, rinchiudendosi in se stessi, non tenendo conto dei problemi altrui, specie dei più poveri e di quelli che hanno perso il lavoro. Ritenere di poter superare le difficoltà singolarmente, aumentando il disinteresse nei confronti di chi soffre e dei più deboli, nonché dei giovani, è una illusione. Ci si salva insieme. Si può uscire, dunque, dalla crisi andando “oltre” l’attuale situazione che vede la società frammentata e contrapposta nei suoi scomparti: considerandosi parte gli uni degli altri, unificando le molteplici energie di bene nascoste o sopite, divenendo «popolo», ossia una moltitudine moralmente convergente, che libera le sue potenzialità di solidarietà e di collaborazione.
D.- Al Festival si confrontano vescovi, ministri, imprenditori ma anche giovani, studiosi, sindacalisti. La Chiesa ha ancora una forza di collante, di sintesi in una società sempre più frammentata?
R.- La Chiesa dispone di una simile forza unitiva e di sintesi culturale quanto più vive ed irradia la sua esperienza di Cristo che, diventando uomo, ossia incarnandosi in ogni persona e in ogni popolo, si pone come principio di fraternità universale e, prima ancora, come causa di una rinnovata capacità di ricercare, assieme a tutti gli uomini di buona volontà, il vero, il bene e Dio. La Dottrina o Insegnamento sociale della Chiesa è emanazione della suddetta esperienza. È naturale missione di annuncio e di testimonianza di quella forza e di quella sintesi che offre l’amore pieno di verità donato da Cristo.
D.- Qual è il contributo specifico che questo Papa sta dando alla Dottrina Sociale della Chiesa, pensando anche ai suoi ultimi interventi, per esempio ai movimenti popolari?
R. – Si tratta di un contributo in continuità con quello dei suoi predecessori ma che è anche originale. L’apporto più specifico sembra offrirlo quando rimarca ed illustra la dimensione sociale della fede e dell’evangelizzazione, l’amore per i più poveri, a partire dal realismo dell’incarnazione, che chiama ad “uscire” e alla mobilitazione tutti i credenti e le comunità, perché Cristo è in ogni persona che soffre e va accolto ed amato concretamente. Su questo si verrà giudicati. In questi ultimi tempi, Papa Francesco, con i suoi discorsi rivolti a vari gruppi, a medici, giuristi, movimenti popolari, membri e consultori dei dicasteri, va completando il suo messaggio a proposito di una democrazia a più alta intensità, più sociale e partecipativa, inclusiva, richiedendo per tutti, terra, casa, lavoro, istruzione, assistenza sanitaria, un sistema penale non meramente punitivo o asservito ai potenti di turno, assieme a politiche economiche facenti leva sulla dignità e sul bene comune, a riforme dei sistemi finanziari, all’attuazione di una sana economia mondiale, al superamento di quelle teorie neoliberistiche che assolutizzano l’autonomia dell’economia e della finanza rispetto al bene comune e alla politica.
D.- La famiglia, ha ricordato anche ultimamente Francesco, è in crisi e sottoposta a pressioni ideologiche. La Dottrina Sociale come può venire in aiuto di questa cellula fondamentale della società?
R. – Innanzitutto con il suo sapere sapienziale che prospetta un modello di famiglia oltre quello postmoderno, che ne pregiudica l’identità totale, la cittadinanza, la soggettività sociale, la rilevanza pubblica, dimenticandone l’essenza comunionale e relazionale. Ma va detto che la Dottrina o Insegnamento sociale da sola non basta. Ha bisogno di gambe, come si suole dire! È da sperare che il mondo cattolico, fedele al Vangelo di Cristo, con la pluralità dei suoi soggetti, abbia un sussulto di coscienza e di dignità, per essere più convinto e determinato nel presentare e nel difendere la bellezza e la ricchezza antropologica della famiglia, nei vari areopaghi, comprese le istituzioni politiche nazionali ed internazionali. Credo che il mondo cattolico e soprattutto il laicato francese abbiano offerto un esempio paradigmatico.
Il file originale con l’intervista in audio:
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