Sancta Sedes

Francesco si collega con lo spazio. A 400 chilometri dalla Terra: Dio, l’amore, l’universo

Papa Francesco si è collegato nel pomeriggio con la Stazione Spaziale Internazionale per salutare l’equipaggio che sta affrontando la missione ‘VITA’ dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).  L’incontro speciale, a 400 chilometri dalla Terra, accade dall’Auletta dell’Aula Paolo VI, in Vaticano. Francesco è il secondo Pontefice a farlo, dopo Benedetto XVI nel 2011. L’intento è benedire il viaggio del valoroso equipaggio.

L’equipaggio della missione attualmente in orbita, “Expedition 53”, è composto da sei astronauti: tre statunitensi, due russi e un italiano, Paolo Nespoli.

Papa Francesco dialoga con loro per venti minuti. Sono di vario genere le domande che il Pontefice rivolge agli astronauti, interessati a parlare non solo di esperimenti e tecnologie, ma anche di Dio e del valore della loro delicata missione per il mondo intero. La prima domanda è per il comandante Nespoli: il suo pensiero sul ruolo dell’uomo.

“E’ una domanda complessa – risponde l’astronauta italiano al Pontefice argentino – Io sono una persona tecnica, mi trovo a mio agio tra gli esperimenti. A queste domande resto perplesso. Penso che il nostro obiettivo qua è conoscere e riempire la conoscenza. Più conosciamo e più ci rendiamo conto di conoscere poco. Mi piacerebbe che venissero qua tutti, pensatori, filosofi, poeti…per esplorare cosa vuol dire avere un essere umano nello spazio”.

Lo stesso astronauta italiano Nespoli, il 21 maggio 2011, dialogò con Benedetto XVI per circa 30 minuti. Fu un momento particolarmente intenso. Il Papa emerito aveva chiesto proprio a Nespoli, che aveva perso la madre mentre era in orbita, come avesse vissuto quel momento in una situazione così estrema, ricordandogli che aveva pregato per lui.

Papa Francesco è sulle orme non solo di Benedetto, ma anche di Paolo VI. Ricordiamo infatti lo storico messaggio audio che il Pontefice inviò ai primi uomini che sbarcarono sulla luna. “Onore, saluto e benedizione a voi, conquistatori della Luna”. Così li salutò Paolo VI, segnando un momento storico.

Francesco poi, durante il dialogo, fa riferimento ad un arazzo posto sulla parete dietro le sue spalle. Un arazzo artistico ispirato al verso di Dante “l’amor che muove il sole e le altre stelle”. “Che senso ha per voi chiamare amore la forza che muove l’universo?”, chiede il Papa ai sei a bordo. La risposta viene da un astronauta russo: “: Ho trovato conforto in un libro che sto leggendo. Il Piccolo Principe. C’è un ragazzo che darebbe volentieri la propria vita per salvare piante e animali della sua terra. Ecco, l’amore è quella forza che ti dà la capacità di dare la vita per qualcun altro”.

Le domande del Papa si spostano poi nella direzione di una curiosità. “Non solo le donne, ma anche gli uomini sono curiosi”, scherza Francesco. E la curiosità riguarda la scelta. Il Papa chiede all’equipaggio cosa li abbia spinti a diventare degli astronauti. Le risposte colpiscono molto Papa Francesco. L’astronauta russo racconta di suo nonno; partecipò alla spedizione dello Sputnik e ha “voluto continuare il suo sogno”. L’altra risposta è dell’astronauta americano: “Mi ha convinto guardare fuori e vedere il creato da questa prospettiva. Qui si vede la bellezza grandiosa del nostro universo. Noi vediamo la pace e la serenità. Qui non ci sono conflitti e frontiere. L’atmosfera è fine e labile e questo ci permette di pensare come dovremo collaborare tra esseri umani”.

“Radici e Dio – commenta Francesco – questo mi piace molto”. Il Pontefice tiene ad aggiungere: “Lei che viene dall’America è riuscito a capire che la terra è troppo fragile, è un momento che passa, sei chilometri al secondo ha detto il dottor Nespoli, è una cosa molto fragile, fina l’atmosfera, e tanto capace di fare del male, di distruggersi, e lei è andato a guardare con gli occhi di Dio: il nonno e Dio, le radici e la nostra speranza e forza”.

L’ultima domanda del Papa riguarda la collaborazione. Quanto conta in un progetto così grande? Risponde l’ultimo astronauta: “Di per sé questo è già un lavoro di collaborazione internazionale, Stati Uniti, Canada, Giapponese ecc… E’ grazie agli individui che si realizza questa collaborazione. E’ la nostra diversità che ci rende più forti”.

Nei sei mesi a bordo della stazione spaziale, l’equipaggio lavorerà su circa 200 esperimenti, in parte biomedici e a carattere tecnologico. Paolo Nespoli ha portato a bordo anche il ramo d’ulivo ricevuto da Papa Francesco per ricordare a tutti quanto sia importante prendersi cura della nostra “casa comune”, della nostra Terra, partendo proprio dalle nuove generazioni.

Nell’Auletta, ad assistere al collegamento, anche il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASA), Roberto Battiston e il Direttore dei Programmi di Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea (ASE), Josef Aschbacher.

Fonte: AciStampa

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