“Quello che mi impressiona di Papa Francesco è proprio la sua lettura di fede delle cose, delle situazioni, da cui nasce, direi, una grande serenità di fondo. Lui lo ha detto anche tante volte, ma lo sperimento proprio nel contatto con lui: questa serenità di fondo per cui di fronte alle situazioni, anche alle più difficili, alle più complicate – ce ne sono tante che sono anche motivo di preoccupazione, anche di inquietudine – questa capacità di guardare con serenità le cose, di sapere che le cose sono in mano a Dio e quindi di andare avanti con forza, di andare avanti con coraggio. E direi che questo mi aiuta molto anche nell’esercizio delle mie responsabilità e del mio ruolo”. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Papa Francesco, racconta così il “suo” capo al microfono di Alessandro Gisotti per Radio Vaticana in occasione del quarto anniversario dell’elezione.
“Quel giorno, il 13 marzo, io – ricorda il cardinale – non ero a Roma, ero ancora a Caracas (come nunzio in Venezuela, ndr
). Quindi la notizia ci raggiunse a mezzogiorno, mentre qui a Roma era già sera. Ovviamente, la cosa che prima di tutto sentii fu una grande sorpresa per questo nome, per l’elezione del cardinale Bergoglio, di cui avevo sentito parlare ma che non si prevedeva in quel momento sarebbe stato il nuovo Papa, almeno la stampa non lo presentava tra i ‘papabili’. Quindi una grande sorpresa e una sorpresa anche per il nome, questo nome ‘Francesco’ che non c’era nella serie dei Papi e che ha, secondo me, individuato subito un po’ quelle che sarebbero state le caratteristiche del nuovo Pontefice. Poi nel suo discorso, fatto con tanta semplicità, con tanta pace, con tanta serenità, mi ha colpito soprattutto questo affidamento reciproco, il fatto che lui si sia affidato al popolo e ha chiesto la preghiera del popolo affinché Dio lo benedicesse, il ‘popolo santo di Dio’, come ama dire Papa Francesco. D’altra parte, è l’affidamento anche del pastore al popolo, del popolo al pastore e del pastore al popolo e tutti insieme affidarsi a Dio. Da qui è uscita questa immagine di Chiesa che è un camminare insieme, pastore e popolo, con fiducia e affidandosi tutti alla preghiera e quindi alla grazia e alla misericordia del Signore”.Nell’intervista Parolin affronta anche il tema delle contestazioni al Papa, che riguardano in particolare l’apertura ai divorziati risposati. “Io direi innanzitutto – esorta – di guardare all’Amoris laetitia come a un grande regalo che c’è stato fatto. Il Papa, mi ricordo sempre all’inizio, prima dell’avvio del primo Sinodo sulla famiglia, diceva: ‘Questo Sinodo dovrà far brillare il Vangelo della famiglia’. E il Vangelo della famiglia vuol dire da una parte il piano di Dio sulla famiglia, quel piano che Dio aveva concepito fin dall’eternità sulla famiglia e nello stesso tempo anche le condizioni reali in cui questa famiglia vive: una famiglia segnata dal peccato originale come tutta la realtà umana. Quindi io credo che l’Amoris laetitia
ha dato un grande impulso, sta dando un grande impulso, come sento anche da tante persone, alla pastorale familiare. Sta veramente producendo frutti di rinnovamento e di accompagnamento delle situazioni familiari che si trovano nella fragilità. Per quanto riguarda le critiche… Be’, critiche nella Chiesa ce ne sono sempre state! Non è la prima volta che succede. Credo che lo stesso Papa ci ha dato la chiave per leggerle: cioè, devono essere critiche sincere, che vogliono costruire e allora servono per progredire, servono anche per trovare la maniera insieme di conoscere sempre meglio la volontà di Dio e di applicarla”.
Quanto alla Riforma che Papa Francesco sta faticosamente varando, Parolin sottolinea che “nella storia, il Concilio poi l’ha ripreso, la Chiesa semper reformanda! E’ una dimensione fondamentale della Chiesa quella di essere in un processo di riforma, di “conversione”, per usare il termine evangelico. Ed è giusto che sia così, è necessario che sia così”. “Il Papa – conclude – ce lo ricorda con insistenza perché la Chiesa diventi sempre più se stessa, diventi sempre più autentica, tolga quelle incrostazioni che si vanno accumulando nel cammino della storia e risplenda davvero come una trasparenza del Vangelo. Direi che questo è fondamentalmente il senso della riforma ed è per questo che il Papa insiste sulla riforma del cuore”.
Secondo Parolin, infatti, “ogni riforma anche strutturale di cui c’è bisogno – a livello della Curia romana ci sono già state varie decisioni, il Papa le ricordava nell’ultimo discorso alla Curia romana, che stanno portando a delle trasformazioni, a un rinnovamento – però tutto parte dal cuore, tutto parte dall’interno. E quindi, giustamente, il Papa insiste su questo. Io vorrei dire, è importante, come del resto lo dice lui, insistendo sulla “riforma del cuore”: non sono i criteri funzionali che devono guidare questa riforma ma, appunto, più profondamente, i criteri di un autentico ritorno a Dio e un’autentica manifestazione della vera natura della Chiesa”.
Fonte: www.farodiroma.it
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