Di seguito una breve intervista sulla sua vocazione che lo porta giorno dopo giorno ad annunciare la lieta novella del Cristo Risorto.
Innanzitutto da un libro su San Francesco regalatomi da una suora. A 14 anni andai in gita ad Assisi e rimasi letteralmente folgorato dalla radicalità della figura di San Francesco. L’avvertivo come una figura estremamente attuale. Rientrato a casa, di nascosto da mia madre, presi tutti gli oggetti in oro che mi avevano regalato per il battesimo, comunione e cresima, li vendetti, mi comprai una bibbia e diedi tutto il resto ai poveri. Dopo quel gesto palesai il mio desiderio di consacrare la mia vita a Cristo a mia mamma ma lei mi disse: “per ora fai le superiori, se poi è una cosa che viene da Dio, lo farai”. E così feci: mi sono diplomato perito chimico all’Industriale di Vasto. In quegli anni anche se vivevo in tutto e per tutto come i ragazzi della mia età coltivando anche la mia passione per la musica (ho imparato a suonare sax, chitarra e pianoforte) alimentavo la mia fede con le scritture sacre e la frequenza dei sacramenti. Spesso stavo fino a sera inoltrata a leggere. Mia mamma pensava che stessi studiando invece leggevo la Parola di Dio. Un giorno un sacerdote in confessione mi disse: “la preghiera è il respiro dell’anima.
Prova a tapparti il naso e cerca di respirare e così è il valore della preghiera per l’anima.”Questa frase mi ha segnato in maniera profonda e tutt’ora per me è il principale punto di riferimento. Guai a lasciare la preghiera! Quando si vedono consacrati spenti è perché hanno smesso di pregare. Dopo il diploma era ancora vivo quel desiderio di donare la mia vita a Dio in maniera totale ma il dubbio era “Con quale ordine religioso, ce ne sono tantissime”.
In un viaggio a Fatima un sacerdote mi disse: “E’ vero che vuoi diventare un frate Cappuccino?”. E così, a 19 anni, dopo quella profezia intrapresi il percorso vocazionale per diventare un frate francescano a Penne (PE). Gli ultimi 5 dei dieci anni li trascorsi ad Assisi dove seguivo un gruppo di missionari. Nei mesi estivi andavo anch’io in Amazzonia con 40° e 80% di umidità. Mi ero convinto al 100% che sarei dovuto anch’io partire missionario. Ma come si suol dire “se vuoi far ridere Dio raccontagli i tuoi progetti”. Nel 2009 ci fu il terremoto dell’Aquila e io sentii forte la voce “va a riparare la mia casa”. E così lì fui chiamato e lì andai abbandonando il progetto del partire missionario.
Io ho una formazione francescana, benedettina e ignaziana. Ho sentito forte l’esigenza di vivere il silenzio per conoscere meglio stesso e ascoltare in profondità la voce di Dio. Per un anno intero in diverse tappe ho fatto esercizio del silenzio assoluto in vari eremi e ho intervistato tanti religiosi che erano avanti a me da questo punto di vista. Ho appreso più da questo anno di silenzio che da tanta teologia. Il silenzio è un qualcosa di trasversale e da cui tutti potrebbero trarre vantaggio anche i vari cammini di fede.
Nel 2008 ho scritto il libro “Silenzio, parla il Silenzio” e dopo due anni sono partiti i primi corsi del Silenzio. Un giorno sfogliando il libri nella biblioteca del convento di Penne, mi imbattei in un libro nella cui copertina era raffigurata la Madonna del Silenzio, una venerazione che risale all’ottavo secolo. Feci delle ricerche e trovai anche un affresco in Egitto e così decisi di commissionare un’icona della Vergine del Silenzio alle monache benedettine dell’Isola di San Giulio D’Orta (NO). Hanno impiegato ben nove mesi per “scrivere” questa immagine da cui vengono realizzate le copie dei vari gruppi di spiritualità della “Vergine del Silenzio” che si vanno fondando un pò dappertutto non solo in Italia ma anche all’estero.
E’ un mandato papale nato per volontà di papa Francesco nell’anno della Misericordia conferito a me e ad altri 1069 sacerdoti sparsi per tutto il mondo dal febbraio 2016. Abbiamo il mandato di annunciare la bellezza della misericordia di Dio, ed essere confessori umili e sapienti, capaci di grande perdono per quanti si accostano alla Confessione e la facoltà di assolvere dai peccati riservati alla Sede Apostolica: il primo è la profanazione della Santa Eucaristia, il secondo è l’assoluzione del complice, il terzo la violazione del sigillo sacramentale (che consiste nel far trapelare quanto ascoltato in confessione), il quinto infine la violenza fisica contro il Pontefice. Io amo molto esercitare il servizio della confessione perchè so quanto sollievo porta all’anima. e Anche se a sera posso sentire tutto il peso di situazioni pesanti delle persone che ho ascoltato poi le affido tutte al Signore affinché lui possa agire.
Molta colpa è di noi che ci proclamiamo cristiani e di un eccesso di clericalismo anche tra noi consacrati. E’ papa Francesco stesso che lo dice. Un giorno un mafioso mi ha detto “Io voglio che i sacerdoti facciano i sacerdoti sennò io continuo a fare il mafioso”. La chiesa non è un museo! Spesso vado tra i senzatetto di Pescara eloro mi aiutano a vedere il valore dell’essenzialitàDeve essere innanzitutto un luogo dove tutti si possano sentire accolti, amati e abbracciati da noi credenti che siamo anche il volto di Dio. Spesso parliamo quasi di un Dio burattinaio invece Lui è un Dio che si inginocchia di fronte alla nostra libertà, è sempre pronto a perdonare chiunque perchè è eternamente innamorato dell’uomo. Siamo noi che noi riusciamo a perdonare noi e gli altri.
Un cristiano e ancor di più un sacerdote che è sempre triste, anche quando esce dalla messa, cosa può annunciare? Noi cristiani dobbiamo essere irradiatori di gioia. Ogni mattina dobbiamo fare nostra la preghiera di san Francesco “Laudato si mio Signore per la giornata che mi appresto a vivere.”
(www.sansalvo.net – Maria Napolitano)
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