Francesco non è mai stato uomo di belle teorie. Francesco preferisce il gesto, l’azione che rende vera e tangibile la parola pronunciata davanti a chi lo ascolta. Anche alla fine del primo Angelus di primavera, in una giornata climaticamente opposta, il Papa regala un gesto che dà spessore a quanto affermato poco prima. A chi vuole vedere Gesù, aveva detto, si può offrire anzitutto il Vangelo. Ed ecco che la preghiera mariana termina esattamente con un Vangelo, anzi 50 mila Vangeli tascabili, donati dal Papa e distribuiti alla folla anche da 300 senzatetto, un modo immediato per riempire tasche e borse della Parola di Dio e aiutare più gente possibile a fare l’esperienza, dice Francesco, di “luce” e di “bene” che la pratica di leggere il Vangelo “un brano al giorno” porta con sé.
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“‘Vogliamo vedere Gesù’: queste parole, come tante altre nei Vangeli, vanno al di là dell’episodio particolare ed esprimono qualcosa di universale; rivelano un desiderio che attraversa le epoche e le culture, un desiderio presente nel cuore di tante persone che hanno sentito parlare di Cristo, ma non lo hanno ancora incontrato. Io desidero vedere Gesù: così sente il cuore di questa gente”.
L’episodio che Francesco sta commentando è il passo del Vangelo del giorno, nel quale un gruppo di greci di religione ebraica, incuriositi da Gesù, chiedono ai suoi discepoli di poterlo vedere. E Gesù – nota il Papa – utilizza l’occasione per svelare qualcosa della sua “identità”, di ciò che sta per accadergli:
“Cristo dichiara che sarà ‘innalzato da terra’, un’espressione dal doppio significato: “innalzato” perché crocifisso, e “innalzato” perché esaltato dal Padre nella Risurrezione, per attirare tutti a sé e riconciliare gli uomini con Dio e tra di loro. L’ora della Croce, la più buia della storia, è anche la sorgente della salvezza per quanti credono in Lui”.
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Sempre con i greci, Gesù paragona la sua Passione al chicco di grano che solo se muore porta frutto. Dunque, soggiunge Francesco, la Croce è anche un segno di “fecondità”. Per questo, prosegue, a chi anche oggi vuole “vedere Gesù”, perché lo cerca, o e rimasto alle catechesi ricevute da bambino, o “forse ha perso la fede”, i cristiani – indica – possono “offrire tre cose”:
“Il Vangelo; il crocifisso e la testimonianza della nostra fede, povera, ma sincera. Il Vangelo: lì possiamo incontrare Gesù, ascoltarlo, conoscerlo. Il crocifisso: segno dell’amore di Gesù che ha dato sé stesso per noi. E poi una fede che si traduce in gesti semplici di carità fraterna. Ma, principalmente, nella coerenza di vita tra quello che diciamo e quello che viviamo; coerenza tra la nostra fede e la nostra vita; tra le nostre parole e le nostre azioni. Vangelo, crocifisso, testimonianza”.
Intenso il post-Angelus, che Francesco apre con l’appellativo di “coraggiosi”, dedicato tanto ai fedeli in piazza sotto la pioggia quanto agli atleti impegnati nella Maratona di Roma, e in cui il Papa ringrazia tra gli altri un gruppo intitolato a mons. Romero “che presto – ribadisce – sarà Beato”. Ma il pensiero principale è per la Giornata Onu dell’acqua, “l’elemento più essenziale per la vita” “Dalla nostra capacità di custodirlo e di condividerlo – ricorda – dipende il futuro dell’umanità”.
“Incoraggio pertanto la Comunità internazionale a vigilare affinché le acque del pianeta siano adeguatamente protette e nessuno sia escluso o discriminato nell’uso di questo bene, che è un bene comune per eccellenza. Con san Francesco d’Assisi diciamo: ‘Laudato si’, mi’ Signore, per sora aqua, / la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta’”.
Fonte. Radio Vaticana
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