Tre importanti ricorrenze sullo sfondo di questo evento parigino: 70 anni dalla nascita dell’Unesco, 50 anni dalla Dichiarazione conciliare “Gravissimus educationis
“ e 25 anni dalla Costituzione apostolica “Ex corde Ecclesiae” sulle università cattoliche. E se l’Unesco nasceva dopo la Seconda Guerra mondiale – ha messo in luce il cardinale prefetto Grocholewski – “sulla spinta di un irrefrenabile desiderio di pace, di rispetto reciproco e di cooperazione internazionale”, oggi “l’educare – ha osservato il porporato – se mai è stato facile, assume caratteristiche più ardue”, per una formazione completa della persona umana “nella sua dimensione naturale e trascendente”, al servizio responsabile della società per edificare il “bene comune”. Per vincere questa sfida, l’educazione ha bisogno di formatori formati. Non è sufficiente – ha ammonito il prefetto Grocholewski – essere maestri di quello che si insegna, affidando il successo educativo all’efficacia dei metodi, delle tecniche e tecnologie. E’ necessario essere credibili testimoni della verità e del bene, attraverso la coerenza della propria vita”. Non ha nascosto il porporato i tanti “insuccessi” negli sforzi compiuti “per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita”. Da qui, l’invito a rispondere all’emergenza educativa, risalendo alle “cause profonde” che hanno provocato la “fragilità della situazione odierna”.Oggi, “l’educazione – ha aggiunto l’osservatore permanente, mons. Follo – deve essere anzitutto trasmettere “il senso della vita” e, a seguire, veicolare “conoscenza di sapere e di saperi, di diversità culturale”, per rispettare veramente “quello che conosciamo e che quello che non conosciamo cessi di essere considerato come ‘barbaro’”. Educare – ha spiegato mons. Follo – non significa solamente dare delle informazioni, inculcare conoscenze, ma formare ai principi di una cultura in grado di umanizzare ulteriormente l’uomo. “Non si deve educare per potere o per servire (questa è una visione strumentale dell’educazione) qualcosa ma qualcuno, educare non è dare solamente ragioni per vivere ma per chi vivere”.
Per questo, “la Chiesa cattolica, esperta di umanità – ha sottolineato il cardinale Parolin, segretario di Stato – ha posto l’educazione al centro della sua missione e continua a considerarla una priorità ai nostri giorni, specialmente in un contesto d’urgenza globale, provocata sia da un processo di cambiamento che da un approccio riduzionista che tende a limitare la portata universale dell’educazione all’aspetto puramente economico”. Per questo, ha aggiunto il porporato, “la recente crisi finanziaria” “di tipo entropico”, ovvero interna al sistema, “ha originato una perdita di senso e quindi di apatia sociale” verso il bene comune, “in nome di un’antropologia minimalista dell’”homo oeconomicus”, che soffoca le relazioni interpersonali e intrappola le potenzialità razionali”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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