Alcuni rivolgono un semplice sguardo, ma con ammirazione; altri restano indifferenti, ma rispettosi, moltissimi grati perché «ci siete in questo luogo laico», «siete la fiaccola accesa in questo mondo che corre ». Sono le più varie le reazioni dei frequentatori della “movida” romana, che ogni sera si imbattono sul Lungotevere in un’enorme immagine di san Massimiliano Kolbe, nelle icone di san Francesco, nei frati con saio e cordone che parlano, incontrano la gente, si fermano per ascoltare fino a tarda notte.
Sono tornati per il secondo anno consecutivo i frati del Centro missionario francescano, che hanno sentito il forte richiamo a «uscire e andare nelle periferie», in perfetto stile francescano, e che hanno trovato posto per tutta l’estate, fino al 2 settembre, sulle banchine del Tevere, tra ponte Sisto e Porta Portese, dalle 19 alle 2 di notte, ogni sera, tra la gente. «Diamo un volto umanitario, sociale e spirituale all’estate romana sul Tevere», è lo slogan scelto da padre Paolo Fiasconaro, frate minore conventuale siciliano, per sensibilizzare turisti e visitatori romani a vivere momenti di crescita nelle calde serate estive e anche per far conoscere le attività missionarie che i francescani conventuali promuovono in 40 Paesi del mondo.
L’iniziativa, nata in collaborazione con l’associazione culturale ‘La Vela d’oro’ di Roma, vuole valorizzare il tempo libero con contenuti culturali, artistici e promozionali, accogliendo l’invito di papa Francesco che stimola i credenti a “uscire dalle proprie strutture” per andare nelle “periferie esistenziali dell’uomo”, dove la gente vive tempi e spazi di sana cultura.
«La missione sulle banchine è un’avventura che ha dello straordinario e del sorprendente – racconta padre Paolo, entusiasta –. Straordinario per la novità di una proposta e di una esperienza inusuale, in un luogo “laico”, in una periferia umana quale è la movida romana del divertimento, del relax serale e della passeggiata serale dei romani e dei turisti. Sorprendente per i risvolti positivi nel dialogo e nell’incontro con la gente di varie estrazioni sociali, nazionalità, razza e culture: una moltitudine di tipologie diverse, giovani e famiglie intere, suore e preti, seminaristi e diplomatici, credenti e non credenti di varie religioni e ideologie. Una fiumana umana che guarda meravigliata, si ferma, dialoga e cammina fino a notte fonda alla ricerca di un sorriso, di un consiglio, di uno sfogo e forse di ritrovare la strada perduta».
L’esperienza dello scorso anno è stata positiva: «Abbiamo visto transitare per tutta l’estate quasi 2 milioni di persone: tutti hanno potuto osservare il nostro stand e la nostra presenza tra la gente, in un sito con tanti ristoranti, eventi e due chilometri di spazi espositivi – spiega ancora padre Fiasconaro –. Proficua è la consegna di una cartolina “Caro Papa Francesco, per me la missione è”, dove ognuno può esprimere un proprio pensiero sul concetto di missione. Inoltre si distribuiscono migliaia di depliant, rosari, biografie e la nostra rivista Il Missionario Francescano.
Non vendita di oggetti missionari, ma solo presenza e testimonianza».
L’incontro con la gente è molto stimolante. «La proposta del concetto di “missione” spiazza ogni ideologia e, al di là del proprio credo, dentro la “missione” sono insiti i valori dell’altruismo, della condivisione, del volontariato, della solidarietà – osserva padre Fiasconaro -. L’esperienza vissuta sulle banchine è esportabile in altri siti laici e credo che sia la nuova frontiera di una evangelizzazione davvero nuova. Essa fa tesoro di queste opportunità per penetrare dentro il tessuto di una collettività disorientata, distratta e alla ricerca dell’accoglienza fraterna e di testimonianze credibili in grado di dare risposte ai grandi problemi esistenziali dell’umanità e alle tante povertà che affliggono il mondo contemporaneo, bisognoso di Dio».
Di Alessandra Turrisi per Avvenire