Non è un incarico come gli altri quello che affidato al parroco della parrocchia di San Giacomo a Medjugorje. Tra le innumerevoli responsabilità egli deve anche assolvere al delicato compito di accogliere i milioni di pellegrini che da tutto il mondo si recano nel Santuario mariano. Un impegno che farebbe indietreggiare anche chi nelle parrocchie è un veterano. Ma fra Branko Rados, nonostante la sua giovane età (è nato a Crvenicama nel 1967), riesce ad affrontare tutto nello “spirito di letizia” che, con semplicità francescana, trasmette anche a quanti lo incontrano.
In un’intervista alla rivista “Glas Mira Medjugorje” il giovane parroco racconta come Dio lo ha guidato verso Medjugorje e come oggi continua ad accompagnarlo nel suo servizio alla Regina della Pace.
“Avevo appena finito il settimo anno della scuola dell’obbligo quando mi arrivò all’orecchio – mentre stavo raccogliendo il fieno – la notizia che a Medjugorje appariva la Madonna. Non avevo idea di dove fosse questo posto, così, rientrato a casa, misi mano alla cartina geografica. In famiglia normalmente pregavamo ogni sera, ma in quei giorni la disposizione interiore era diversa e la preghiera vissuta in un profondo raccoglimento. Nell’autunno del 1981 decidemmo di recarci in pellegrinaggio, a piedi, verso il luogo delle apparizioni: 20 ore di cammino; ma quando arrivammo, vedemmo un fiume di gente rientrare dal programma serale cantando e pregando – quello era già un segno molto grande. Quest’incontro con Medjugorje fu determinante per la mia scelta del sacerdozio
e della vita consacrata. “Seguimi!”, mi sentii dire, come tutte le anime chiamate al ministero sacerdotale, e già questo è una grande benedizione. In questa ottica vedo il lavoro nel grande campo di Dio che è Medjugorje: è impegnativo, ma allo stesso tempo, è una grande benedizione.Non guardo me stesso e i miei compagni sotto una luce speciale, sono infatti sicuro che anche nel nostro caso Dio non abbia scelto persone particolarmente sagge né più abili di altri. Ci ha inviato in missione così come siamo, dicendoci, come fece un tempo con gli Apostoli: “Andate e non preoccupatevi di cosa direte, vi sarà detto al tempo opportuno“. Sono Cristo e Maria che ci guidano, ci incoraggiano, ci sostengono, ci correggono e ci rialzano quando cadiamo. Medjugorje è un’offerta ma è anche una sfida. Sento che Dio ci dà molto ma ci chiede anche tanto. Proprio come tutti quelli che vengono in pellegrinaggio, anche noi qui impariamo a pregare, a servire, ad accettare la gente e a tentare di comprenderla. In questa fonte di fede e di preghiera abbiamo l’occasione di crescere spiritualmente e di arricchire gli altri. Ogni messa, confessione, adorazione, rosario ci rinnova e ci dona l’opportunità di avvicinarci a Cristo e di condurre a Lui le anime, perché è Lui quello di cui le persone hanno bisogno.
L’ uomo d’oggi ha sete di pace, felicità, amore, verità e solo Gesù è tutto questo. “Lui è la nostra Via, Verità e Vita“. Qui siamo quotidianamente in contatto con gente di differente razza, provenienza, cultura e tradizioni. Siamo così diversi eppure uguali davanti a Dio. Tutti lodiamo Dio nella nostra lingua madre e questo risuona come una meravigliosa armonia. Abbiamo l’occasione di ascoltare le sofferenze altrui e tante altre storie di vita. Siamo necessari alla gente in quanto sacerdoti ventiquattro ore al giorno. Per questo non è facile rimanere sempre pazienti, cortesi, affabili.
Talvolta, forse anche inconsciamente, scandalizziamo le persone. Ma questa è la dimostrazione che siamo uomini – peccatori, deboli – e che non siamo noi a fornire la cura. Cristo è il medico delle nostre anime e del nostro corpo, mentre noi sacerdoti siamo solo quelli che portano la gente a Lui. Ognuno di noi ha sperimentato un’intensa soddisfazione spirituale sentendo quanto siano risananti e salvifiche le parole che Gesù pronuncia attraverso noi sacerdoti: “Ti sono rimessi i peccati, và e non peccare più”.
Quando vengono, le persone sono consapevoli che non hanno niente di particolare da vedere, né straordinarie bellezze naturali né chissà quali altre attrazioni culturali. Qui in realtà non si guarda tanto con gli occhi quanto con il cuore. E quando l’uomo guarda con il cuore qualcosa, quando con il cuore comincia ad amarla, quando una volta giunto alla fonte può attenuare la sua sete, egli tornerà sempre a questa fonte. Le persone hanno scoperto che Dio qui è “più vicino” del solito; hanno sentito la forza dell’abbraccio del Padre perché a Lui ritornano come il figliol prodigo; hanno sperimentato di essere nuovamente importanti per qualcuno e che, nonostante tutto, Dio li ama immensamente… per questo tornano spesso. Uno dei sentimenti più belli è quando l’uomo avverte che gli viene restituita la dignità umana. Dio qui ha detto chiaramente a molti che sono i suoi figli, che li ha incisi sul suo cuore e che nessuno potrà mai cancellarli. Mi sembra che sia proprio questo ciò che qui le persone cercano e che poi trovano.
Per questo in tutto il mondo una moltitudine di anime ha risposto così apertamente alla chiamata che Dio ha inviato attraverso la Madonna. Dio attraverso Maria ha aperto moltissimi cuori induriti, ha cambiato il futuro di tanta gente, ha rallegrato un enorme numero di infelici e restituito la pace a chi non l’aveva. Non siamo neanche consapevoli di quanto Medjugorje – ovvero la venuta della Madonna – abbia modificato il mondo, quante guerre siano state evitate nelle famiglie.
Milioni di persone le sono grate: ecco perché nascono i gruppi di preghiera in tutto il mondo e in moltissime parrocchie si segue lo stesso programma liturgico serale come qui a Medjugorje è la speranza ed il futuro, ma prima di tutto un’offerta al mondo. La Madonna come una madre buona e costante ci invita alla pace. Oggi si parla molto di pace Perché? Viviamo nell’era del commercio. Tutto si può comprare e molti pensano che anche la pace si possa acquistare. Dimenticano che la pace è il prodotto del nostro cuore, che la pace si trova in Dio – in Gesù Cristo, Principe della pace. Dimenticano che Dio può tutto nella loro vita, tranne una cosa: non può costringerci a pregare, perché rispetta la nostra libertà. Per entrare in una camera è necessario aprire la porta. Perché Dio entri nei nostri cuori, è importante aprirGli la porta: e questa è la nostra preghiera”. Fonte medjugorje.altervista.org
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