Ad ottobre Biagio Conte aveva scritto all’arcivescovo, che ha sempre sostenuto le sue battaglie per i senzatetto, i migranti e tutti gli emarginati della città di Palermo, chiedendogli di stargli “molto vicino” perché i medici dell’ospedale dove era in cura gli avevano spiegato che avrebbe dovuto “prolungare altri tre mesi di chemioterapia e dopo operarmi al colon, e dopo un altro ciclo di chemioterapia, interverranno al fegato, per sostituirlo, cioè faranno il trapianto”.
“Caro pastore Corrado, sono molto preoccupato – aveva scritto ancora nella lettera – stammi vicino, mi affido alle tue preziose preghiere e sono contento di condividere oggi i tuoi preziosi anni; sappi che le mie misere preghiere sono vicine a te ed a tutta l’amata Santa Chiesa”. Ma a fine dicembre i medici hanno interrotto le cure, e affidato fratel Biagio alle preghiere della sua comunità e dei tanti sostenitori della sua Missione.
Oggi alle 16, nella chiesa di via Decollati, viene aperta la camera ardente per l’ultimo saluto dei tanti che in vita il missionario laico ha aiutato e dei volontari e benefattori che continueranno la sua opera. La salma resterà esposta fino al tardo pomeriggio di lunedì 16 gennaio, quando il feretro verrà portato in corteo nella cattedrale di Palermo, dove alle 21 è prevista una veglia, fino a mezzanotte. La mattina successiva, alle 10.30, ci saranno le esequie, presiedute dall’arcivescovo Lorefice, per le quali sono attesi almeno 10 mila fedeli.
Ma i barboni sono sempre di più: a Palermo, in quegli anni, alle vecchie povertà si aggiungono i migranti dall’Africa, e la stazione non basta più ad accoglierli tutti. Così Biagio occupa un vecchio edificio abbandonato e lo trasforma nella sede della sua comunità dei poveri senza tetto e dimora. Nasce così, nel 1993, la “Missione di Speranza e Carità”: un “progetto di Dio sconvolgente – lo definisce fratel Biagio – che a distanza di quasi trent’anni dal suo nascere ha coinvolto e continua a coinvolgere uomini e donne di ogni ceto sociale, anche capaci di cambiare radicalmente il loro modo di vivere per diventare missionari e missionarie della Speranza e della Carità, per operare nei luoghi di emarginazione delle grandi metropoli”.
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Negli anni successivi Biagio Conte, che pratica molte volte lo sciopero della fame, in una grotta da eremita, e fa lunghi pellegrinaggi a piedi, per scuotere una società che definisce indifferente, “che si è costruita i suoi idoli e ha smarrito i suoi valori”, ha spesso problemi di salute. Finisce anche per anni su una sedia a rotelle, a causa di alcune vertebre schiacciate dalle fatiche alle quali sottopone il suo fisico gracile. Ma il 16 gennaio 2014 la sua comunità rende noto che fratel Biagio, già dall’estate precedente ha ripreso a camminare grazie a una guarigione tuttora scientificamente inspiegabile, avvenuta dopo un bagno nelle acque di Lourdes.
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