L’arcivescovo di Milano, monsignor Delpini, ha incaricato la Curia Arcivescovile di pubblicare l’editto per l’apertura del processo di canonizzazione dell’apostolo degli ultimi che nella metropoli lombarda assisteva poveri, senzatetto e anziani non autosufficienti.
«Ogni candidato alla santità ha una virtù peculiare che lo identifica. Quella di fratel Ettore è la carità: un’enorme, sconfinata carità», così affermava Francesca Consolini, postulatrice della causa di canonizzazione del religioso camilliano, in un’intervista di qualche anno fa ad Avvenire. Ora per il Servo di Dio fratel Ettore Boschini si apre ufficialmente il processo di beatificazione e canonizzazione. L’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, infatti, ha incaricato la Curia Arcivescovile di pubblicare l’Editto per l’apertura del processo.
«Da questo momento», si legge in una nota della Curia, «in conformità all’art. 43 dell’Istruzione Sanctorum Mater della Congregazione delle Cause dei Santi, i fedeli ambrosiani potranno far pervenire al Servizio per le Cause dei Santi della Curia Arcivescovile di Milano testimonianze o scritti sulla figura del sacerdote in vista dell’inizio dell’istruttoria diocesana che avverrà martedì 19 dicembre».
Avanzata dall’Ordine Religioso dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi (Camilliani) e dall’associazione “I Missionari del Cuore Immacolato di Maria”, la richiesta di apertura del processo di beatificazione, era già stata accolta il 12 marzo 2012, dall’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola. Con la pubblicazione dell’Editto, l’arcivescovo monsignor Delpini ha confermato la scelta del suo predecessore.
L’APOSTOLO DEI DISEREDATI E DEGLI ULTIMI
Nato nella frazione Belvedere del Comune di Roverbella (Mantova) il 25 marzo 1928 da una famiglia di agricoltori, Ettore Boschini trascorse la fanciullezza in ristrettezze economiche familiari e giunto all’adolescenza dovette lasciare la scuola, per andare a lavorare nei campi e nelle stalle, alle dipendenze di piccoli proprietari terrieri. Giunto ai 24 anni, la vocazione allo stato religioso che avvertiva in sé, si fece più insistente, per cui scelse di entrare nell’Ordine dei Camilliani, venendo accolto il 6 gennaio 1952 e pronunciando i voti temporanei come Fratello, il 2 ottobre del 1953.
Nei primi anni Settanta fu destinato a Milano, alla clinica camilliana “San Pio X”, dove mentre lavorava, riuscì a conseguire la licenza media e il diploma d’infermiere professionale. Nel capoluogo lombardo, scoprì le miserie che si nascondono nella vita metropolitana delle grandi città. Desideroso di stare vicino ai più diseredati, senza tetto, immigrati, persone sole senza affetti, prese ad istituire dei “Rifugi”, luoghi ospitali organizzati per soccorrerli al meglio, prima da solo, poi con l’aiuto di volontari attratti dal suo carisma camilliano.
Nel 1970 organizza il primo vero e proprio rifugio in via Sammartini, in uno dei tunnel della Stazione Centrale. Negli anni ’80 e ’90 fonda altre case di accoglienza per senza tetto, emarginati, immigrati, in Lombardia, in altre regioni d’Italia e in America Latina. Il Comune di Milano lo premia con l’Ambrogino d’Oro, il Consiglio regionale con la medaglia al valor civile.
Con la sua sdrucita veste talare nera, con la grossa croce rossa sul petto, abito tipico del suo Ordine, percorreva in lungo e in largo Milano, alla ricerca dei bisognosi, offrendo aiuto concreto e spirituale. Superò innumerevoli difficoltà, incomprensioni, maltrattamenti e, con il tempo, divenne il simbolo di una vera e difficile solidarietà. Fratel Ettore Boschini, morì per un tumore il 20 agosto 2004 a 76 anni, nella clinica camilliana “San Pio X” a Milano.
Fonte famigliacristiana.it