Ostia, per chi abita a Roma, vuol dire mare ed estate ma per chi abita a Ostia vuol dire una vita difficile con aree degradate dove, lì vicino, venne trovato nel ’75 il cadavere di Pier Paolo Pasolini. Il Papa va in quelle zone, nella Ostia delle case popolari: l’Ostia che dietro l’uscio si aspetta il parroco, don Plinio, perché domenica a Messa l’ha detto che chi vuole gli benedice la casa, e poi invece si trova davanti il Papa che sorridendo chiede: “disturbo?”
Gli aprono le persone qualsiasi: mamme con i bambini, anziani soli, una famiglia di rumeni ortodossi, un signore in vestaglia perché è appena stato operato, un papà a casa con i figli perché la mamma è al lavoro e meno male che c’è lei che almeno uno stipendio ce l’ha. Nei video improvvisati che si vedono in rete, il Papa sorride, benedice e scherza perché almeno l’orario del riposino l’ha rispettato.
E forse quello del rispetto è l’annuncio più importante, in linea con il trasferimento della Processione del Corpus Domini dal giovedì alla domenica per non intralciare il traffico che, tra scioperi, buche e manifestazioni, proprio non ce ne ha bisogno. Non è poco il messaggio del rispetto per un anziano che ha davanti a sé un pomeriggio di convalescenza solitario e malinconico. Non è poco che il Papa faccia il prete normale che va incontro, sorride e si mette in ascolto così che anche i cristiani facciano i cristiani normali, che anche loro prima di annunciare, sorridano e ascoltino.
Non è un caso. È un’intenzione pontificia dichiarata e realizzata. Per questo anche oggi, alle 16.00, Francesco farà lo stesso a Casal Bernocchi. Lì non abitano i potenti della terra ma ottanta bambini che si preparano alla prima comunione, cento adolescenti che frequentano il post cresima, gli anziani, i malati, le famiglie dei neo battezzati, e tutti gli altri. Tra cui non c’è Donald Trump. Quello lo incontrerà mercoledì mattina in Vaticano tra le 8.30 e le 9.30. Puntale però perché alle 10.30 c’è l’Udienza e lui, Bergoglio, prima deve fare il giro della piazza a salutare quelli che nella prima fila della vita non ci arriveranno mai.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da IlFaroDiRoma
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