“Un Paese che sta sempre più invecchiando, in cui la gente è sfiduciata e ripiegata su se stessa, dove le diseguaglianze sociali e le povertà non solo materiali ma etiche e spirituali stanno crescendo e dove, secondo le statistiche, il 31 per cento della popolazione vive da solo – chi per scelta, chi per necessità e chi per naufragio esistenziale – ha bisogno di riappropriarsi della speranza che la fede cristiana ha seminato nella sua storia, dando vita a un patrimonio di umanità, santità e civiltà esemplare per il mondo intero”.
Sono le parole di monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e presidente del Comitato preparatorio del Convegno ecclesiale nazionale, assicurando che in questi giorni a Firenze “la testimonianza cristiana dei credenti avrà il sapore e l’odore delle quotidiane sfide dell’esistenza: l’amore dell’uomo e della donna, la generazione dei figli, la cura dell’educazione dei giovani e della dignità dei vecchi, la coltivazione della bellezza, la verità dei sentimenti, la giustizia delle emozioni, la protezione delle fragilità, il senso del lavoro, la capacità di morire, la misura delle parole, la difesa quotidiana della speranza”.
“Firenze, la città che ci ospita – ha proseguito – ci offre il contesto propizio per respirare una cura dell’umano scaturito dalla fede che si è espressa particolarmente con il linguaggio della bellezza, della creazione artistica, della cultura e della carità, senza soluzione di continuità. Qui possiamo sperimentare un modello concreto di come la fede può diventare anima di una cultura e di come la cultura nelle sue varie sfaccettature può offrire al messaggio cristiano un alveo privilegiato per entrare con piena cittadinanza e novità dentro il pensiero, la storia e la vita di un popolo”.
“Viviamo in un clima dominato dal politicamente corretto, cioè da un sistema che ha paura delle parole non tanto perché possono ferire ma perché rivelano le debolezze e l’inadeguatezza delle culture dominanti”. È l’analisi di monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e presidente del Comitato preparatorio del Convegno ecclesiale nazionale, secondo il quale “abbiamo bisogno, invece, di linguaggi che aiutino a compiere scelte libere e responsabili, e promuovere la capacità di pensare con la propria testa ed esercitare quel senso critico della ragione che non accetta passivamente di oscurare il bene, la verità e il bello, ma ne sostiene la ricerca incessante e il coraggio di andare controcorrente”.
In particolare, l’appello lanciato dalla cattedrale fin dall’inizio dei lavori, “abbiamo bisogno di laici, donne e uomini, adulti nella fede partecipi dell’esperienza ecclesiale, nelle comunità, associazioni e movimenti, saldamente radicati e formati alla scuola del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa; laici capaci di proporre e tradurre nei vari campi del vissuto familiare, culturale, sociale e politico, il nuovo umanesimo in Gesù Cristo”. Sentito l’omaggio di Nosiglia alle donne: “Occorre che la nostra Chiesa, accogliendo l’invito di Papa Francesco, sappia riconoscere e valorizzare il loro apporto, non solo per quello che fanno, ma anche espandendo nuovi spazi di responsabilità, nei vari ambiti della missione della Chiesa e nella società”.
di Redazione Papaboys Fonte: Agenzia Sir
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