CITTA’ DEL VATICANO – Con i bambini e i giovani “non si gioca”, “non si può sperimentare”. Se ne è detto certo Papa Francesco, ricevendo una delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia (Bice). Ai membri dell’organismo, il Pontefice ha ricordato l’importanza della difesa dei diritti dei minori, intervenendo anche sulla questione degli abusi commessi da esponenti della Chiesa. Quindi ha sottolineato come il “futuro” sia in mano dei bambini e come negli anziani ci sia la “saggezza” di un popolo.
Ai nostri giorni, “è importante” portare avanti progetti contro il “lavoro-schiavo”, il “reclutamento di bambini-soldato” e “ogni tipo di violenza sui minori”. È tornato su questioni che gli stanno particolarmente a cuore il Papa, ricevendo la delegazione del Bice. La riflessione è partita innanzitutto dagli abusi commessi su minori da esponenti della Chiesa. “Mi sento chiamato a farmi carico” e “a chiedere perdono” – ha detto Papa Francesco – per tutto il male che alcuni sacerdoti “hanno compiuto, per gli abusi sessuali sui bambini”: “La Iglesia es conciente de este daño, que es un daño personal, moral de ellos… La Chiesa è cosciente di questo danno! E’ un danno personale e morale loro … ma di uomini di Chiesa! E noi non vogliamo compiere un passo indietro in ciò che riguarda il trattamento di questo problema e le sanzioni che devono essere comminate. Al contrario credo che dobbiamo essere molto forti! Con i bambini non si gioca!”.
Il Pontefice si è quindi soffermato sulla missione del Bice – organismo impegnato “in favore dei bambini” – “espressione concreta e attuale della predilezione che il Signore Gesù ha per loro”: “Reafirmar el derecho de los niños a crecer en una familia, con un padre … Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare in relazione alla mascolinità e alla femminilità di un padre e di una madre”.
Papa Francesco è, dunque, andato subito al cuore della questione: l’“impostazione dei progetti educativi”, perché – ha spiegato – è innanzitutto necessario “sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli”: “En este punto quisiera manifestar mi rechazo a todo tipo de experimentaciones … A questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del ‘pensiero unico’”.
Citando un recente colloquio con un educatore, il Pontefice ha riferito che, a volte, con “progetti concreti di educazione”, non si capisce se “si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”. In questo quadro, il Papa ha espresso apprezzamento per il lavoro compiuto dal Bice, “nato – ha detto – dalla maternità della Chiesa”, prendendo origine “dall’intervento del Papa Pio XII in difesa dell’infanzia all’indomani della II guerra mondiale”. Da allora, ha aggiunto, questa organizzazione “si è sempre impegnata a promuovere la tutela dei diritti dei minori, contribuendo anche alla Convenzione dell’Onu del 1989” e collaborando “costantemente” con gli uffici della Santa Sede a New York, a Strasburgo e Ginevra: “Trabajar por los derechos humanos presupone mantener siempre viva la … Lavorare per i diritti umani presuppone di tenere sempre viva la formazione antropologica, essere ben preparati sulla realtà della persona umana, e saper rispondere ai problemi e alle sfide posti dalle culture contemporanee e dalla mentalità diffusa attraverso i mass media”.
Ovviamente, ha precisato, non si tratta di chiuderci in ‘campane di vetro’, ma di “affrontare con i valori positivi della persona umana le nuove sfide che ci pone la cultura” di oggi. Il Pontefice ha quindi auspicato per i dirigenti e gli operatori del Bice stesso “una formazione permanente sull’antropologia del bambino, perché è lì – ha detto – che i diritti e i doveri hanno il loro fondamento” e da essa dipende appunto “l’impostazione dei progetti educativi”, che comunque “devono continuare a progredire, maturare e adeguarsi” al segno dei tempi, rispettando “l’identità umana e la libertà di coscienza”. Ha concluso ricordando il logo della Commissione della protezione dell’infanzia e dell’adolescenza di Buenos Aires: la Sacra Famiglia che, sul dorso di un asinello, scappa in Egitto per difendere il proprio Bambino: “A veces para defender hay que escapar. A veces hay que quedarse y proteger. … A volte per difendere, è necessario scappare; a volte è necessario fermarsi per proteggere; a volte è necessario combattere. Però sempre bisogna avere tenerezza”.
Il servizio è di Giada Aquilino per la Radio Vaticana (disponibile anche in file audio):
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