Se la aspettavano, la visita di Francesco, “anche se avremmo voluto più tempo a disposizione per prepararla”, dicono tutti coloro che nella cattedrale dello Spirito Santo di Istanbul si affrettano in queste ore a mettere a punto l’accoglienza per il Papa. Sabato, nel primo pomeriggio, così come il predecessore Benedetto nel 2006, Francesco celebrerà la Messa inter-rituale in latino per la piccola comunità di cattolici turchi, cinquantamila circa, appartenenti a quattro riti: latino, armeno, siro e caldeo. Vi prenderanno parte anche il Patriarca Bartolomeo e i rappresentanti di altre confessioni cristiane.
Arriveranno da tutte le parti del Paese, e si stringeranno nel cortile sul quale, protetto da mura, si apre l’ingresso dell’edificio barocco. Si trova in piena Taksim, nel cuore della città, ed è qui che confluiranno in molti, troppi per i limitati posti della chiesa, e i biglietti sono già andati tutti via. Si allestiranno due maxi-schermi nel cortile, ma ci si aspetta la delusione di chi non potrà avere un incontro diretto con il Papa. Sarà del resto l’unico momento riservato ai cattolici che, lo dicono con rammarico, avrebbero sperato di avere di più il Papa con loro e per loro.
Confidano però nel suo messaggio di incoraggiamento e di invito alla pace e alla fratellanza in un Paese che vive un momento di complessa transizione, con uno sviluppo economico e sociale innegabile, dove le varie comunità religiose vivono integrate, in sereni rapporti con la maggioranza musulmana e con ampi margini di libertà religiosa, seppur mancando del riconoscimento giuridico, fattore che implica svariate complicazioni. Se da una parte si registra un progresso a favore di un maggiore inserimento dei cristiani nelle istituzioni pubbliche, la burocrazia ancora non apre alla piena accoglienza legale delle comunità parrocchiali e di conseguenza della loro opera educativa e questo, lamentano i salesiani della cattedrale, impone margini troppo stretti alla loro missione interamente dedicata al sostegno ai giovani soprattutto attraverso l’educazione. E saranno proprio i ragazzi dell’oratorio dei salesiani l’ultimo incontro del Papa prima del congedo dalla Turchia, domenica. Ne incontrerà circa un centinaio, su seicento, tra loro rifugiati iracheni e siriani, in fuga dalla guerra in Siria e dalla violenza jihadista dell’Is, sono cristiani, ma c’è anche qualche musulmano. La Turchia accoglie oltre un milione di profughi e più volte le Nazioni Unite hanno lanciato appelli alla comunità internazionale a non lasciare solo il Paese a fronteggiare una tale emergenza. “Per i ragazzi, spiegano i salesiani, sarà un momento di grande incoraggiamento, nel Papa vedono un forte alleato e un importante testimone del loro dramma”.
Al centro di questo sesto viaggio apostolico di Francesco resta comunque la dimensione ecumenica, e l’incontro con il Patriarca Bartolomeo I, legato al Papa da profonda e consolidata amicizia. Questa visita, per la comunità greco-ortodossa, avrà un valore profondamente ecumenico, soprattutto però sarà un messaggio diretto a tutta la società in un momento così delicato e triste in cui ci si confronta con violenza e tensione che sconvolgono i popoli dell’intera regione, e con le persecuzioni contro i cristiani dell’area. Sarà anche un viaggio dal profondo messaggio interreligioso, che si concretizzerà con la visita del Papa alla Moschea Blu assieme al Gran Muftì di Istanbul. Sarà dunque un ospite prezioso Papa Francesco, molto atteso per il messaggio di pace, fratellanza e amicizia che invierà al Paese tutto e di solidarietà verso i popoli in difficoltà.
Il servizio è dell’inviata a Istanbul della Radio Vaticana Francesca Sabatinelli
Il link all’audio orginiale:
http://it.radiovaticana.va/news/2014/11/27/francesco_in_turchia_lattesa_ad_ankara_e_istanbul/1112655
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