«DIRITTO FONDAMENTALE».
Il dibattito si è acceso da tempo a Parigi, perché socialisti e verdi vedono in questa legge la possibilità per liberalizzare l’aborto più di quanto non sia già stato fatto negli anni scorsi. Nel 2014, il governo Hollande è riuscito a cancellare dalla legge sull’Ivg la clausola della «sofferenza»: ora in Francia le donne possono abortire semplicemente perché lo desiderano e non solo nel caso in cui dichiarino di trovarsi «in una situazione di sofferenza a causa del loro stato»
. Così, secondo i socialisti, l’aborto era finalmente stato trasformato «in un diritto fondamentale».
ABORTIRE IL PRIMA POSSIBILE.
Ora però neanche questo basta più e la Ddf ha avanzato tre principali proposte: abolizione dell’obiezione di coscienza, cancellazione dell’obbligo di attendere sette giorni tra i due colloqui obbligatori con i medici e dare la possibilità al personale non medico (infermieri, ostetriche) di effettuare il primo colloquio per sveltire le pratiche. Tutte queste misure hanno un solo scopo: permettere di abortire il prima possibile.
«È una questione di principio e di comodità», secondo la deputata socialista Catherine Coutelle. «Una donna che si presenta in clinica per abortire ci ha già riflettuto a lungo. Non bisogna obbligarla ad attendere ancora di più e si devono espungere dalla legge Veil quei mezzi che impediscono all’aborto di diventare un diritto fondamentale, senza riserve né restrizioni».
Per la ginecologa in capo della clinica di Lilas, Marie-Laure Brival, «la donna è adulta, autonoma e responsabile. Nessuno deve imporle un periodo in più “buono” [per riflettere]».
«L’EMBRIONE È UN INTRUSO».
Il pensiero che sta dietro a queste proposte è ben descritto dalle parole riportate dal Le Figaro di Joséphine, 27 anni: «Lasciare una donna che vuole abortire con il suo embrione dentro il ventre [per sette giorni in più] è una tortura; è difficile da vivere psicologicamente. Tu sai che non vuoi tenerlo ma che quello si sviluppa dentro di te. È come un intruso con il quale sei costretta a vivere. Ed è un diritto dire: “Toglietemelo!”».
La co-presidentessa di Planning Familial, Véronique Seiher, concorda: «Si vuole solo colpevolizzare la donna. Si domanda forse alle donne che vogliono bambini se ci hanno pensato bene? No! Questo non fa che stigmatizzare la donna che abortisce. Nella maggior parte dei casi, abortire è un sollievo». Conferma Manon, 27 anni, che ha dovuto «aspettare tre settimane» prima di abortire: «Ho dovuto viverci insieme per settimane, come se fosse una punizione».
STOP ALL’OBIEZIONE DI COSCIENZA.
Per quanto riguarda l’abolizione dell’obiezione di coscienza per i medici contenuta nella legge, la spiegazione offerta è questa: siccome esiste già la clausola di coscienza nel più generale Codice della sanità, è inutile ribadirla anche nella legge specifica sull’aborto. Dunque la sua eventuale eliminazione non dovrebbe cambiare nulla in pratica, costituirebbe solamente un “segnale”.
In un comunicato, l’Ordine delle ostetriche si è opposto alle modifiche: «È importante mantenere la clausola di coscienza specifica per l’aborto». Il Collegio dei ginecologi e ostetrici francesi, invece, ha aggiunto: «La clausola di coscienza non può essere soppressa per un atto particolare, qualunque esso sia. Il periodo di riflessione può essere un ulteriore aiuto in caso di decisione difficile. Può essere ridotto ma la sua soppressione totale o la sua eccessiva riduzione sarebbe sicuramente controproducente».
Fonte. Tempi
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