Biagio Conte, fondatore della cittadella della solidarietà, va per le strade e incontra la gente. “Non diffondiamo paura, ma diamo coraggio, tenete aperto il cuore”
“Non creiamo allarme e panico per chiuderci dentro. Per chiuderci, poi, dove? Dove ci chiudiamo? Non possiamo sbarrare il cuore e, magari, con la scusa del coronavirus, le frontiere”, aggiunge fratel Biagio imbattendosi nei passanti e anche nei microfoni di una emittente locale, Tele One, “Dobbiamo aprirci alla gente. Diffondiamo coraggio, non paura. Non sono i popoli a portare malattie. Apriamo il cuore. Ognuno di noi ha una missione. Lavoriamo insieme”.
Nelle scorse settimane ha percorso a piedi oltre mille chilometri fino a Bruxelles, attraversando città e campagne, lanciando il suo messaggio di speranza e pace e consegnando una lettera al presidente dell’Europarlamento, David Sassoli. Occorre essere coerenti, aveva scritto, “nella pace, nella verità e nella giustizia. Dobbiamo impegnarci per contribuire e rafforzare sempre più l’Unione europea, soprattutto nella solidarietà, nell’ospitalità e nell’accoglienza”.
Si tratta insomma di costruire “una giusta e stabile società” che “non può lasciare indietro i più deboli; è nostro dovere soccorrere chi si trova in difficoltà. Ogni uomo e donna è da rispettare, ha diritto di mangiare, a una casa, a un lavoro, e questo vale per ogni emarginato, emigrante, immigrato, profugo. Se non doniamo dignità e speranza “non potrà mai esserci una giusta e corretta società. Abbiamo tutti il dovere di non alzare barriere nè muri”.