«Ci sono mattine in cui non mi alzerei mai, ma la mia sveglia suona alle 4.30 e un’ora dopo devo essere negli studi di Saxa Rubra a Roma». Francesca Fialdini ci racconta così l’inizio della sua giornata, quando riesce a rubare ancora cinque minuti di sonno dopo aver acceso la macchinetta del caffè e poi, più tardi, mentre si sottopone al trucco.
Ma alle 6.40 gli spettatori notano solo il suo sorriso solare, quando inizia a condurre con Franco Di Mare Uno Mattina. Alle 10, la trasmissione finisce, ma non il lavoro di Francesca, che fino alle 13 comprende almeno due riunioni. «In genere, il pomeriggio ce l’ho libero e lo dedico alle faccende di casa. Una volta al mese, riesco a concedermi il parrucchiere, ma poi alle 18 si ricomincia a lavorare per il giorno dopo, fino alle ore 21.30, anche 22».
Riservatissima sulla sua vita privata, di sicuro dal lunedì al venerdì la giornalista ha poco tempo per pensare ad altro: «Ma non mi dispiace, perché considero il mio lavoro come una vocazione. È un sacrificio solo per il mio fisico». Durante la settimana, quindi, non trova tempo per lo sport, ma nel week-end «se riesco vado in piscina, o ne approfitto per andare a sciare. Mi rigenera e mi aiuta a fuggire dai ritmi della città. In realtà, sono sempre stata molto pigra e sono invogliata a fare sport solo quando mi permette anche di godere della natura, in montagna come al mare, perché così fa bene sia al corpo, sia allo spirito. Se devo andare in palestra o in piscina solo per sfogarmi, penso sia una soluzione a metà e, quindi, non ci vado molto volentieri».
Francesca Fialdini è una grande tifosa della Juventus e, da ragazza, si divertiva a giocare a calcio con gli amici: «Quando abitavo a Massa, mi è capitato spesso di fare partite miste uomini-donne e, una volta, non so come sia successo, con un mio tiro la palla è finita in rete: questa azione mi ha reso celebre per mesi! L’anno scorso, ho sfruttato tale passione giocando per beneficienza con un’associazione che si occupa di disagio giovanile». Per quanto riguarda l’alimentazione, si definisce «un disastro». «So che prima o poi pagherò per questo… non so cucinare. Comunque, mangio di tutto e, a pranzo, preferisco andare fuori, così almeno sono sicura di avere un piatto di pasta caldo, altrimenti quando rimango a casa, a volte, rischio addirittura di non mangiare niente, perché ho il frigorifero vuoto. Purtroppo, i miei ritmi lavorativi non mi aiutano, ma d’estate riesco a recuperare un po’».
In genere, Francesca risolve i piccoli problemi di salute da sola, senza ricorrere immediatamente al medico. Qualche tempo fa, lo stress si è però fatto sentire e la giornalista ha cominciato a soffrire di forti emicranie che, «a un certo punto, mi hanno reso la vita impossibile. Quando tornavo a casa, non potevo far altro che stare a letto, ma al lavoro dovevo sopportare il dolore, fino a quando, una mattina, sono dovuta correre al Pronto soccorso perché non ce la facevo più. Mi hanno fatto una tac e la risonanza magnetica e, grazie al cielo, non c’era nulla di preoccupante. Le cause non le abbiamo mai scoperte del tutto, ma il mio medico di Massa mi ha suggerito una cura particolare con un farmaco che ormai porto sempre con me. In questo modo, sono riuscita a controllare le esplosioni di dolore, che nel frattempo, per fortuna, si stanno verificando sempre meno, forse perché con il passare del tempo ho imparato a gestire meglio il carico di stress».
A proposito della sua formazione religiosa, Francesca racconta quanto sia stato decisivo l’incontro con un frate cappuccino: «Ho conosciuto padre Alessandro quando avevo 19 anni. Ero appena arrivata a Roma, avevo tanti pensieri, preoccupazioni e sogni più grandi di me e lui mi ha aiutata a riflettere sul fatto che, forse, le cose che mi sembravano importanti in quel momento non lo erano poi così tanto. E che comunque c’era chi vegliava su di me e bastava affidarsi a Lui». Lo scorso autunno, la giornalista, non paga dei suoi impegnativi ritmi lavorativi, ha presentato insieme al cantautore Giovanni Caccamo il 59° Zecchino d’Oro. «È stata una bellissima esperienza perché, mentre conducevo il programma, arrivava una grande energia, ero travolta dall’entusiasmo dei bambini e, anche dopo, mi rimaneva un grande senso di felicità. Durante le prove restavo a lungo a guardarli, quando non se ne accorgevano, e mi ha colpito l’ingenuità, la naturalezza che esprimevano, nonostante stessero partecipando a una gara, perché lo Zecchino rimane ancora un territorio incontaminato. In particolare, c’era un bambino molto simpatico e vivace che faceva esattamente quello che voleva, quando voleva, e piano piano ho imparato a rispettare i suoi tempi. Questo mi ha aiutata a capire anche i suoi compagni». Ma il 2016 doveva ancora riservarle una bellissima sorpresa: «Qualche giorno prima di Natale, nel 30° anniversario di Uno Mattina, poco prima dell’inizio della trasmissione, il direttore del Tg1 Mario Orfeo ha detto a me e a Franco (Di Mare, ndr.) che avrebbe chiamato papa Francesco in diretta, per fare gli auguri ai telespettatori: siamo rimasti senza parole, anche perché eravamo gli unici a sapere quello che sarebbe successo di lì a poco. Così, quando la telefonata è arrivata davvero, è stato molto emozionante, perché vedevamo lo stupore di tutti quelli che stavano intorno a noi. Il Papa ci ha sorpreso perché parlava in modo molto colloquiale, come se fosse un amico di vecchia data, tanto che abbiamo potuto persino fargli delle domande in tutta tranquillità. Questo modo così informale ci ha quasi imbarazzati, perché di solito anche con gli ospiti che incontriamo ogni mattina dobbiamo seguire alcune regole di comunicazione, e invece lui ha superato tutte le convenzioni: ci ha davvero spiazzati».
Prima di condurre Uno Mattina, la giornalista ha lavorato per Radio Vaticana e per molti anni nel programma A sua immagine, avendo l’opportunità di conoscere Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e anche lo stesso papa Francesco. «Di ciascuno ho un ricordo, un’emozione che vince sulle altre; con papa Wojtyla mi tremavano le mani e sembrava che mi conoscesse da una vita, mentre Benedetto XVI mi ha colpito per la sua dolce timidezza: mi guardava con una tale profondità che mi ha fatto sentire dentro tanta tenerezza. Mi è sembrato un uomo completamente diverso dalla figura austera che è stata spesso raccontata. Bergoglio ho già avuto il piacere di incontrarlo più volte. Mi ha sempre donato una sensazione di pace: quando sono davanti a lui, non ci sono più preoccupazioni, non esiste più niente se non la serenità».
CHI È
Nata a Massa l’11 ottobre 1979, si laurea in Scienze della comunicazione all’Università “La Sapienza” di Roma e nel 2004 inizia a lavorare per Radio Vaticana. Per diversi anni è inviata e conduttrice di A sua immagine su Rai Uno. Nel 2010 presenta la trasmissione Cultbook – Storie su Rai 2 e conduce Un’estate fa su Radio 1. Nel 2013 Fabio Volo la chiama ad affiancarlo in Volo in diretta e insieme a Tiberio Timperi fa gli onori di casa a Mezzogiorno in famiglia. Dal 2014 è il nuovo volto di Uno Mattina, che conduce insieme a Franco Di Mare. Nel 2016 ha condotto lo Zecchino D’Oro con il cantautore Giovanni Caccamo.
CIBO
Mangia di tutto.
SPORT
Le piace nuotare e sciare.
OBIETTIVI
Trasformare il suo libro Il sogno di un venditore di accendini in uno spettacolo teatrale.
CURIOSITÀ
A dicembre è uscito Il sogno di un venditore di accendini, primo romanzo scritto da Francesca Fialdini (Editrice Città Nuova, 102 pagg., 12 euro) ispirato alla storia di un uomo fuggito dal Senegal e arrivato in Italia. Il libro parla del suo rapporto epistolare con la famiglia in Senegal, del suo lavoro di venditore di accendini, dei passi verso l’integrazione nel nostro Paese, del successivo ricongiungimento con i familiari e di come il figlio Abdou sia diventato il primo avvocato africano del foro di Milano e la figlia un’affermata ingegnere. «Ho conosciuto questa storia durante un incontro all’Università Cattolica di Milano, quando lo stesso Abdou Mbodj l’ha raccontata ai ragazzi.
Quando la casa editrice mi ha proposto di scrivere un libro sulle relazioni familiari, ho pensato che quella storia le potesse rappresentare tutte perché c’era l’amore tra marito e moglie, tra un padre e un figlio, per la terra abbandonata, per quella nuova e soprattutto l’amore per la vita».
Fonte www.famigliacristiana.it/Katia Del Savio
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