Caritas et Veritas

Figli miei, abbiate sempre coraggio! Sono parole di Gesù!

Confidenze di Gesù ad un Sacerdote (Mons. Ottavio Michelini)..

Gesù è la Luce che splende nelle tenebre e fa pena dover constatare, anche ai nostri giorni, come le tenebre non vogliano aprirsi ad accoglierla.

Questo libro è un piccolo raggio che parte dal Cuore misericordioso di Gesù e vorrebbe aiutare tutti a raccoglierne le confidenze e a compierne i desideri.

Come le precedenti « Tu lo sai che Io ti amo », sono pagine che non andrebbero lette di un fiato. Meditate, ci fanno intravvedere la nostra grandezza e responsabilità di Sacerdoti; senza avvilirci, nonostante il tono frequente dell’ammonimento, ci spro­nano a vivere più coraggiosamente la nostra fede e la nostra missione.

È « lo strumento », di cui il Signore si serve per parlare all’anima di quei preti e vescovi che, liberissimi di credervi o meno, lo vogliano almeno ascoltare?…

Ecco la lettera con cui quel sacerdote accom­pagnava i primi scritti, già pubblicati:

4 novembre 1975

San Carlo Borromeo

Rev.do Padre,

come d’accordo, le mando ciò che Lui, Gesù, mi ha detto in merito al sacerdozio e ai sacerdoti. Il suo linguaggio è semplice, preciso e conciso; semplici sono anche le cose dette, ma è difficile spiegare la luce di cui le sue parole sono permeate. Per me è impossibile trasmettere queste cose nel modo con cui mi vengono dette.

M. O.

 

15 novembre 1575

AMARTI SENZA CONFINI

Signore, io sono meno che verme, una manciata di cenere. Dio mio, sono soltanto peccato.

Da Te invece tutto ho ricevuto: da Te la vita, la grazia e la luce. Tu solo sei Grande, sei il Santo; Tu l’Onnipotente e l’Onnisciente; Tu solo l’Onni­presente.

Signore, se io ti amo, è perché Tu mi hai donato l’amore.

Se io spero in Te è perché mi hai donato la speranza.

Signore, se io Ti credo è perché Tu m’hai donato la fede. Signore mio, Tu sei il Tutto, io il nulla; Tu la Luce, io le tenebre; Tu la Vita, io sono la morte; Tu la verità, io l’errore. Signore, io sono la stoltezza, Tu sei la Sapienza.

Mio Dio, hai posato dall’eternità lo sguardo misericordioso su di me, simile a verme che stri­scia nella polvere.

Vieni, o Gesù mio, con il Padre e lo Spirito Santo, vieni nella tua « gocciolino d’acqua cadente verso il basso ». Essa ti vuole amare senza limiti e senza confini, ma non lo potrà se tu non vieni in essa.

Sii dunque Tu l’anima della mia anima, donami il tuo Spirito che è fuoco che arde e che trasforma, che illumina e riscalda, che purifica e vivifica.

Sii l’anima del mio cuore, del mio corpo, di tutta la mia vita. Solo così, Gesù, posso veramente amarti senza confini.

Così voglio amarti per il tempo che non ti ho amato, per coloro che dal principio non ti hanno amato, per chi attualmente non ti ama, per quelli che non ti ameranno fino alla consumazione dei secoli; ti voglio amare per i dannati che per l’eter­nità ti porteranno odio.

Cuore misericordioso di Gesù, abbi pietà di me. Sono uomo peccatore.

 

17 novembre 1975

AMICI DEL SS. SACRAMENTO

« Figlio mio, scrivi Io, Gesù, voglio una istituzione che sviluppi, in tutti i modi la fede, la devozione, l’amore e il culto a Me, realmente presente nel Mistero di fede e di amore per eccellenza, l’Eucaristia.

1. A questa Pia Unione tutti possono aderire, fanciulli e fanciulle, giovani e ragazze, uo­mini e donne, senza discriminazione di età.

2. La sua finalità è di favorire in se stessi e negli altri, in tutti i modi approvati dalla Chiesa, la fede e l’amore a Me, realmente presente nel Mistero Eucaristico.

3. L’impegno è

– La visita quotidiana a Me in Chiesa, op­pure una visita e comunione spirituale fatta in casa se non è possibile recarsi in Chiesa.

– La Santa Comunione (almeno) settima­nale.

– L’ora di adorazione almeno mensile.

– L’adunanza una volta al mese.

4. È bene tenere un piccolo registro con il nome degli aderenti.

5. È compito del Parroco, o di chi ne fa le veci, dirigere il gruppo, sviluppare nelle adunanze la catechesi dell’Eucaristia, stimolare con l’esempio e con la parola l’amore a Me del SS. Sacramento.

6. Questa Pia Unione sarà chiamata: Amici del SS. Sacramento.

Io, Gesù, desidero vivamente questo; non si perda tempo ».

Alcuni sacerdoti hanno già accolto l’invito e qualche asso­ciazione, nel silenzio e nel fervore, sta già germo­gliando.

Si tenga presente che

– La Pia Unione sarà diretta da un Consiglio formato dal Direttore, da un segretario, un eco­nomo (per le offerte che possono venire; non si molesti però nessuno nel chiedere) e da due o tre consiglieri, nominati dall’assemblea degli aderenti.

– L’argomento delle adunanze sarà sempre e soltanto eucaristico, oltre alle proposte e discus­sioni sui mezzi più adatti a far vivere la Pia Unione.

Satana non vuole certo questa Pia Unione e non mancherà di creare intralci. Bisogna resistere e controbattere, bruciando i tempi con la preghiera, specialmente con il Rosario.

Gesù (e con Lui la Mamma Celeste) guarda con compiacenza tutti coloro che prenderanno seria­mente a cuore il Suo invito. Questa Pia Unione non è che un aggiornamento delle Confraternite del SS. Sacramento.

 

17 novembre 1975

L’AMORE DEGLI INNOCENTI

« Scrivi, figlio mio. Ti avevo annunciato che sa­rei tornato sull’argomento, ed eccomi fedele

In ogni creatura umana vi sono tre fisionomie, due delle quali sono note.

a) La fisionomia del volto è visibile a tutti. Vediamo il volto di tutti, fatto sullo stesso modello, eppure sono tutti diversi l’uno dal­l’altro.

b) Vediamo, meno chiaramente, la fisionomia interiore dell’uomo, cioè quella dell’anima, del temperamento, del carattere, dell’intelli­genza ecc.

c) Poi vi è la fisionomia ancor più interiore all’anima, cioè quella della sua vita o morte soprannaturale.

Questa terza fisionomia è percepita da pochi. L’anima permeata dalla Grazia Divina, rivestita della sua candida veste nuziale, è meravigliosa. Questo splendore lo vede Iddio perchè fa parte di Lui. Lo intravvedono pure alcune anime molto avanti nella vita della Grazia, cioè della perfezione. Ma come le fisionomie corporali non sono uguali, come non sono uguali le fisionomie interiori, cioè i caratteri degli uomini, così non sono uguali le fisionomie soprannaturali.

Ecco le tre fisionomie: quella del Corpo, quella dell’Anima e quella della Grazia.

La Grazia è la vita divina delle anime. Ma Io sono l’Amore. La Grazia è quindi l’Amore di Dio partecipato alle anime.

 

Diverso splendore

Ogni anima in Grazia ha in sé il mio Amore con intensità di splendore diverso, perché diverso è in ogni anima il mio Amore.

Si può amare poco, poco. Si può amare assai, si può amare moltissimo e si può amare in forme diverse.

Chi non ama invece è nella morte, non ha in sé luce interiore. È la più tremenda sventura, poiché per l’anima che non ritrova l’amore che fu infuso in lei con il Battesimo, è la morte eterna, è l’Inferno.

Sì, dilla forte questa parola « Inferno », a cui quasi più nessuno crede! Si può amare assai e si può amare molto, ma sempre con l’anima. Anche con i sensi si può amare, come nell’amore nuziale che è amore casto e santo se ben diretto sul giusto binario. Si può amare moltissimo, interiormente ed esteriormente, senza sensualità.

È l’amore degli innocenti, è l’amore dei puri, è l’amore degli angeli, è l’amore dei progenitori prima della colpa.

Il bambino che abbraccia affettuosamente la mamma esclude nel suo amore puro ogni vischiosità.

 

Bisogno di espandersi

L’anima pura e casta, inabissata nell’amore di di Dio e del prossimo e che del Comandamento dell’Amore ha fatto la legge della sua vita, non è capace di contenere nel suo interno l’amore. Esso esplode anche sulla materia che lo imprigiona ed ha bisogno di espandersi come naturalmente si espande luce e calore dalla fiamma.

Questo amore forte, puro, innocente non è capito che da poche anime. Perciò i pochi fortunati che lo possiedono debbono soffocarlo non di rado, per­ché potrebbero essere motivo di scandalo. Sono pochissime le anime consacrate che raggiungono questa pienezza di amore.

Ma siccome l’anima dell’amore è sempre la sof­ferenza, ecco che a volte soffocandolo per un giusto motivo, lo alimentano maggiormente perché del­l’amore viene rinforzata l’anima, che è appunto la sofferenza.

Chi ama così non sente gli stimoli dei sensi. Può essere anzi un errore volere arrestare il na­turale corso dell’amore soprannaturale per motivi di un rispetto umano non giustificabile, come tra i primi cristiani che si salutavano con il bacio, anche fra persone di sesso diverso. Nessun inconveniente ne derivava finché erano casti e puri.

 

Parola che non muta

– Ma, Signore, in questo nostro mondo, nel mondo di oggi dove vizio e corruzione, oscenità e impurità dominano sovrani, non ritieni questa dot­trina pericolosa?

– No, figlio mio.

La mia parola è la parola viva, è la parola che non muta con il mutare delle vicende e dei costumi degli uomini.

La mia parola è come un raggio di luce che tocca il fango; lo illumina ma non ne rimane contaminato.

Se oggi questo non è compreso, lo sarà domani nella mia Chiesa rigenerata a novella vita e splendore.

Ti benedico come sempre. Ricorda quanto hai scritto oggi. Per te e anche per tante anime è importante.

Voglimi bene. Non dimenticarti ciò che tanto spesso ti chiedo.

 

19 novembre 1975

ANCORA ACCANTO A ME

Scrivi, figlio mio.

Ti ho già parlato di mia Madre corredentrice. Essa lo fu in realtà dal momento in cui si con­sacrò a Dio, offrendo tutta se stessa, la sua purezza, la sua volontà.

Questa offerta si fece sempre più viva, più lumi­nosa, più cosciente. Cresceva in Lei la Grazia con il crescere dell’età.

Divenne poi ufficialmente corredentrice nel mo­mento che pronunciò il suo Fiat, provocando in sé il virgineo concepimento di Me Verbo di Dio. In­tensificò la sua azione di corredentrice in ogni giorno della sua vita facendo realtà pratica la sua offerta iniziale.

Corredentrice nei suoi sette dolori, lo fu in modo sublime quando accompagnò Me sul Cal­vario e quando, sotto la Croce, rinnovò il suo Fiat accettando di offrire Me e se stessa, come vittima al Padre per la liberazione dell’umanità caduta sotto gli artigli di Satana.

Corredentrice è e continuerà ad essere per sempre.

 

Presenza della Madre

Il mistero della Croce si rinnova e si perpetua nel mistero della Messa.

Quindi reale è la presenza di mia Madre nella santa Messa come reale fu la sua presenza sul Calvario.

Non certo presente nell’Ostia, ma accanto al­l’Ostia consacrata, come accanto a Me fu, sotto la Croce.

Ora, figlio, accanto alla Madre mia, sul Calvario vi era Giovanni, e la presenza di Giovanni viene continuata dalla presenza nella santa Messa del sacerdote celebrante.

Unica e reale fu, è e sarà la presenza della Madre mia nella S. Messa. Reale è e sarà la pre­senza del Sacerdote nella S. Messa. Ma questa pre­senza del sacerdote può essere diversa, perchè di­verse sono le disposizioni con cui i sacerdoti celebrano.

Vi sono sacerdoti (non molti, ma ve ne sono) che sono presenti come Giovanni con una santa, attiva partecipazione, con una chiara offerta, gene­rosa, coraggiosa di se stessi al Padre mio, in unione con Me.

Pensa, figlio mio, a queste S. Messe! Che unità sublime, stupenda, meravigliosa, nell’amore e nella sofferenza che è anima dell’amore, in una trinità sublime, meravigliosa.

Unità e trinità d’amore offerta al Padre mio che, soddisfatto, si riconcilia con l’umanità tramite il nuovo Adamo, la novella Eva ed il popolo di Dio nella persona di Giovanni, cioè del sacerdote.

 

Un danno immenso

Ti dissi, figlio, che nella quasi totalità i miei mi­nistri colpevolmente ignorano questo loro rango nel più alto Mistero della fede e della religione.

In tal modo privano sé stessi ed il popolo che rappresentano di innumerevoli grazie, mutilando e mortificando, per quanto sta in loro, il disegno di amore infinito della Trinità Divina, mortificando ancora l’unità e la trinità d’amore del Calvario, essendo la loro presenza puramente materiale. Viene praticamente a mancare, pur essendo materialmente presente, la partecipazione del popolo che il sacer­dote rappresenta.

Da qui devi arguire la gravità della incosciente presenza di molti miei ministri nel santo Sacrificio della Messa.

Devi capire il danno immenso recato al popolo di Dio, defraudato di tanti doni a lui destinati tra­mite il sacerdote, mediatore e depositario della Redenzione.

Il Sacerdote (e sono tanti, figlio!) da canale at­traverso il quale deve scorrere la mia grazia, diventa diga che si erge tra il mio Cuore aperto ed il popolo che egli rappresenta.

Pensa ancora la vergogna ed il rossore che pro­veranno alcuni sacerdoti nel Giudizio finale, ve­dendo la loro grandezza, la regale dignità e potenza che mai per colpa loro vollero capire, e alla quale abdicarono a favore di altre cose di nessuna im­portanza e che riempiono ora la loro vita di fumo anziché di luce.

 

Sono amareggiato

Figlio, gridalo forte, gridalo a tutti quei sacer­doti che sono fuori del piano della salvezza, che sono non strumenti di redenzione ma fuochi vacui.

I miei sacerdoti non trovano i cinque minuti per prepararsi alla Santa Messa, non trovano i cinque minuti per un poco di ringraziamento!… Ed è logico che sia così. Di che cosa potrebbero ringraziarmi se dalla Santa Messa non hanno tratto nessun frutto? Poi trascorrono tutta una giornata e parte della notte in cose infeconde, inutili e non di rado peccaminose.

Di questa spaventosa realtà come Satana poteva non approfittare?

Dillo a tutti senza reticenze che le conseguenze catastrofiche si debbono in gran parte ai miei mi­nistri. Che meraviglia se domani il loro sangue tingerà di rosso la terra?…

Te l’ho detto: ben altra sarebbe la situazione della mia Chiesa, se i miei Sacerdoti avessero col­tivato in sé la vita interiore delle loro anime. Sono amareggiato.

Non a Me si dovranno imputare le grandi sof­ferenze dell’ora che si avvicina.

Ti benedico, e con te benedico quelli che ti sono cari.

 

20 novembre 1975

INVITO ALLA PREGHIERA

Scrivi, figlio mio.

Più volte ho lamentato la crisi di fede che con­tagia la mia Chiesa, al vertice e alla base.

La mia Chiesa langue, la mia Chiesa soffre per­ché gravemente sono contagiati i miei ministri. Quando non si alimenta il corpo, le forze ven­gono meno; il corpo indebolito non reagisce contro i nemici che lo aggrediscono e che, più o meno lentamente, lo uccidono.

La lampada non alimentata si spegne.

Anche la lampada, non alimentata, della fede si spegne e nell’anima allora si fa buio, si fa notte. Anche il più piccolo filo d’erba, anche il fiore se non sono alimentati presto muoiono.

Che cosa è un filo d’erba inaridito?

Che cosa diviene un fiore fresco e profumato lasciato senza alimento?

Poche foglioline ingiallite e secche, un gambo sottile e fragile che si spezza al contatto con un altro corpo.

 

Angelo imprigionato

Che cosa è l’anima del cristiano senza fede? Che cosa è l’anima del sacerdote che non prega? È quanto di più fragile, di più vulnerabile esista. Immersa nel buio si perde, ed è inesorabilmente travolta della concupiscenza dello spirito o da quella dei sensi, spesso e dall’una e dall’altra.

È l’angelo imprigionato da Satana nella putre­dine dei sensi o nella impurità dello spirito, nell’er­rore e nell’eresia.

Che cosa è l’anima del sacerdote che è in crisi di fede per mancanza di vita interiore?

È lo zimbello ed il trastullo di Satana che su di lei sfoga il suo odio, la sua gelosia, imbrattandola di tutte le lordure e di lei fa una schiava.

È la rivincita disperata di Satana che sfoga tutta la sua bava velenosa su quella povera e sven­turata anima che non ha voluto usare i mezzi vali­dissimi di difesa che Io ho messo a sua disposizione.

 

Ossigeno dell’anima

Il primo mezzo di difesa è la preghiera.

– la preghiera che eleva l’anima fino a Dio.

– la preghiera che è il respiro dell’anima.

– la preghiera che è l’ossigeno dell’anima.

– la preghiera che unisce l’anima a Dio in un modo intimo e profondo.

Quando un’anima è unita a Me, di che può temere?

Quando un’anima si aggrappa a Me fortemente, chi la potrà strappare da Me, dal mio Cuore? L’anima che non prega è come un frutto bacato nessuno avverte il marcio crescente all’interno. Ma alla fine il frutto cadrà a terra e si sa come fini­scono questi frutti: nel letamaio.

Io, Figlio di Dio, ho pregato giorno e notte pur non avendone necessità. Ho voluto far precedere l’esempio all’insegnamento, ma per moltissimi cri­stiani e sacerdoti il mio esempio a nulla è valso. Se uno si rifiuta di mangiare, non può imputare a Me il diminuire in lui delle forze fisiche; se uno si rifiuta di pregare, non può imputare a Me lo spegnersi in lui di ogni energia spirituale. Chi non prega è come un naufrago fra le onde tempestose di un mondo che non è di Dio. Se non nuota, come può salvarsi?

Un numero impressionante di sacerdoti, che hanno lasciato cadere nel vuoto i miei inviti alla preghiera, come potranno salvarsi? Non avvertono che la loro febbrile attività è sterile, non è bene­detta da Dio? Molte volte addirittura è contro­producente.

Non credono neppure più nei Sacramentali di cui non fanno quasi più uso, salvo sempre le ecce­zioni. Vivono al di fuori della viva Realtà spirituale; sono come ipnotizzati dal Maligno.

 

Si accendano dei fuochi!

Figlio, credono solo in se stessi, credono nelle riviste vuote e nei giornali. A queste fonti bevono avidamente.

Basterebbe uno sguardo calmo e retrospettivo nella vita della Chiesa per rendersi conto che senza la preghiera nessun Santo si è santificato. Nessun martire (e sono milioni) ha testimoniato con il sangue la fedeltà a Me, alla Fede senza essere sor­retto dalla preghiera.

A questo non guardano. Ma di che cosa alimen­tano la loro anima? La vita della Grazia in molti è spenta!

Quanta cecità! Che notte profonda…

È terribile; hanno rifiutato e rifiutano la luce e la vita gli eletti a portare luce e vita alle anime. Figlio mio, Io sono l’Amore che essi rifiutano, Io sono la vita che essi spengono, Io sono il fuoco. Che voglio, se non che questo fuoco arda?

Per questo voglio che si accendano tanti fuochi nei paesi e nelle città. Guai a quei pastori che si opporranno a questa mia volontà!

Voglio, ad esempio, gli amici di Me Eucaristia, come ti ho detto.

Ti ho eletto per una grande cosa: per portare la mia parola ai successori degli Apostoli, ai sacer­doti, ai miei fedeli!

È un’ultima possibilità di salvarsi e di salvare le anime!

Non hanno creduto a Me, a mia Madre. Non cre­deranno; persisteranno molti nella loro cecità, ma Io voglio che sappiano che l’ora è vicina!

Ti benedico, figlio mio.

 

21 novembre 1975

BATTAGLIA IMPORTANTISSIMA

Figlio mio scrivi.

Sta scritto: « Meditare Novissima tua et in aeternum non peccabis ».

Queste parole, uscite dalle labbra della Sapienza, sono date al popolo di Dio come norma di vita. Sono state come sorgente di luce perchè l’uomo, caduto nelle tenebre, potesse camminare sicuro verso il traguardo finale della sua esistenza umana. Ora questo precetto, così importante e così effi­cace, è stato accantonato con altri in nome della evoluzione dei tempi, richiedenti forme nuove di vita e di costumi.

Sarebbe bastato un poco di discernimento per vedere, in questo desiderio sfrenato del nuovo, un astuto inganno del Nemico dell’uomo.

Il precetto di meditare, giorno e notte, le grandi verità della fede ci viene da Dio; la bruciante sete di novità ci viene dal Maligno.

Se i consacrati in modo particolare avessero richiesto lume, non l’avrei negato loro; ma, abbagliati dal Nemico, si sono da lui lasciati convincere con tutte le conseguenze che tu stesso puoi vedere.

Dio vuole guidare l’uomo al raggiungimento della salvezza eterna della sua anima, ma quando l’uomo rifiuta quel poco di collaborazione che può dare, Dio l’abbandona a se stesso.

Dio vuole salvo l’uomo, ma con il suo consenso. Dio lo vuole salvo, però non contro le sue scelte.

Cercare Dio nel silenzio

In un precedente messaggio, ti ho detto chiara­mente che solo nel silenzio dell’anima Dio fa sen­tire la sua voce.

Ma chi, figlio mio, oggi cerca Dio nel silenzio? Gli uomini in genere ed anche i miei ministri si sono alleati a Satana nell’opera di avvilimento della dignità umana. Non solo nell’avvilirla, si aiutano nel distruggerla, tanto da non riconoscersi più.

L’uomo non sa più chi è. A tanto è arrivata l’opera nefasta del materialismo, incarnato da Satana.

Coloro che dovevano impegnare tutte le energie possibili per impedire una così drammatica situa­zione, non solo non l’hanno fatto, ma hanno accet­tato di allearsi con le tenebrose potenze del Male, aggravando e accelerando il processo di disintegra­zione di tutti i valori spirituali e soprannaturali ché facevano e fanno grande l’uomo, creatura libera e intelligente, fatto ad immagine e somiglianza di Dio.

Figlio mio, già ti dissi che l’ora delle tenebre è vicina e che l’umanità conoscerà la più tremenda lotta scatenata nel mondo dall’Inferno che tutto farà per non perdere quella vittoria che è convinto di tenere in pugno.

Ti ho detto che questa battaglia troverà riscon­tro solo nell’immane lotta combattuta in Cielo tra i figli della luce e quelli delle tenebre. Intravvedi ora la ragione di questa mia affermazione?

Molti, anche fra i miei consacrati e fra gli stessi successori degli Apostoli, non sanno che questa ora, dalla caduta di Adamo ed Eva, Satana con le sue legioni l’ha sempre desiderata, l’ha agognata e per­seguita con tutti i mezzi a sua disposizione. Ritiene questa battaglia una rivincita sicura su Dio, su Me Redentore, sulla Chiesa frutto della mia Reden­zione, su Me e sulla mia Chiesa, perché Io ho strappato a lui l’umanità fatta sua schiava. 

Che tutti sappiano

Voglio che tutti sappiano i prossimi avveni­menti, te lo ripeto ancora, come i più gravi della storia del genere umano.

Ma perché non si vogliono convincere, mentre palesi ne sono i segni e avvertiti sono stati dalla Madre mia?

Ora, pur di chiudere gli occhi alla luce, si parla della Misericordia. Perché non ne parlarono prima, quando a Fatima, a Lourdes e altrove la Misericor­dia così prodigiosamente si è manifestata per richia­mare al pentimento e alla preghiera?

È presunzione rifiutare Dio e poi parlare della sua misericordia.

La misericordia di Dio è come la calamita; deve trovare il suo punto di attrazione e non di repulsione.

Io non voglio la sventura.

Piegherò la stoltezza e la malvagità umana in un’opera di purificazione per il trionfo e della Mi­sericordia e della Giustizia.

Chi ha rinunciato alla luce per farsi figlio delle tenebre, non può avere parole di verità e di luce.

Meditare novissima tua et in aeternum non peccabis!

Ma nessuno più medita, fatta eccezione di pochi. Sono illusi, sono come fanciulli che rincorrono la farfalla variopinta e, fattala prigioniera, aprendo le loro mani si accorgono che della farfalla non è rimasto che un verme. Povera umanità che, sempre più disillusa e smarrita, non sa ancora trovare la retta via…

Prega, figlio mio; ti benedico.

 

22 novembre 1975

NON HANNO CAPITO MOLTO

« Molti sacerdoti e perfino alcuni successori dei miei Apostoli, non hanno capito molto della storia dell’umanità.

I cristiani poco o nulla capiscono, ma sono meno responsabili perché nessuno ha provveduto a illuminarli.

Poche sono le anime dei miei consacrati che posseggono la visione esatta della storia del mondo! Questa storia si impernia tutta nella lotta tra Satana e Dio. Da Satana e dalle sue tenebrose legioni Dio è combattuto nelle sue creature.

Satana sa bene che non può affrontare Dio diret­tamente, allora lo combatte, indirettamente, nel genere umano.

Che cosa è, figlio, la storia del Mistero della salvezza, su cui i teologi spremono il cervello per trovare anche in questo campo qualche novità, e si arrabattono in tutti i modi per complicare le verità da Me rivelate?

Che cosa hanno capito della semplicità e pro­fondità della mia dottrina, cioè delle Sacre Scrit­ture, del mio Vangelo?

La storia della Chiesa che cosa è se non l’anta­gonismo aspro tra il bene e il male?

Ti ho detto, figlio, che la storia dell’umanità ha due punti focali

1. La Creazione dell’uomo con tutti i suoi doni naturali, preternaturali e soprannaturali. È impor­tante tener presente questo per capire la gravità della caduta dei progenitori, Ecco Satana che final­mente ha trovato l’oggetto su cui sfogare il suo odio, il suo veleno, le sue sfrenate e disperate passioni

– l’uomo ricco fatto povero

– l’uomo sapiente fatto ignorante

– l’uomo forte reso debole

– l’uomo felice reso infelice

– l’uomo immortale reso mortale

Non potendo prendersela con Dio, ora può di­speratamente infierire sull’uomo, su tutto il genere umano.

Quando poi venne a conoscenza dell’Incarna­zione di Me, Verbo di Dio, concepì il folle piano di annientare Me e la mia Chiesa, di rendere nulli i frutti della mia Redenzione.

Stolto e perverso piano di guerra! Guerra tes­suta di innumerevoli battaglie, servendosi di tutto e di tutti quelli che si prestano alla sua azione devastatrice, a servire il suo sfrenato orgoglio.

2. Il secondo punto focale della storia umana è – L’incarnazione, la Passione e la Morte di Me, Figlio di Dio fatto Uomo. È pure la pas­sione, la morte e la risurrezione del mio Corpo Mistico, cioè della mia Chiesa, uscita dal mio Cuore Misericordioso.

 

Storia autentica

Questa è l’autentica storia del genere umano, che si palesa progressivamente, e l’ultima pagina sarà scritta alla fine dei tempi.

Dunque è storia in atto, che rivela in maniera chiara la lotta senza tregua fra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, tra l’amore e l’odio, tra la fede e l’ateismo, tra la gioia e il dolore, tra la luce e le tenebre.

Dietro il bene, la luce, la verità, l’amore, sta Dio; al contrario, dietro il male sta Satana.

Ora, figlio, con infinita amarezza si vede come da parte della mia Chiesa, per colpa di molti miei pastori e sacerdoti, non sia stata impostata, come dovevasi contro le instancabili e insidiose forze dell’Inferno, la difesa dei valori della Redenzione, e come non siano stati approntati i mezzi di difesa contro gli assalti del Nemico.

Questa è responsabilità dei pastori e dei sacerdoti che oggi si dibattono, come fossero precipitati in sabbie mobili. E ancora, mentre la casa brucia e la frana è in atto, si perdono in mille attività improduttive perché fuori della realtà, perché non inquadrate nella visione realistica della situazione.

Ti confermo che la guerra in atto sfocerà nella più paurosa battaglia mai combattuta finora sulla terra, che non ha riscontro se non nella battaglia celeste degli Angeli ribelli contro gli Angeli della luce.

Assolutamente voglio che tutti sappiano quello che non Io ma gli uomini alleati di Satana stanno follemente attuando.

Non Io! Non a me quindi deve imputarsi questa prossima lotta. Io, Giustizia e Misericordia, dalla malvagità altrui saprò invece trarre una Chiesa nuova, un mondo rinnovato.

Saprò dare a questa Chiesa e a questo mondo un lungo periodo di pace e di giustizia.

Saprò salvare dalle pene dell’Inferno tutti co­loro che, in umiltà e pentimento, accoglieranno in tempo questi messaggi, testimonianza del mio amore.

Ti benedico, figlio mio, e con te benedico tutti coloro che crederanno.

 

23 novembre 1975

LE GRANDI VERITA’

Dalle labbra della Sapienza è uscito il monito “Meditare novissima tua et in aeternum non peccabis”.

Lo Spirito Santo ha voluto porre dinnanzi alle vostre anime quattro grandi realtà

Morte – Giudizio – Inferno – Paradiso. Dunque si muore.

Questa della morte è una realtà concreta, una realtà di cui indirettamente fate esperienza quoti­diana: un giorno farete anche l’esperienza personale.

Ebbene, figlio, potrebbe sembrare non vero, ma in realtà nessuno se ne cura; si vive più o meno allegramente, come se non si dovesse morire.

Chi è che conduce gli uomini, i cristiani, i sacer­doti a dimenticare il monito dello Spirito Santo, quello di riflettere sulla morte, dalla morsa della quale nessuno potrà sfuggire?

È Satana! Sempre lui che circuisce l’anima umana con le sue astuzie e seduzioni, con le sue menzogne: Sicut leo rugiens quaerens quem devoret. Siete stati messi in guardia.

Vi è stato detto che ruggisce, ma non vi può mordere se non nel caso che voi vi esponiate volon­tariamente ai suoi tiri.

Su questo argomento disponete di tanta luce. Le Sacre Scritture, la vita dei Santi e dei Martiri è tutta una storia di lotte tremende tra l’uomo e il Principe delle tenebre. Ricordate l’Angelo di Tobia che libera Sara, e mille altri episodi.

 

L’Angelo custode

In questa lotta, a fianco dell’uomo che Io non ho voluto solo, perché altrimenti la lotta sarebbe stata impari, ho messo un mio Angelo, un Angelo sempre pronto ad intervenire ogni qualvolta ne è richiesto.

Purtroppo l’incredulità fa sì che pochi ricorrano a lui.

Quante volte i miei Angeli, vostri custodi, sono costretti dalla incredulità umana alla passività quasi assoluta! Quante volte sono costretti a ritirarsi per non assistere allo scempio che l’uomo fa di se stesso! Povero uomo che vai brancolando nelle tene­bre, quando Io ti ho tracciato una strada di luce i… Mezzi di difesa? Ma sono tanti!

Ci sono i Sacramenti, i Sacramentali, la pre­ghiera. Ma nessun mezzo vale quando l’anima è nel buio, e oggi moltissime anime sono nel buio più profondo. La mancanza di fede porta tenebre nelle anime.

Se non farete penitenza

La più grande crisi di fede, dalla creazione del­l’uomo ad oggi, è l’attuale.

Un formalistico costume di vita cristiana fa illudere molti di essere sulla giusta via. Parecchi sacerdoti credono di essere sulla giusta via, come lo credevano i sacerdoti, gli scribi e i farisei nei tempi in cui Io fui sulla terra, nella mia visibile Umanità.

In tutti i tempi e in tutti i luoghi, la lotta tra il bene ed il male porta lo stesso immutabile sigillo. Se l’umanità atea di oggi non si alza in piedi e non cerca di scuotere la polvere e il fumo che ne annebbia l’anima, in gran parte perirà.

Non saranno i sarcasmi e le ironie degli pseudo­teologi, dei sacerdoti insipienti e superbi, non sa­ranno le arti dei manipolatori di corruzione in tutti i settori della vita privata e pubblica, ad evitare le rovine che l’uomo stoltamente sta provocando. Dillo forte che il tempo è contato; gridalo forte, come Giona : « Se non farete penitenza, perirete ». Dillo forte che Dio non si può irridere impu­nemente.

Gridalo forte che l’ora delle tenebre non è vo­luta da Dio ma dagli uomini stessi.

Gridalo forte che la Madre mia tanto ha fatto per allontanare dal mondo la catastrofe.

Ricordali a tutti: Lourdes, Fatima e mille altri interventi, molte volte soffocati proprio per opera di coloro il cui compito era quello di giudicare con maggior obbiettività e minor rispetto umano. Hanno avuto paura del giudizio del mondo…

Qui sta la loro colpa: non la verità, ma se stessi hanno messo davanti. E ora parlano solo della Mi­sericordia di Dio e non delle loro responsabilità.

Anche nel pronunciarsi su questi messaggi, an­cora una volta verrà rifiutata la luce ?…

Io li voglio tutti salvi, ma essi oppongono resi­stenza. Amano l’oscurità. Nelle tenebre periranno. Tu non temere; continua ad essermi fedele. Sei nel mio Cuore e qui nessuno non ti potrà toccare, neppure sfiorare.

Ti benedico, figlio mio; voglimi bene e cammina diritto davanti a Me. Sono la Via che molti si rifiutano di battere.

 

24 novembre 1975

LA VOLONTA’ DI DIO

«Figlio, scrivi come Io voglio i miei vescovi, i miei sacerdoti, i miei fedeli.

Se quelli di questa generazione non accetteranno la trasformazione della loro vita, che da tempo e con tanta insistenza ho chiesto, provvederò Io alla necessaria riforma di vita.

A Me i mezzi non mancano; non provvedono loro a uniformarsi alla volontà divina, provvederò Io, affinché il volere divino sia compiuto.

Vi meravigliate, leggendo la Bibbia della durezza di cuore dei sacerdoti e dei dotti del popolo di Israele; ma voi non siete di meno. Tardi e duri di cuore, che aspettate ancora? Non vi sono bastati i segni che vi furono dati?

Io voglio la mia Chiesa fatta nuova, purificata dal sudiciume da cui attualmente è pervasa.

Non illudetevi. Vi ripeto che sono il Dio della Misericordia, ma della mia Misericordia che avete fatto? Perché non volete capire che in Me Miseri­cordia e Giustizia sono la stessa cosa?

Non avete il potere di distruggere la mia Giu­stizia, come non avete il potere di distruggere l’In­ferno di cui non volete più sentir parlare.

Forse Io cesso di essere la Misericordia quando, per giustizia, sono costretto ad escludere dalla Casa del Padre mio i reprobi, gli impenitenti? E che Giudice sarei se usassi lo stesso metro coi buoni e coi cattivi?

Allora, annullata la giustizia, secondo il vostro peccaminoso modo di ragionare, si dovrebbe annul­lare il Giudizio sia particolare, sia universale e si dovrebbe ammettere che la vita terrena non è terra di esilio e tempo di prova, e le cose dovrebbero continuare così come stanno. Non ci sarebbe più la separazione del grano buono dalla zizzania, dei reprobi dai giusti. I miei insegnamenti sarebbero inquinati da errori…

 

La volontà di Dio

No, figlio mio. Io non posso errare. Voi vi siete dati un modello di vita che contrasta e con la mia dottrina e con i miei esempi.

Io sono la via. Chi vuole venire dietro di Me, vescovi, sacerdoti, fedeli, debbono seguirmi.

In un precedente messaggio « La strada » è chiaramente detto: « Io ho iniziato con l’umiltà, con la povertà, con l’obbedienza al Padre mio, usque ad mortem ».

Io mi sono adeguato alla volontà divina del Padre, ma chi oggi si studia di compiere la volontà di Dio?

Neppure si cerca di conoscerla.

Come dunque debbono essere i miei pastori, i miei sacerdoti, i miei fedeli? Ma vi è qualcosa di più limpido e di più chiaro nel mio Vangelo? Ep­pure non vedono, ottenebrati dalla superbia o dal­l’una e dall’altra delle due concupiscenze.

Vengo alla luce di questa vita terrena; i miei Angeli non vanno a comunicarlo ai potenti e ai ricchi della terra, ma ai pastori, gente umile e casta, gente giusta e onesta.

Vengono i pastori a porgermi il loro saluto, a donarmi il loro amore.

Nato con atto di infinita umiltà, attorno a Me ho voluto i semplici, gli umili e puri di cuore. Così debbono essere, così voglio i miei vescovi, i miei sacerdoti, i miei fedeli e così saranno nella Chiesa purificata.

Il Padre mio mi ha dato Giuseppe come Padre putativo, l’uomo giusto.

Che vuole dire uomo giusto? Uomo santo che pratica la giustizia, uomo umile, uomo puro.

Ma se i vescovi ed i miei sacerdoti volessero un poco riflettere, dovrebbero capire chiaramente ciò che Dio vuole da loro.

Semplicità e purezza

Non parlo della Madre mia, Regina di tutte le virtù, della Madre mia che unica fra tutte le donne, e benedetta fra tutte, fu fatta partecipe (nel modo precisato nei precedenti messaggi) del mio Sacer­dozio. Ella è quindi modello di ogni virtù per vescovi e sacerdoti.

Come fu la Madre mia, così dovrebbero essere tutti i miei vescovi e sacerdoti!

Basterebbe meditare per imparare.

Fra i miei apostoli vi fu uno particolarmente prediletto, Giovanni. Ebbe le confidenze del mio Cuore misericordioso. L’umiltà, la semplicità e la purezza di Giovanni rapirono il mio Cuore.

Fra i miei apostoli un altro, di cuore superbo e di animo impuro, nonostante la mia misericordia finì disperato nell’Inferno. Non volle cogliere gli impulsi del mio amore e della mia misericordia, ma ascoltò la voce insidiosa delle più turpi passioni.

E poi chi furono i Santi? Furono i veri miei amici.

Potrei continuare a citare i miei insegnamenti in merito, a richiamare alla tua memoria fatti ed esempi, ma stimo questo sufficiente.

Ti benedico, figlio mio. Offrimi le tue sofferenze per unirle alle mie perchè si faccia luce nell’animo di chi vive nelle tenebre.

 

25 novembre 1975

IL FIORE PIU’ BELLO

Qual’è il più bel fiore del Paradiso e della terra? Qual’è, figlio mio, l’opera più bella della crea­zione?

Qual’è figlio mio, ciò che maggiormente è caro alla Trinità divina?

E’ il Cuore Immacolato della Madre mia e Madre vostra, oggetto dell’amore eterno di Dio, Uno e Trino.

Ebbene, di ciò che è più caro al suo Cuore, Dio ha voluto fare dono a voi.

Fiore stupendo ed olezzante ha in sé i profumi di tutte le virtù, fiore che non ha concorrenti né in cielo né in terra, tanto distanzia per la sua bellezza gli Angeli e tutte le creature della terra.

Dio ha guardato a Lei da sempre, Dio l’ha amata e l’ha fatta oggetto delle sue compiacenze da sem­pre; Dio l’ha voluta accanto a sé nell’attuazione del Suo infinito disegno di amore. Corredentrice, Madre, Regina, l’ha fatta potente.

D’innanzi a Lei si piegano le gerarchie angeliche e le generazioni umane la chiamano beata.

Dio ha amato gli uomini al punto di dare per essi il Figlio suo e, dopo il Figlio, la Madre. Ma gli uomini non sempre hanno dimostrato e dimostrano di avere capito il dono di Dio.

Fiore fatto di candore immacolato, di purezza, di amore e di generosità. Fiore unico, in Cielo e in terra altri d’eguali non ve ne saranno mai. Questo è il vero capolavoro di Dio, al confronto del quale tutto è scialbo e tutto è poco.

Ebbene, questa Madre ha una capacità d’amore che non ha limiti. Coloro che non ammettono que­sto, perché dicono di non credere ai numerosi in­terventi della Madre mia a favore dell’Umanità pellegrinante sulla terra, non sanno che cosa è l’amore; il loro cuore è arido, la loro mente è oscu­rata a tal punto da non vedere.

 

Non conoscete l’Amore

Già ti dissi che fede speranza e amore non possono mai essere separate; sono (un poco come le Persone della SS. Trinità) distinte ma unite da essere una in tre. Come potrebbe essere altrimenti? Sono virtù soprannaturali partecipate all’animo di ogni cristiano da Dio stesso, per cui il cristiano diventa figlio di Dio, partecipe della Sua natura ed è quindi somigliante a Dio.

Poveri figli miei, poveri sacerdoti, che grama vita è la vostra; non conoscete l’amore! Che triste vita è la vostra; non conoscete la causa motrice della gioia, della speranza! Non conoscete la forza che fa vincere le prove e le difficoltà; che natura corrotta è la vostra!

Mondo e demonio mettono di continuo ostacoli sul vostro cammino; per questo siete spesso a terra. Perché siete irrequieti e ribelli? Perché ove non è amore, ivi è risentimento che degenera, anche nei ministri miei, non di rado in odio.

No, figli, non vi sono zone neutre, o si è nell’area dell’amore infinito di Dio, o si è nell’area del Nemico di Dio e dell’uomo, cioè di Satana.

Dunque non credere, o anche solo dubitare dei numerosissimi interventi miei e della Madre mia a favore dell’Umanità (interventi sempre avvenuti a seconda della necessità dei tempi) è come negare l’essenza di Dio che è amore, e la realtà del Fiore più bello della terra e del cielo, che è il Cuore Im­macolato della Madre mia.

L’amore tende necessariamente all’oggetto amato, l’amore si riversa sull’oggetto amato. Non capire questo è non capire la natura dell’amore.

Ho già lamentato il comportamento della Ge­rarchia su questo punto a cui non si è dato la necessaria importanza. Non si è indagato sufficien­temente e oggettivamente. I giudizi dati da molti Vescovi sono stati condizionati da paure, da timori personali, la paura di compromettersi, ecc. Non si è cercata la verità, la sola verità, spogliandola da ogni elemento estraneo. Sempre il terribile io affiora in ogni azione, la paura della responsabilità; insomma se stessi prima, gli interessi di Dio e delle anime dopo…

Quanto tempo perduto, quante anime ostaco­late, quante condanne ingiuste! Di quanto bene sono state private molte anime! Tremenda è la responsabilità di coloro che hanno autorità d’inda­gare, di giudicare con verità e giustizia e non con viltà ed ingiustizia. Con menzogna agiscono quando antepongono la propria persona ai veri interessi di Dio. Con ingiustizia se recano danno alle anime con ingiuste condanne.

 

Amore senza misura

Figlio, vorrei farti capire, con un paragone, il grandioso piano d’amore del tuo Signore: Immagina due genitori che hanno un unico fi­glio che follemente amano, che forma l’oggetto, lo scopo della loro vita. Ebbene un giorno viene loro domandato di dare il loro figlio per salvare dalla morte tante altre creature umane.

Questi genitori, pur amando di un amore non descrivibile il figlio, sottoscrivono la sua morte. Il figlio, che a sua volta ama smisuratamente i ge­nitori, acconsente di sacrificarsi per tanti suoi fra­telli. Amore senza misura del padre e della madre per il figlio, amore senza misura del padre e della madre per i condannati a morire senza il sacrificio del figlio, amore senza misura del figlio per i ge­nitori e per i fratelli minori da salvare.

L’Amore tende a donare e a donarsi. Dio ama infinitamente il Figlio e lo dona per la salvezza dell’Umanità, il Figlio ama infinitamente il Padre e accetta di morire per l’umanità.

Il Padre celeste e la Madonna amano rispetti­vamente il loro Figlio e lo danno per salvezza degli uomini.

L’amore del Figlio per il Padre celeste e per gli uomini s’incontra nel Cuore suo misericordioso, così come l’amore della Madre mia e vostra per Dio Uno e Trino e per voi s’incontra nel suo Cuore Immacolato. Ma che sanno di questo mistero d’amore i miei increduli sacerdoti?

Ecco la loro aridità spirituale, ecco perchè non vogliono soffrire! La sofferenza è l’anima dell’a­more…

Questo lo hanno capito le anime vittime. Ma i sacerdoti che ne sanno e che cosa hanno da dare alle anime, se sono privi di amore?

Che cosa hanno da dare se non se stessi? Ecco perché cercano sempre se stessi, anche se a parole ipocritamente parlano d’amore. Le loro parole ri­cercate saranno sempre fredde e prive di qualsiasi forza di penetrazione. Sono dei mercenari che nulla fanno senza accontentare se stessi, che non sanno cosa voglia dire adeguarsi alla volontà divina, poi­ché questo importa amore.

Sono egoisti. Per forza: sono orgoglio, quindi egoismo; sono mercenari che in un prossimo do­mani, quando i lupi entreranno in mezzo al gregge per sbranare le pecore, fuggiranno a migliaia e mi­gliaia, lasciando dietro di sè solo rovine. Tradiranno Dio e i fratelli; non vedranno che se stessi.

Come potrebbero amare se mai hanno cono­sciuto l’amore? E ciò per colpa loro, figlio, per colpa loro, perché hanno lasciato cadere nel vuoto gli impulsi della mia Grazia.

Che tremenda visione, che zona oscura sono questi miei sacerdoti e figli nella mia Chiesa. Quanto freddo e gelo intorno ad essi!

« Qui non diligit manet in morte ». Sono, sì, nella morte perché l’anima senza amore è morta; sono nell’oscurità tanto da non vedere, da non credere ciò che le anime semplici credono e vedono; sono peso morto per la mia Chiesa, sono membra incancrenite del mio Corpo Mistico, sono una sofferenza e un danno incalcolabile per loro e per le anime. Sono tralci staccati dalla vite, sono come il fico maledetto che produceva solo foglie e mai frutti.

Poveri figli! Orgoglio e presunzione li hanno dirottati su di un binario fermo, sono incapaci di ascendere verso le conquiste del bene: non hanno la forza di salire sulla cima della Santa Montagna. Bisogna scuoterli; bisogna risvegliarli da quel sonno di morte da cui sono attanagliati.

– Come, o Signore?

« Figlio mio, lo sai: umiltà, preghiera e soffe­renza!

Con l’umiltà si abbatte la superbia, con la sof­ferenza si accende il fuoco, con la preghiera si costringe Dio alla pietà e alla misericordia.

Figlio, ecco perchè voglio che i Vescovi inten­dano dar vita nelle Parrocchie all’istituzione dei miei amici, alla « Pia Unione Amici di Gesù Euca­ristia ». Debbono capire che questa è una questione di fede e di amore. È ben più importante di tante altre attività accendere il fuoco dell’amore, accen­dere i bracieri di fede e di carità.

Ovunque è possibile, non importa il numero degli aderenti. Importa che in tutte le parrocchie gli amici di Me, presente nel Mistero della fede e dell’amore, diventino i miei alleati per salvare le anime in pericolo.

È necessario perché nell’ora di tenebre che si avvicina le anime fedeli sappiano dove possano temprarsi, alimentarsi. Abbiano un punto sicuro per non smarrirsi nell’oscurità della notte.

Costa poco, perciò lo facciano fin che ne hanno il tempo. Ora basta, figlio mio, chi ha orecchi per intendere, intenda.

Ti benedico, offrimi le tue sofferenze, sta con Me. In questa notte hai fatto veglia e mi hai con­solato col tuo amore.

 

26 novembre 1975

IL NEMICO DA AFFRONTARE

Io, Verbo eterno di Dio, Parola del Padre, ho parlato agli uomini, ho annunciato la verità.

La verità irradia luce, e di luce vi era necessità perché le ombre di morte erano scese sull’umanità colpevole, avvolgendola e imprigionandola come in una morsa tremenda e velenosa.

La lotta ha avuto presto inizio. È la lotta tra luce e tenebre, tra verità e menzogna, tra vita e morte. I progenitori colpevoli corrono a nascon­dersi nel folto della vegetazione, hanno paura; sen­tono il bisogno di coprirsi, hanno vergogna; avver­tono i primi effetti della loro colpa.

Ma Io, Parola di Dio, Luce del mondo, irradiai verità e luce sui progenitori avvolti nelle tenebre di morte e, ottenuta la loro confessione, preannun­ciai la vittoria per mezzo di Maria. « Hai insidiato la donna, la donna ti schiaccerà il capo, striscerai sulla terra, morderai la polvere e sarai maledetto fra tutti gli animali che popolano la terra ».

Ecco la guerra entrata nel mondo, ecco l’inizio del duello, senza posa e senza tregua, che avrà il suo epilogo alla fine dei tempi col Giudizio Univer­sale. Quello sarà il grande giorno che consacrerà, col sigillo divino, la grande vittoria di Me, Parola di Dio e Luce del mondo, sulla menzogna.

Voi, figli miei, dalla creazione e caduta dell’uomo ad oggi, non avete capito ancora che tutta la storia dell’umanità s’incentra in questa guerra. Ho detto tutta la storia dell’umanità. Tutti gli sforzi delle tenebrose potenze del male consistono proprio in questo: sviare dall’animo umano la reale visione di questa lotta drammatica e senza tregua tra Me, Parola di Dio fatta Carne, e Satana con le sue legioni.

Tutta la storia del Mistero della salvezza si si impernia qui. La storia del Corpo Mistico s’in­centra qui. La storia dell’umanità ha qui la sua ragione di essere. Ma che tutto questo non sia compreso da molti Vescovi e da molti, molti sacer­doti è paradossale!

Ecco perché siamo arrivati a questa catastrofica situazione. Se coloro che debbono vigilare non conoscono il pericolo da cui guardarsi, a che cosa si riduce la loro vigilanza?

Se coloro che debbono guidare, non conoscono la strada giusta, che guide sono?

Se coloro che debbono combattere non usano le armi giuste, sono destinati alla sconfitta. Così fu all’inizio: Adamo ed Eva avevano in abbondanza forza e potenza per vincere l’insidia del nemico, ma erano inesperti sul modo di difendersi contro l’in­sidia della menzogna che essi non conoscevano.

Non potete ignorare

Ben più grave è per voi che non potete ignorare, dopo secoli e secoli di questa lotta, di quale tempra sia il nemico che dovete affrontare.

Adamo ed Eva cercarono una giustificazione alla loro colpa; la addossarono all’insidiatore tentando, dopo aver peccato, di scaricare la colpa sull’av­versario.

Così faranno molti vescovi e molti sacerdoti, nel vano tentativo di allontanare da loro la respon­sabilità. Hanno avuto e hanno paura di prendersi le loro responsabilità. Motivi di prestigio personale li ha fatti cedere al Nemico, e questo infinite volte; prima il prestigio personale, prima la dignità…

Fatti palloni fatui sospesi in aria, in nome del prestigio sono venuti meno agli impegni che dove­vano avere il primo posto.

Hanno ceduto al rispetto umano e ad altre pic­cinerie non degne di un pastore di anime.

Non hanno usato loro per primi le armi giuste! Umiltà, povertà, sofferenza, preghiera… Come pote­vano usarle gli altri? Diranno che hanno pregato. Però la preghiera doveva avere il primo posto e il maggior tempo, in realtà era stato messa all’ul­timo posto.

Ho invitato sacerdoti e vescovi ad un confronto; lo facciano prima che sia troppo tardi, un con­fronto tra la loro vita e la mia vita sulla terra, tra il cammino da loro percorso ed il mio cammino. Lì potranno vedere, senza pericolo di ingannarsi, la realtà.

Se ne avessero davvero il coraggio, dovrebbe emergere da questo leale raffronto tutto il pus che hanno dentro.

Non valgono gli esempi dei grandi vescovi? e per i sacerdoti il santo Curato d’Ars non dice nulla? Negletto e disprezzato, passava ore e ore a pregare, ma la grazia divina in lui era tale da convertire anche le pietre.

Non voi dovete adattarvi ai tempi, ma i tempi debbono adattarsi a voi. Quale responsabilità l’avere abdicato alla lotta! Se voi siete vescovi e sacerdoti, lo siete in virtù di questa lotta. Senza questa lotta non avreste ragione di essere. E molti l’ignorano. Figlio, ti benedico, Non temere, guarda Me e avanti nel tuo cammino, fino al grande incontro! Allora le spine diventeranno rose meravigliose sco­nosciute sulla terra d’esilio.

 

27 novembre 1975

NON SIAMO LONTANI

Figlio, mi hai manifestato il desiderio di cono­scere e comunicare con il santo Martire Ottavio, ecco

« Sono Sant’Ottavio, martire romano. Desidero che tu sappia che in Paradiso non si vive una vita d’inerzia, ma una vita intensamente attiva.

In Paradiso si ha la pienezza della vita. Entra nella normalità il desiderio di comunicare tra noi il Corpo è unico, unico vi è il Capo; anche le atti­vità, finché i pellegrinanti sulla terra non deviano in cose dannose all’interno corpo e lesive dei diritti di tutte le membra, prima fra tutte quella del Capo.

Fratello mio, non ti è mancato mai, dalla na­scita, e non ti mancherà fino alla fine dei tuoi giorni terreni, l’aiuto che ci è stato consentito.

Più grande sarebbe stato, se più intenso fosse stato il tuo desiderio di riceverlo e più frequente la tua richiesta. La bontà divina ci ha concesso l’incontro; allora accordiamoci per una più feconda, reciproca collaborazione. È gioia per la divina Bontà e gioia per noi, fratello mio, rendere i nostri rap­porti più intimi, più frequenti, più confidenziali, e soprattutto più fecondi di bene.

Non siamo lontani da voi, fratello! È un errore il pensarlo: siamo membra libere ed intelligenti dello stesso Corpo. La stessa Vita divina alimenta noi e voi. V’è solo che noi vi amiamo molto e voi ci amate molto meno, tanto poco da dimenticarvi di noi.

La Comunione dei santi

Ma tu sai, fratello, che l’amore tende necessa­riamente all’unione, all’unione perfetta. Come la si si può rendere facilmente realizzabile? Non vi può essere, se l’amore è unilaterale.

Fratello mio, dillo a tutti che il bene sulla terra potrebbe essere immenso, incalcolabile, se voi an­cora pellegrini viveste, come noi ardentemente desi­deriamo vivere, (e lo viviamo nella misura che voi ce lo consentite) il dogma della Comunione dei santi!

In Paradiso non ci si può rammaricare di niente, altrimenti non vi sarebbe felicità perfetta. Ma se si potesse rammaricarci di qualcosa, certamente sa­rebbe di questo: d’avere perduto immense possibi­lità di bene e trascurato una fonte meravigliosa di risorse spirituali e anche materiali, per il bene personale e sociale della Chiesa.

Per bontà divina ci sia concesso di ritrovarci con maggiore frequenza, per l’onore e la gloria del nostro tre volte Santo Dio, Uno e Trino.

 

27 novembre 1975

PICCOLE E GRANDI COSE

Gesù, prima di darmi la sua benedizione come usa ogni sera, mi ha detto

Figlio, voglimi bene, ricordati che dinnanzi a Me niente è grande e niente è piccolo. Ricordati che è proprio nelle piccole cose, nelle cose più minute che si dimostra di amarmi e di amarmi ardentemente.

… Quel sorriso donato ad una persona che ti urta, quell’atto di umiltà fatto nel momento giusto, quell’atto di impazienza fatto prontamente rien­trare, quella generosità nel rispondere agli impulsi della mia grazia, quella puntualità nei rapporti coi terzi, quel sapere ascoltare (e potrei continuare ancora) sono piccole e grandi cose che arricchi­scono la nobiltà dell’animo.

Esse danno a Me gioia e sono testimonianza di un autentico amore.

Figlio mio, voglio che tu abbia ad amarmi così. Così farai felice il tuo Gesù.

Chi mi è fedele nel poco, mi è e mi sarà fedele nel molto.

 

28 novembre 1975

CAPOLAVORO DELLA TRINITA’

Figlio mio, scrivi

Ti ho già detto come voglio i miei sacerdoti anche se mi sono limitato alle cose principali. Ora vorrei farti capire come il sacerdote sensi­bile e attento ai segni della grazia, Io lo voglio plasmare, naturalmente non senza il suo consenso. A volte mi basta che non metta ostacoli alla mia opera di cesello, opera che non solo arricchisce il sacerdote di meriti e di virtù, ma ne fa un capola­voro della Trinità divina.

Di lui si delizia il Padre, di lui gioisce lo Spirito Santo, che si servirà delle sue labbra per manife­stare la sapienza che irradierà luce nelle anime.

Di lui è contento il suo Gesù, che ne farà una cascata di grazia che permeerà le anime con cui viene a contatto.

Di lui Gesù farà un altro Se stesso, che passerà nel mondo attirando a sé con la forza della pre­ghiera, con la potenza della sofferenza. Come Me, trionferà nelle umiliazioni e nella incomprensione di coloro che lo circondano.

Figlio, il sacerdote che Io voglio deve essere attento alle mie parole. Il sacerdote che Io voglio deve essere proteso verso di Me nella donazione di tutto se stesso a Me e ai fratelli, come Io mi sono donato tutto al Padre e tutto a voi.

Il sacerdote, sul mio esempio, deve essere l’uomo della preghiera.

 

Arido deserto

Figlio mio, quale capovolgimento di situazione nella mia Chiesa! Non si prega o si prega male, è una preghiera materiale.

Per questo non ci sono più vocazioni. Come po­trei Io suscitare vocazioni per farne non dei sacer­doti, ma dei servitori di Satana, perché questa è la realtà; molti sacerdoti invece di essere miei mi­nistri, si sono posti al servizio del Demonio.

I miei veri sacerdoti sanno bene che alla pre­ghiera va dato un tempo considerevole; è solo con la preghiera e con la sofferenza, oggi abborrita, che il sacerdote diventa forte della stessa mia fortezza. Il sacerdote che voglio Io vive di fede. È impos­sibile che un sacerdote non sia l’uomo della fede. Ma credi tu che avessero fede quelli che mi hanno abbandonato per correre dietro ai fatui pia­ceri del mondo? Credi tu che abbiano tutti una grande fede quelli che sono rimasti? No, purtroppo…

Che orrendo squallore, che arido deserto ha creato il Nemico nella mia Chiesa

Il sacerdote che io voglio, il sacerdote della Chiesa purificata per una nuova vita, deve avere in sè, anche il fuoco dell’amore. Non sono Io venuto sulla terra per accendere il fuoco, e che cosa voglio se non che il fuoco arda e divampi fino a creare un grande incendio? Invece i cuori di qualche pa­store e di molti sacerdoti sono gonfi di superbia e quindi di egoismo.

Il sacerdote vero anela giorno e notte a Me, come il cervo assetato anela ad acque fresche e limpide.

Credi tu che mi cercano tanti sacerdoti di questa generazione? No, figlio mio, desiderano la macchina, sognano il matrimonio, amano le sale, i luoghi pub­blici, alcuni perfino i caffè, amano i films anche immorali, si appiccicano alla televisione.

Alcuni hanno cuore per tutte le vanità e como­dità, meno che per il loro Dio. Altro che Dio al di sopra di ogni cosa! ogni cosa al di sopra di Dio!… Non hanno il coraggio

Ed i Vescovi? Alcuni di essi dormono. Se sanno, non hanno il coraggio di dar mano alla scure, e allora cercano nuovi mezzi, nuove vie. Nuove vie non esistono, come non esistono altri mezzi al di fuori di quelli da Me indicati, frutti della mia Redenzione.

I Vescovi, in nome della prudenza, continuano a commettere imprudenze. Quante ne hanno com­piute, con danno gravissimo delle anime e della Chiesa a cui sono stati chiamati a presiedere!

In nome della prudenza dormono perché, in molti casi, sono dei pavidi che fingono un amore e una cura che non hanno e una paternità che, in non pochi casi, non è sincera.

C’è chi agisce per calcolo; ma l’amore non fa calcoli, l’amore marcia su di un’altra direttiva, l’amore tutto supera, tutto vince e non si perde in quisquiglie. L’amore è fuoco che arde, che brucia, che non si arresta.

Leggano bene S. Paolo su questo punto e molti di essi dovranno ammettere di marciare su di un binario opposto, o quasi, a quello indicato dal­l’Apostolo.

Ti ho detto, in precedenti messaggi, che Io vo­glio i miei sacerdoti santi; ora ti ho meglio speci­ficato quello che il sacerdote deve e quello che non deve essere per diventare santo.

Ti benedico, figlio mio. Prega e soffri per la con­versione dei sacerdoti.

 

2 dicembre 1975

IL PROGRESSO MODERNO E’ PAGANESIMO

Figlio mio, scrivi

Il progresso moderno è arma micidiale con cui Satana allontana anime e anime dalle sorgenti di acqua viva, per portarle e poi abbandonarle in un deserto a morire di sete.

Chi doveva mettere in guardia le anime dei bat­tezzati da questo grave pericolo, si è lasciato lui pure abbagliare.

Senza opporre resistenza e avvertire il gregge del gravissimo pericolo a cui andavano incontro, ha seguito il Nemico, che così ha potuto allonta­nare dalla luce della fede gregge e pastori.

Dimostrarti quanto ciò sia vero mi pare super­fluo; chi non vede oggi dissacrata e scompaginata la famiglia?

Chi non vede oggi la scuola, da santuario tra­sformata in una bolgia infernale dove, col pretesto del progresso e dell’evoluzione dei tempi, i fanciulli vengono iniziati ufficialmente al peccato?

Chi non vede come il cinema e la televisione siano diventati cattedre con milioni e milioni di alunni che assorbono avidamente lezioni di violenze, criminalità, adulteri.

Sono cattedre da cui il veleno dell’ateismo viene inculcato in tutte le ore del giorno e della notte con bugiardi notiziari, con film esaltanti il divorzio e l’aborto, con canzoni insinuanti l’amore libero, la sensualità. L’immodestia viene esaltata e glorificata attraverso il nudismo, l’immoralità dei costumi. La diffusione di errori di ogni genere viene quotidia­namente accolta come una conquista di libertà.

 

In nome della libertà

In nome della libertà si uccide, in nome della libertà si corrompe, in nome della libertà si com­piono le più scellerate imprese.

Non ti parlo di ciò che avviene in ville, in case private, in locali pubblici; ogni aberrazione, ogni pervertimento e iniquità vien consumata. Qui Satana sfoga tutto il suo odio contro la natura umana degradandola, distruggendo in essa ogni pudore e senso di dignità, calpestandola, umiliandola in tutti i modi acconsentiti dalla sua astuzia degradata.

Che dire della stampa, altro vanto del progresso? È anch’essa un mezzo di comunicazione addo­mesticato al servizio del male.

La stampa buona ha una accoglienza più fredda e assai meno ampia della stampa cattiva. Guarda i giornali: stanno passando in buona parte al servi­zio dell’ateismo. Questo pseudo-progresso (progres­so materiale ma impressionante regresso morale e spirituale) è stato accettato senza reazione, eppure è evidente in esso la presenza superba del Maligno, che ne ha fatto un’arma per uccidere Dio nelle anime.

Non solo non si è reagito, ma da non pochi lo si è esaltato e molti uomini che dovevano, uniti, porre un argine a questa satanica invasione lo hanno seguito.

Ecco allora che i miei esempi ed i miei insegna­menti sono in perfetto contrasto con i princìpi e i costumi di questa civiltà del peccato.

Da qui lo sfrenato zelo, per conciliare l’incon­ciliabile, di molti miei ministri e pastori che vo­gliono cambiare e riformare tutto. Ecco la pioggia d’innovazioni che, secondo loro, dovrebbero rendere possibile servire a due padroni contemporanea­mente. Vorrebbero fondere insieme luce e tenebre, far diventare lecito l’illecito aumentando nella mia Chiesa scandali, lacerazioni e divisioni.

Questi innovatori hanno dimenticato la cosa veramente importante: rinnovare se stessi. Essi, una volta rinnovati, avrebbero potuto procedere, con sapienza, ad un sensato aggiornamento, a una utile riforma.

 

Per salvare le anime

Quelli che oggi si aggrappano alla mia miseri­cordia, avrebbero ragione, se non dimenticassero cose di capitale importanza

– Vale l’anima, sì o no, più del corpo ?

– Se sì, sarebbe misericordia, per salvare i corpi, che si lasciassero perdere le anime? Io non sono il Dio delle vendette, ma sono l’Amore infinito ed eterno, cioè dalla eternità Io amo infinitamente voi.

Io non voglio la rovina degli uomini ma, perché sono Amore, ne voglio la salvezza, la salvezza eterna. Voi mi avete abbandonato, mi avete posposto alla vostra civiltà pagana che avete accettata e con la quale avete pattuito, abbassandovi ai più indegni compromessi.

Ora incominciate confusamente ad intravedere l’abisso che vi sta sotto i piedi e vi appellate alla mia misericordia. Sarà proprio la mia misericordia ad impedire alle anime di continuare a perdersi, piegando l’ora vicina della giustizia alla misericor­dia, per cui la mia Chiesa nata a vita nuova assol­verà ai fini per cui Io l’ho voluta.

Sei stanco e non ti senti bene, figlio mio; per questa notte basta. Ti benedico. Voglimi bene.

 

3 dicembre 1975

SONO PASSATI AL NEMICO

Scrivi, figlio mio

Io Gesù, Verbo di Dio fatto Carne, vedo la mia Chiesa oggi in un modo ben diverso da quello in cui Io l’ho strutturata all’inizio.

Che cosa è rimasto della vera, genuina strut­tura? Quasi non la riconosco più…

Sono i Vescovi di oggi gli Apostoli di ieri? Sono guidati dallo stesso zelo disinteressato dei primi tempi? È lo stesso spirito di umiltà, di povertà che li guida? I sacerdoti di oggi sono simili ai discepoli di ieri? No, figlio mio.

Non intendo dire che anche all’inizio non siano mancati i deboli e i disertori, ma lo spirito dei buoni era lo spirito di Dio. La fede che li animava, la speranza che li sosteneva era da Dio, la carità che li univa era carità vera, tanto che i pagani osser­vando lo spirito che li animava dicevano: « guarda come si vogliono bene » ed erano attratti verso di loro.

Oggi, figlio mio, le cose sono ben diverse. Sem­pre fatta eccezione dei pochi veramente buoni e santi, neppure i Vescovi amano della vera carità di Cristo i loro sacerdoti, untuosi esteriormente, inte­riormente freddi come il metallo.

Fra sacerdoti poi, l’amore fraterno è fatto spesso di parole vuote; impera più che la fraternità, la malevolenza.

Sempre pronti ad allearsi con chiunque, pur di dare addosso ad un confratello, sempre pronti a trasformarsi in avvocati difensori di Dio contro un’altro Sacerdote. Non parliamo poi delle invidie, gelosie e risentimenti che bollono in continuazione nel pentolone del Demonio, con maldicenze e per­fino con calunnie con cui Satana innaffia la Chiesa dei nostri giorni.

Ti ricordo pure le lesioni inferte al mio Corpo Mistico per i peccati contro il sesto ed il nono Comandamento.

I sacrilegi non si contano, e si consumano con una indifferenza che forse neppure Giuda conobbe. In un recente messaggio accennavo al pus che si è accumulato all’interno del mio Corpo Mistico.

Oh, se si potesse tagliare il mio Corpo Mistico come si taglia il corpo fisico, il pus uscirebbe fuori con grande violenza.

Non posso, figlio, permettere che le anime con­tinuino a precipitare nell’Inferno.

Non posso starmene passivo mentre viene resa per moltissime anime inutile la mia Sofferenza infinita, inutile il mio Sangue, inutile la mia stessa morte!

La mia misericordia infinita richiede l’ora della giustizia contro l’ingiustizia perpetrata da Satana omicida e ladro, con la libera alleanza e collabora­zione di persone che volutamente operano per la perdizione delle anime che dall’eternità lo amo.

 

Responsabilità tremenda

Figlio mio, se Io ti facessi vedere la tremenda responsabilità dei Consacrati in questa opera di rovina, di strazio e di lacerazione delle anime in combutta con le forze dell’Inferno, tu non potresti sopravvivere un istante.

Voglio che si sappia da tutti che, persistendo il male morale e spirituale nella mia Chiesa, l’ora della purificazione non potrà essere protratta nep­pure dalle implorazioni della Madre mia e dalle sofferenze delle anime vittime, pur così efficaci. La salvezza delle anime è cosa talmente grande che ad esse nessuna altra cosa deve essere ante­posta. Dio vede quello che voi non potete vedere. La misericordia di Dio, la pazienza di Dio, la longanimità di Dio sono ben più grandi di ogni vostra immaginazione, ma non possono tollerare oltre la strage di anime compiuta giorno e notte dal peccato.

Figlio mio, quando mai gli uomini, così lenti a comprendere, si renderanno conto della futilità di tutte quelle cose per cui sprecano tempo ed energie?

Qui non parlo dei lontani ma di quelli che pur si dicono miei seguaci ma nella grande maggio­ranza mettono Dio e anima all’ultimo posto. Per Dio e per la loro anima mai farebbero quei sacri­fici che fanno quotidianamente per i capricci del loro corpo di cui si son fatti un idolo. Pensa tu dagli altri che cosa Io posso attendermi…

Ma ciò che più mi addolora è che le mie senti­nelle, cioè i miei consacrati, in buon numero siano passati al Nemico.

Voi, vi ripeto, fortunatamente non vedete ciò che Io vedo.

Vedo tutto, anche i pensieri più reconditi. Voi non potreste mai capire l’infinita tristezza del mio Cuore misericordioso e la tristezza del Cuore Im­macolato della Madre mia.

Si continua a battere i sentieri tortuosi dell’ipo­crisia, e non si vuole imboccare dai più la strada maestra della Croce e della preghiera.

Basta per ora. Ti benedico; offrimi le tue soffe­renze. Ora sono grandi, ma è solo offrendole con amore che doni gioia al mio Cuore.

 

3 dicembre 1975

SIATE PERSEVERANTI

Chiedo la benedizione particolare sui Revv. Par­roci e Sacerdoti e per gli aderenti alla Pia Unione che domani, giorno 4 dicembre 1975, 1° giovedì del mese, iniziano l’adorazione a Gesù, come Lui stesso ha ardentemente desiderato.

Scrivi

« Figli, le mie delizie, la mia gioia è stare con voi. Dall’Eternità vi ho amato; da sempre siete l’og­getto del mio Amore. Per questo vi ho voluto qui, vi voglio qui ora e anche per il futuro. Da troppi sono dimenticato, da troppi sono offeso, insultato, tradito, trafitto.

Il mio Amore non trova corrispondenza ade­guata e Io, Dio, la cerco in voi che avete risposto si al mio invito.

Se anche voi mi amerete come Io vi amo, nuovi rapporti di amicizia si instaureranno tra Me e voi. La mia amicizia che Io vi offro, Io Dio, vostro Creatore e vostro Signore, vostro Tutto, Alfa e Omega, è quanto di più prezioso e più grande vi posso dare.

Voi verrete qui, tutti insieme, almeno una volta al mese per stare come si sta fra amici, verrete qui per pregare e riparare per coloro che la mia ami­cizia rifiutano e ripudiano.

Siate perseveranti; guardatevi dalle astuzie del Nemico che tutto farà per ostacolarvi nei vostri propositi di bene.

Venite con il cuore aperto e Io lo riempirò delle mie grazie e dei miei doni.

Figli, sarà bello il trovarvi qui con il vostro Gesù.

6 dicembre 1975

DA MIRI VIRTUTEM CONTRA HOSTES TUOS

Figlio mio, queste sono parole che ogni mio fedele, ogni mio sacerdote non solo deve pronun­ciare con le labbra, ma deve pronunciare col cuore e con la mente, in umiltà di spirito e in semplicità di fede.

Non per nulla queste parole sono poste sulle labbra dei cristiani ed in particolare dei miei sacer­doti. Oltre che essere una preghiera, sono un avver­timento di straordinaria importanza, sono una indi­cazione della specifica missione del cristiano come soldato di Cristo, nell’instancabile lotta contro le forze tenebrose dell’inferno, nemiche di Dio e della salvezza delle anime.

 

Amici di Satana

Ho parlato nei precedenti messaggi delle con­traddizioni molteplici nella mia Chiesa. Eccone una stridente: si prega, si domanda forza, potenza contro un Nemico a cui non si crede affatto o po­chissimo e che poi si rifiuta di combattere nel modo più consono.

È come se soldati e ufficiali chiedessero le armi e ottenutele si rifiutassero di usarle. Non è questa, figlio mio, una inspiegabile ed ingiustificabile con­traddizione? Ma la contraddizione assume aspetti ancora più assurdi poiché non solo non si combatte il più pericoloso nemico, ma troppo spesso lo si coadiuva, lo si incoraggia nella sua azione devasta­trice nelle anime. Quanti sacerdoti eretici, superbi e ribelli, quanti cristiani infedeli e bestemmiatori, amici di Satana più che di Dio!…

Io sono venuto nel mondo proprio per ripren­dermi, dalle mani di Satana e delle sue legioni, ciò che con l’inganno e la menzogna mi avevano sot­tratto. Ho combattuto e vinto la mia battaglia con l’umiliazione dell’Incarnazione, con la perseverante preghiera e con la infinita sofferenza della mia Im­molazione, le armi sicure per una infallibile vittoria sui nemici di Dio e delle anime.

Non ho chiaramente detto: « Chi vuole venire dietro di Me, prenda la sua croce e mi segua »?, in altre parole non ho chiaramente detto: « Chi vuole essere mio seguace, faccia ciò che Io per primo ho fatto »?

Ora, figlio, lascio a te il giudicare se cristiani, sacerdoti e pastori fanno ciò che Io ho fatto. No, figlio mio; sono pochi, pochissimi oggi quelli disposti a seguirmi sulla via del Calvario, portando la loro corona di spine.

Osserva l’enorme contrasto tra la mia vita e la loro vita, tra il mio cammino ed il loro cam­mino, tra le mie opere e le loro opere. Si marcia in direzione addirittura opposte.

Veramente tragica e drammatica situazione, che non può sfociare che nell’ora della purificazione. Incredibile è la cecità degli uomini e la durezza dei loro cuori, inammissibile la condotta dei miei cri­stiani, provocante il tenore di vita di alcuni miei sacerdoti. Non temono Dio, non temono la sua giu­stizia; periranno e saranno dispersi come polvere al vento. Non Io, ma la loro ostinazione li perderà.

« Da mihi virtutem contra hostes tuos », a fior di labbra, mentre nella realtà quotidiana della loro vita favoriscono, di fatto, i piani di devastazione delle anime.

Si guardano bene questi miei sacerdoti di valersi dell’esorcismo, usando del potere loro conferito ancor prima dell’Ordine sacro, sia perché in esso non credono, sia perché ne intuiscono la inutilità per il contrasto della loro vita con quella del sacer­dote fedele che dell’esorcismo fa un’arma validis­sima a contenere, limitare, neutralizzare la spavalda tracotanza del Nemico.

 

Buio sul mondo

Oh, sì! Generazione perversa ed incredula che ogni problema riduce ad un problema di benessere materiale, misconoscendo di fatto i valori spiri­tuali della vita umana, abbassando e addirittura annullando la dignità dell’uomo, livellandolo al rango di un animale qualsiasi…

Figlio mio, che buio profondo si è fatto sul mondo; gli uomini abbrutiti, i miei ministri ludi­brio degli uomini e zimbello delle potenze del male!

Ciò che più rattrista il mio Cuore misericordioso e il Cuore Immacolato della Madre mia e vostra, è che l’amore sia ripudiato, che la luce sia respinta, che Dio sia osteggiato e si faccia di tutto per osta­colare il suo piano di salvezza.

Sono menzogna sulla bocca di molti le parole « Da mihi virtutem contra hostes tuos ». Sì, è bugia che lascia vedere l’abisso in cui si è precipitati, lasciando cadere nel vuoto tutti i richiami (e tanti sono stati!) per evitare all’umanità la più tremenda sciagura della storia. Ma i Nemici non prevarranno.

La mia Misericordia, non mai disgiunta dalla mia Giustizia, trionferà. Trionferà ancora la Madre mia e vostra, che fugherà le tenebre calate sul mondo, per ridare all’umanità bene e giustizia.

Bella sarà la mia Chiesa purificata, rigenerata a nuova vita. Prenderà nel mondo il posto che le compete, e che nazioni e popoli le riconosceranno, di Maestra e di Guida di tutta la grande famiglia dei figli di Dio.

Ti benedico, ti chiedo la tua sofferenza e il tuo amore.


7 dicembre 1975

MISTICA ROSA DEL CIELO

« Scrivi figlio mio

Oggi, 7 dicembre, vigilia della festa dell’imma­colato Concepimento della Madre mia e Madre vo­stra, festa grande in Cielo e festa sulla terra, ti voglio parlare di Lei, mistica Rosa del cielo e della terra.

Ti voglio parlare di Lei, fiore il più bello di tutto il creato, capolavoro della mia Sapienza, della mia Potenza, del mio Amore.

Ti ho già accennato di questo fiore, della sua natura, della sua unica bellezza; non ne esistono né esisteranno altri nel tempo e nell’eternità.

È fatto di candore immacolato, è fatto di splen­dore ineguagliabile, è fatto di amore. E di Me, Dio Uno e Trino.

Io sono il Giglio delle convalli; esso ha rapito il mio candore. Io sono la Luce, esso ha rapito la mia luce; Io sono l’Amore, esso ha rapito il mio amore. Candore, luce e amore è Maria, mistica rosa. Nel centro di questa mistica rosa sta l’amore. Come braciere ardente irradia calore che si spande in cielo ed in terra, tutto e tutti avvolge e di sé compenetra.

Essa è la gioia del Padre, la figlia sua prediletta e più cara.

Essa è la Madre generosa che dona a Me, Verbo, la sua umanità; Essa è la sposa amata dallo Spirito Santo che in lei effonde l’abbondanza infinita dei suoi doni.

Essa è la mistica rosa del Paradiso, della terra e del mondo universo.

E’ fatta di amore

Ma la rosa non ha la sola corolla, la rosa ha il suo stelo, ha le sue foglioline che l’adornano e ne completano la bellezza, la rosa ha i suoi colori stupendi.

La Rosa mistica nel suo centro ha i colori delle virtù soprannaturali, della fede, della speranza e dell’amore; degradano questi colori in sfumature fino al giallo oro dei bordi per significare che Essa non è solo la mistica rosa del Paradiso, ma anche della Chiesa sulla terra.

Le foglioline che l’adornano sono il simbolo delle virtù cardinali e delle altre virtù; il gambo robusto con acute spine simboleggia la difesa con­tro ogni tentativo di sopraffazione da parte dei suoi Nemici visibili ed invisibili.

La Rosa mistica ha il suo profumo che avvolge tutte le anime che in Lei confidano e che a Lei si affidano.

Il profumo, anch’esso amico, è protezione sicura contro gli assalti delle potenze del male.

Mistica Rosa, fiore più bello del cielo e della terra, nessuno mai ti potrà deturpare. Rosa mistica sei oggetto di costante, immutato amore da parte di Dio, e della venerazione degli Angeli e dei Santi.

 

8 dicembre 1975

ANCHE OGGI NON CREDONO

Figlio mio, scrivi

Io Gesù, Unigenito Figlio di Dio, uno col Padre e con lo Spirito Santo, nei tre anni della mia vita pubblica più volte, con chiarezza e precisione, ho manifestato ai miei Apostoli e Discepoli che era necessario che il granello di frumento fosse get­tato nella terra a marcire per poter dare frutti abbondanti.

Ma né i discepoli né gli apostoli vollero com­prendere, nonostante che le mie parole non si pre­stassero ad equivoci. Mai si convinsero della ragione della mia morte e della mia tremenda passione; eppure quante volte ne parlai loro, senza veli.

Stavo attuando il mio disegno d’amore per la salvezza degli uomini (disegno iniziato nell’umilia­zione e povertà, nella obbedienza e sofferenza, nella preghiera continua) ed essi non capivano perché non volevano accettare l’ora tremenda delle tenebre. Ero Io che preparavo il germogliare della mia Chiesa nella persecuzione da parte dei grandi del popolo, ma non ebbi la comprensione dei miei pre­diletti. Ero l’Uomo-Dio e operavo miracoli, ma non mi si credeva.

Si sono ribellati all’ora oscura della mia Pas­sione e Morte con cieca ostinazione, con assurda testardaggine.

Una sola creatura era ben certa della inevitabile ora di tenebre incombente nel mondo: la Madre mia. Per tutta la vita ebbe trafitto il suo Cuore Immacolato dalla visione della mia Passione e Morte. Figlio mio, oggi le cose sono le stesse di allora, ma non si deve imputare a Me questa situazione, ma solo a questa generazione perversa che rifiuta Dio col peccato di Satana e che, impenitente, non crede alle mie parole.

Non ha parlato la Madre mia con precisione, con chiarezza a Lourdes, a Fatima e in altri innu­merevoli luoghi? Non hanno creduto.

Ho parlato Io e ancora non hanno creduto. Due­mila anni or sono il Granello doveva marcire per rinascere germe rigoglioso e vitale. Il Capo della nascente Chiesa doveva immolarsi nell’annienta­mento per la salvezza comune.

Colà fu il Capo che immolò Se stesso per sod­disfare l’impagabile debito dovuto alla divina Giustizia.

Oggi è l’intero Corpo Mistico che reso sterile, come il fico maledetto, dalla infestazione demo­niaca dell’ateismo, deve come il granello di fru­mento essere gettato nel seno della terra e marcire per rinascere a novella e feconda vita divina. Ciò risponde esattamente ad esigenze irreversibili della mia Giustizia e della mia Misericordia.

In verità vi dico che se non rinascerete, non entre­rete nel regno dei cieli. Atto d’infinita misericordia e giustizia è il mistero della mia Redenzione. Atto di misericordia e di giustizia è l’ora della purificazione.

 

La Redenzione è in atto

La Redenzione continua, la Redenzione è in atto. La mia Misericordia esige la vostra salvezza, la mia Giustizia la soddisfazione dei debiti contratti da voi, mie membra vive, libere ed intelligenti, capaci di volere o di rifiutare il bene e il male, quindi re­sponsabili delle vostre azioni.

Non ti turbare, figlio mio: la mia misericordia esige che tutti siano avvertiti, oltreché con richiami interiori, anche con quelli esteriori.

Chi vuole intendere intenda; ma chi ostinata­mente, accecato dalla superbia e dall’orgoglio, vuole perire come Satana, perisca.

Coraggio! Niente turbi il tuo animo, sia in un senso sia nell’altro. Io premierò la tua docilità e ti proteggerò, pur non risparmiandoti la sofferenza. Oh, cecità e ostinazione!

O generazione incredula e perversa, che potevo fare di più per sottrarti all’ora dell’oscurità, all’ora di morte e di sangue che si avvicina?

Che potevo darvi di più di quello che vi ho dato? il mio Amore, il mio Cuore aperto vi ho dato! l’amore della Madre mia e vostra!

Più volte Essa è venuta sulla terra per scuotere il vostro torpore, per richiamarvi alle grandi realtà della fede, per indicarvi la strada maestra da percorrere.

Sanerò la mia Chiesa lo sanerò i popoli e le nazioni. Io sanerò la mia Chiesa!

Non saranno i teologi molti dei quali, oscurati dalla superbia di Satana, anziché luce sono diven­tati tenebre accrescendo la confusione e il disorien­tamento con le loro insane dottrine.

Io sono l’Essere semplicissimo e tutto ciò che esce da Me è semplice, mentre molti di loro sono complicati.

Io rendo semplice ciò che è complicato, essi rendono complicato ciò che è semplice.

Non ti meravigliare se non accetteranno questi messaggi, se sdegnosamente li respingeranno. Mai ammetteranno, come i dottori del tempio, la verità che non è da loro, perché essi non sono dalla Verità. Non ti turbare.

Ti benedico. Donami te stesso, così come sei, con ciò che hai. Donami le tue pene: le chiuderò nel mio Cuore misericordioso per restituirtele in pioggia di grazie.

Voglimi sempre bene.

Redazione Papaboys (Fonte www.preghiereagesuemaria.it)

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