Una legge che sia ispirata ai principi della pace e della giustizia sociale: è quanto auspica la Conferenza episcopale filippina riguardo al dibattito sulla bozza normativa che farebbe del Bangsamoro, regione del Mindanao a maggioranza musulmana, una regione “a statuto speciale”. Attualmente al vaglio del Parlamento, la “Bangsamoro Basic Law” (Bbl) prevede, per la regione, un parlamento autonomo composto da cinquanta deputati, l’elezione di una sorta di primo ministro e l’instaurazione di una sharia mitigata. L’approvazione del Bbl è il punto cruciale delle trattative tra il governo ed il Fronte di liberazione islamico Moro che, fino alla pace siglata nel 2014, ha condotto una vera e propria guerra di indipendenza nel Paese.
La pace giusta e duratura, imperativo morale
In una dichiarazione ufficiale diffusa in questi giorni, la Chiesa filippina ribadisce di non essere né a favore né contro la proposta normativa, ma di voler solo presentare “i principi morali e sociali” che devono esservi alla base, nell’ottica di “una pace duratura, imperativo morale” per cristiani, musulmani e seguaci di altre religioni. “La fiducia reciproca”, dunque, deve essere il fondamento di tutto, in quanto “pre-requisito della giustizia, dell’armonia e della pace” e condizione primaria “del dialogo e del rispetto dell’altro”.
Cristianesimo ed Islam, religioni di pace. Non fomentare discriminazioni
Poi, i presuli di Manila ricordano che “cristianesimo ed islam sono religioni di pace”, entrambe discendenti da Abramo, e che “all’origine dell’aspirazione del Bangsamoro all’auto-determinazione c’è il principio della giustizia sociale, che implica anche la pace giusta e l’armonia interreligiosa”. In quest’ottica, la Conferenza episcopale filippina chiede che la Bbl non fomenti “le discriminazioni etniche, religiose, politiche ed economiche”, bensì “promuova la giustizia sociale”, affrontando “le ingiustizie sofferte dal Bangsamoro, dalle popolazione nativa e dalle varie minoranze religiose che vivono nella regione”.
Promuovere armonia tra religioni diverse. Tutelare diritti umani universali
L’obiettivo della normativa, scrivono i vescovi filippini, deve essere quello di “promuovere rapporti armonici tra persone di gruppi etnici e fedi differenti”, “tutelando efficacemente i diritti umani universali, in particolare i diritti degli indigeni già inseriti nella legge e i diritti delle minoranze cristiane che temono persecuzioni e un’ulteriore marginalizzazione”. La Chiesa di Manila si dice, inoltre, favorevole ad una legge che “realizzi l’auto-determinazione del Bangsamoro in un’area identificata che rimanga parte dell’integrità territoriale sotto la sovranità della Repubblica delle Filippine”, rispondendo così “concretamente alle istanze, alle speranze ed alle aspirazioni di tutti i vari gruppi del Bagnsamoro”, senza violare la Costituzione.
L’invocazione a Maria
Il messaggio episcopale si conclude con l’invocazione a Maria, “onorata in modo eminente sia nel Corano che nella Bibbia come Madre di Gesù”: a Lei vengono affidati “tutti gli sforzi per una pace giusta e duratura”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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