Questa domenica di gennaio, infatti – scrive Giorgio Bernardelli su Vatican Insider – per la Chiesa filippina è per tradizione una giornata speciale: ogni anno, la settimana dopo la festa del Battesimo di Gesù, si celebra la festa del Santo Niño, la statua di Gesù Bambino custodita a Cebu, che è uno dei segni più importanti della devozione popolare dei cattolici filippini. Per di più proprio nel 2015 ricorrono i 450 anni dal ritrovamento di questa statua donata nel 1521 da Magellano a una regina locale per il suo battesimo e che tutti pensavano fosse bruciata in un incendio durante la rivolta dell’isola di Mactan, che costò la vita all’esploratore portoghese.
Invece Cebu – che si trova nell’arcipelago delle Visayas, non molto lontano dalla zona toccata dal tifone – è rimasta fuori dall’itinerario papale. Ma non così il Santo Niño e il suo sinulog, la particolarissima danza popolare in cui la statua del Bambino Gesù viene portata in processione quasi cullandola in un’autentica festa di suoni e di colori. La Messa che papa Francesco celebrerà al Luneta Park di Manila – il momento dove sono attesi milioni di fedeli – sarà infatti quella della festività filippina del Santo Niño, con la lettura del brano evangelico che recita «Lasciate che i bambini vengano a me». Bergoglio sarà accolto al suo arrivo proprio con la danza del sinulog. Ma soprattutto le caratteristiche statuine – molto simili al Gesù Bambino venerato anche a Praga – spunteranno ovunque nella grande distesa verde a due passi del mare, dove già Paolo VI e Giovanni Paolo II presiedettero la principale celebrazione eucaristica. È stato infatti lo stesso presidente della conferenza episcopale filippina, l’arcivescovo Socrates Villegas, a rivolgere l’invito alla gente: «Portate dalle vostre case la statua del Santo Niño alla Messa con il Papa».
Probabilmente non ce ne sarebbe stato nemmeno bisogno: perché questo segno scandisce praticamente da sempre i momenti importanti della vita dei filippini. È la statua che spesso accompagna anche nella valigia i milioni di migranti che lasciano l’arcipelago per prendere le mille strade del mercato del lavoro globale di oggi. E spesso proprio la danza del sinulog, nelle loro cappellanie in giro per il mondo, diventa un momento forte per non smarrire la propria identità. Danzano con quella statua, la tengono bene in vista in casa; pensando spesso anche agli altri bambini, i loro figli il più delle volte rimasti a migliaia di chilometri di distanza. La forza di una devozione antica, il desiderio di fare festa, ma anche la vita – spesso difficile – di oggi: ci sarà dentro tutto questo nella Messa al Luneta Park. Per ripetere che è in quel Bambino la speranza dell’Asia di oggi. di Redazione Papaboys (Fonte: News.va/VaticanInsider.LaStampa)
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