Dati contraddittori segnano oggi la settimana dall’arrivo sulle regioni centrali delle Filippine del devastante tifone Haiyan. Questa mattina , infatti il Consiglio nazionale per la gestione e la riduzione del rischio dei disastri ha comunicato che i morti sarebbero 2360, i feriti 3853 e 77 i dispersi. Dati che collidono con quelli diffusi ieri dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, che citando fonti governative ha parlato di 4460 morti complessivi – quasi il doppio del dato della protezione civile. Una valutazione comunque assai distante da quella indicata in un bollettino affisso questa mattina nel municipio della città più colpita, Tacloban, che segnala 4000 decessi solo in questo centro abitato. Sotto pressione all’interno e davanti alle critiche internazionali, il presidente Benigno Aquino, che due giorni fa aveva valutato in non più di 2500 il numero complessivo dei morti e dei dispersi e che annunciato la sua visita domani all’isola di Leyte, ha chiesto al paese di continuare a sostenere le vittime del tifone.
Sulla situazione in atto nell’arcipelago asiatico, Salvatore Sabatino della Radio Vaticana ha intervistato Matteo Ciarli, delegato della Croce Rossa italiana nelle Filippine:
Intanto è giunta di fronte alle coste delle Filippine la portaerei statunitense George Washington, con i suoi 21 elicotteri. Ed è in volo il primo aereo cargo con a bordo aiuti italiani, forniti dal ministero degli Esteri: arriverà oggi sull’isola di Cebu. Sull’attuale situazione nel Paese, sentiamo al microfono di Salvatore Sabatino, Matteo Ciarli, delegato della Croce Rossa italiana nelle Filippine:
R. – La situazione è abbastanza pesante, nel senso che si tratta di un’area composta da tante isole, con strade poco praticabili e con aeroporti e porti anche poco praticabili. Quindi, abbiamo dei forti problemi di logistica. Calcoliamo che il numero delle vittime siano tra un minimo di 1.200 e un massimo stimato di 2.500. La popolazione coinvolta è di circa di 11 milioni e mezzo di persone. Le persone che invece non hanno casa, che hanno perso completamente la loro casa e sono in questo momento per strada, sono 550 mila circa.
D. – Di cosa ha urgentemente bisogno la popolazione filippina?
R. – Le persone sopravvissute che non hanno casa hanno principalmente bisogno di mangiare e di bere. Quindi, noi stiamo intervenendo in questo senso: stiamo predisponendo dei potabilizzatori, che producono 3-4 mila litri di acqua l’ora. E interveniamo anche con coperte, kit di riparazione delle case, oppure tende per famiglie nel caso non ci sia più una casa. Inoltre, procuriamo dei set per cucinare, dei set per l’igiene personale, i bidoni per la raccolta dell’acqua, le zanzariere e i materassini…
D. – Ovviamente, immagino ci siano anche delle emergenze sanitarie in corso o comunque potrebbero esserci…
R. – Ovviamente. Stiamo predisponendo degli ospedali da campo con medici, infermieri e medicinali in arrivo. E questo per dare supporto al Ministero della salute di Manila, che comunque ha una sua struttura, ma che con le sue forze non riesce a soddisfare tutti i bisogni.
D. – Arrivano anche notizie di atti di sciacallaggio sempre più frequenti. Ci può confermare questa notizia?
R. – Purtroppo sì, perché parliamo comunque di persone che sono ormai al sesto giorno senza magari cibo o acqua particolarmente potabile. Quindi, diventano nervosi e si rendono conto che c’è cibo in determinate zone, non si fanno grandi problemi e attaccano e rubano. In alcuni casi senza particolare violenza, in altre magari sono bande armate per cui diventa un pochino più pericoloso. Questo crea un problema anche per noi, perché non siamo tutelati da un punto di vista della sicurezza e quindi dobbiamo prendere delle misure che rendono il nostro intervento un pochino più complicato.
D. – Il mondo, abbiamo visto, si sta mobilitando per aiutare la popolazione filippina, molte sono le iniziative in atto e anche voi avete organizzato una raccolta fondi…
R. – Sì, attraverso il nostro sito di Croce Rossa Italiana, insieme ad altre Ong italiane, abbiamo organizzato una grande raccolta fondi. In questo momento, siamo proprio sul posto per valutare come meglio utilizzare questi fondi: è importante anche capire quali siano le primarie necessità. Abbiamo già inviato cinque team in cinque zone diverse nelle aree colpite per andare, appunto, a determinare quelli che sono i bisogni principali in modo da fare uso diquesti fondi nella maniera più corretta.
Fonte: Radio Vaticana
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