Francesco al Quirinale:: “busso idealmente alla porta di ogni italiano, il Paese ritrovi la concordia”

ROMA – Impegnarsi con rinnovata convinzione a sostenere la famiglia: è uno dei passaggi forti del discorso che Papa Francesco ha rivolto stamani nella sua visita al Quirinale al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Il Pontefice ha messo l’accento sull’importanza della collaborazione tra Chiesa e Stato, ha ricordato le sue origini italiane, quindi ha auspicato che la nazione ritrovi “creatività e concordia” necessarie al suo sviluppo.

Un “segno di amicizia” che conferma “l’eccellente stato delle reciproche relazioni” tra Italia e Santa Sede. Con queste parole, Papa Francesco ha sintetizzato il senso della sua visita al Quirinale. E rivolgendosi a Giorgio Napolitano ha subito rammentato i suoi “tanti gesti di attenzione” per la sua persona come anche per Benedetto XVI. Al mio predecessore, ha detto il Papa, “desidero rivolgere in questo momento il nostro pensiero e il nostro affetto”. Quindi, ha fatto riferimento alle sue origini italiane: “RendendoLe visita in questo luogo così carico di simboli e di storia, vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo”.

Ripensando ai “momenti salienti nelle relazioni tra lo Stato italiano e la Santa Sede”, Papa Francesco ha ricordato l’inserimento nella Costituzione dei Patti Lateranensi e l’Accordo di revisione del Concordato, di cui a breve ricorrerà il 30.mo anniversario. Qui, ha osservato, abbiamo “il solido quadro di riferimento normativo per uno sviluppo sereno dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia”. Un quadro, ha soggiunto, che “riflette e sostiene la quotidiana collaborazione al servizio della persona umana in vista del bene comune, nella distinzione dei rispettivi ruoli e ambiti d’azione”: “Tante sono le questioni di fronte alle quali le nostre preoccupazioni sono comuni e le risposte possono essere convergenti. Il momento attuale è segnato dalla crisi economica che fatica ad essere superata e che, tra gli effetti più dolorosi, ha quello di una insufficiente disponibilità di lavoro”. E’ necessario, ha poi avvertito, “moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere ed irrobustire ogni segno di ripresa”: “Il compito primario che spetta alla Chiesa è quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza; perché là dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie e l’impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove potenzialità per uno sviluppo sostenibile e sano”.

Quindi, Papa Francesco ha rammentato le sue prime visite pastorali in Italia: “A Lampedusa, anzitutto, dove ho incontrato da vicino la sofferenza di coloro che, a causa delle guerre o della miseria, si avviano verso l’emigrazione in condizioni spesso disperate; e dove ho visto l’encomiabile testimonianza di solidarietà di tanti che si prodigano nell’opera di accoglienza”. Ha così ricordato la visita a Cagliari e quella ad Assisi, “per venerare il Santo che dell’Italia è patrono e di cui ho preso il nome”. Anche in questi luoghi, ha affermato, “ho toccato con mano le ferite che affliggono oggi tanta gente”. Ed ha sottolineato che “al centro delle speranze e delle difficoltà sociali, c’è la famiglia”: “Con rinnovata convinzione, la Chiesa, continua a promuovere l’impegno di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili. La famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione”. La Chiesa, ha detto ancora, “mette a disposizione della società le sue energie” e al tempo stesso chiede che la famiglia sia “apprezzata, valorizzata e tutelata”: “Signor Presidente, in questa circostanza mi è caro formulare l’auspicio, sostenuto dalla preghiera, che l’Italia, attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali, sappia nuovamente trovare la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo, a promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona, e ad offrire nel consesso internazionale il suo contributo per la pace e la giustizia”.

Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana:

 

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