Papa Francesco ha incontrato segretamente Kim Davis, l’impiegata di Contea del Kentucky che è andata in prigione perché si è rifiutata di rilasciare una licenza di matrimonio a una coppia omosessuale. Un incontro particolarmente significativo, alla luce delle dichiarazioni molte nette del Pontefice in tema di obiezione di coscienza espresse durante il viaggio di ritorno dagli Stati Uniti.
La notizia anticipata dal magazine «Inside the Vatican» è stata confermata dal legale di Kim Davis. Kim Davis e il marito si trovavano a Washington, la settimana scorsa, per un altro evento; Kim e il marito dovevano ricevere un premio «Il costo di essere discepoli, Cost of Discipleship» venerdì 25 settembre dal «The Family Research Council» al Omni Shoreham Hotel.
L’incontro è avvenuto in segreto la scorsa settimana, giovedì pomeriggio, nella Nunziatura
, ed è durato circa 15 minuti. Non risulta che l’evento sia stato organizzato né dalla Conferenza Episcopale Usa, né come iniziativa di un singolo vescovo statunitense. Entrambi i genitori di Kim sono cattolici, ma non sembra che né l’impiegata né suo marito appartengano alla Chiesa di Roma; seguono piuttosto una confessione evangelica pentecostale.Kim e il Papa si sono abbracciati. «Il Papa mi ha parlato in inglese – ha dichiarato Kim Davis – non c’erano interpreti. Mi ha detto: “Grazie per il suo coraggio”. Ho risposto: “Grazie a Lei, Santo Padre. In precedenza avevo chiesto a un monsignore quale fosse il modo corretto di rivolgersi al Papa, e se fosse appropriato che lo abbracciassi, e mi hanno detto che sarebbe stato ok abbracciarlo. È stato un momento straordinario. Resti forte, mi ha detto e mi ha dato in dono un rosario, e uno a mio marito, Joe. Sono scoppiata a piangere, ero profondamente emozionata». È intenzione di Kim di regalare il rosario ricevuto dal Papa ai propri genitori.
Kim ha aggiunto che si sentiva quasi mortificata, dall’onore di incontrare il Papa. «Perché proprio io, fra tutti? Chi sono io per avere questa rara opportunità? Sono solo un’impiegata di Contea che ama Gesù e vuole servirlo con tutto il cuore. Papa Francesco è stato gentile, sinceramente affettuoso, e molto carino. Mi ha persino chiesto di pregare per lui!».
L’incontro con il Papa è stato tenuto segreto probabilmente per evitare una “politicizzazione” del caso, vista la posizione di Obama e dell’amministrazione democratica in tema di coppie dello stesso sesso. Ma appare chiaro il legame fra la visita, breve e molto carica emotivamente, e le parole del Papa sull’aereo verso Roma.
Nella conferenza stampa sul volo di ritorno dagli Usa a Roma la domanda di Terry Moran, di “ABC News”, era questa: «Santo Padre, Lei ha reso visita alle Piccole Sorelle dei poveri, e ci è stato detto che Lei ha voluto manifestare il Suo sostegno alle suore anche in sede giudiziaria. Santo Padre, Lei sostiene anche quegli individui – compresi i funzionari governativi – che dicono di non potere, secondo la loro buona coscienza, secondo la loro coscienza personale, attenersi a determinate leggi o assolvere ai loro compiti di funzionari governativi, per esempio nel rilasciare licenze matrimoniali a coppie dello stesso sesso? Lei sosterrebbe queste rivendicazioni di libertà religiosa?».
Il Papa ha risposto: «Io non posso avere in mente tutti i casi che possono esistere di obiezione di coscienza. Ma sì, posso dire che l’obiezione di coscienza è un diritto ed entra in ogni diritto umano. È un diritto, e se una persona non permette di esercitare l’obiezione di coscienza, nega un diritto. In ogni struttura giudiziaria deve entrare l’obiezione di coscienza, perché è un diritto, un diritto umano. Altrimenti, finiamo nella selezione dei diritti: questo è un diritto di qualità, questo è un diritto di non qualità… È un diritto umano. A me sempre – questo va contro di me! – sempre ha commosso quando, da ragazzo ho letto – parecchie volte – la “Chanson de Roland”: quando c’erano tutti i maomettani in fila, e davanti c’era il fonte battesimale o la spada, e dovevano scegliere. Non era permessa loro l’obiezione di coscienza. No, è un diritto. E noi, se dobbiamo fare pace, dobbiamo rispettare tutti i diritti».
Moran ha insistito: «Questo comprende anche i funzionari governativi?». Al che papa Francesco ha risposto: «È un diritto umano. Se il funzionario di governo è una persona umana, ha quel diritto. È un diritto umano».
Nella tarda mattinata di oggi il direttore della Sala Stampa vaticana ha rilasciato in proposito questa dichiarazione: «Non smentisco che l’incontro abbia avuto luogo, ma non ho commenti da aggiungere».
Di Marco Tosatti per Vatican Insider (La Stampa)
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