Iniziato il V Convegno ecclesiale nazionale: 2500 delegati (vescovi, preti, religiosi, suore e laici) pregano e riflettono insieme per concretizzare le indicazioni di papa Francesco che vuole i credenti sempre più attenti agli ultimi.
I vescovi in piedi pregano in mezzo ai laici e ai presbiteri. Il Crocifisso di Giotto benedice l’assemblea. Santa Maria Novella è una delle quattro basiliche da cui i 2.500 delegati al V Convegno ecclesiale di Firenze partono in preghiera per raggiungere il Duomo. L’inno dell’appuntamento, “Chiesa del Risorto”, accompagna i pellegrini che anche da Santa Croce, da Santo Spirito e Santissima Annunziata arrivano al cuore della città.
«Il cuore di una città laica e pluralista», sottolinea il sindaco Dario Nardella, «comunità aperta con uno sguardo contemplativo». Il sindaco rivendica, per Firenze, il ruolo di città che ha aperto all’umanesimo e che ancora oggi può giocare un ruolo centrale. «Per questo ringrazio la Chiesa italiana per aver scelto questo tema», dice in apertura del Convegno.
Prima di lui il cardinale di Firenze, Giuseppe Betori, aveva ricordato che «il luogo che vi accoglie, questa cattedrale, casa delle fede e della cittadinanza del popolo fiorentino è il frutto della cultura di un popolo consapevole di quale fosse la radice che la faceva germinare e che alimentava l’umanesimo che andava costruendo per offrirlo come un dono all’intero mondo». L’arcivescovo di Firenze ricorda che «la radice era così chiara alla coscienza di questo popolo che la fece incidere sul cielo a cui rivolgeva lo sguardo in questo luogo sacro, nel miracolo ardito e perfetto della cupola di Filippo Brunelleschi, dove volle fosse l’immagine della meta verso cui siamo in cammino, che ha al suo centro Gesù, in cui riconosceva la pienezza dell’umano. “Ecce Homo”, proclama l’angelo che scorgete sopra il capo del Cristo glorioso , volto compiuto del disegno d’amore del Padre sull’umanità. In questa indicazione il Convegno ha già il cammino tracciato».
I delegati pregano e cantano. L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, nella prolusione ai lavori, li sprona: «Non siamo qui per predisporre dei piani pastorali, né per scambiarci informazioni, neppure per partecipare a dotte conferenze o a un corso di aggiornamento», dice loro. «Lo scopo del nostro appuntamento fiorentino è quello di fare il punto sul nostro cammino di fedeltà al rinnovamento promosso dal Concilio e aprire nuove strade all’annuncio del Vangelo».
La Chiesa italiana è pronta ad ascoltare e accogliere «il grido dell’umanità ferita che a noi giunge dalle tante “periferie esistenziali”: la frontiera drammatica dell’immigrazione, la frontiera sempre più tragica delle povertà anche a causa della crisi economica e occupazionale, la frontiera delicata dell’emergenza educativa». Monsignor Nosiglia parla di cultura dell’incontro, di percorso che le comunità devono fare sulle orme di papa Francesco. Una Chiesa in uscita, capace di intercettare i dubbi e le fatiche degli uomini di oggi. Che si mette in ascolto del territorio, del popolo, del magistero. In attesa, domani, delle parole che il Papa le rivolgerà domani per spronarla sulla via di un rinnovamento che sappia stare al passo degli ultimi.
Redazione Papaboys (Fonte www.famigliacristiana.it/Annachiara Valle)
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