Duomo di Milano gremito per i funerali dell’avvocato Lorenzo Claris Appiani e del giudice Fernando Ciampi, due delle vittime della strage avvenuta in tribunale il 9 aprile. Numerosi i cittadini accorsi alla cerimonia per ricordare i morti accanto ai famigliari e ai loro amici, agli esponenti delle istituzioni ai numerosi magistrati. Presente anche Stefano Verna, il commercialista ferito a un piede e a una coscia da Claudio Giardiello.
Sono cominciati tra gli applausi della folla i funerali di Stato. I due feretri sono entrati in Duomo dall’ingresso principale, tra due ali di folla, dopo aver ricevuto gli onori dal picchetto sul sagrato della cattedrale milanese. Le due bare sono state deposte sul tappeto, con i piedi delle vittime rivolti verso l’altare, e sono state coperte dalle toghe.
“Con speciale intensita’ saluto i magistrati, gli avvocati e tutti gli operatori del Tribunale di Milano”. Lo ha detto il cardinale Angelo Scola, dopo un “saluto affettuoso e riconoscente ai familiari, parenti e amici delle vittime” e quello alle autorita’ presenti: dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ai presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini. Il Governo è invece rappresentato dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando; presenti anche il prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, e il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati. Le vittime della sparatoria in Tribunale sono “testimoni giusti, perche’ quotidiani e discreti servitori del bene comune”, ha detto Scola.
La tragedia consumata in tribunale “ci appare come una tremenda espressione di un male inaccettabile”, ha detto Scola nell’omelia. “Come porvi rimedio? Come stare di fronte alle bare di questi nostri fratelli a cui la vita e’ stata rubata in modo tanto atroce e sconvolgente?”, ha chiesto Scola ai fedeli in Duomo. “L’amore puo’ vincere realmente la morte, anche questa orribile morte”. Facendo riferimento al Libro della Sapienza (“le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Nessun tormento le tocchera’. La loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita una rovina. Ma essi sono nella pace. Coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell’amore”) Scola ha detto che “non sono solo parole, sono realta’, e non unicamente per quanti sono stati battezzati in Cristo, ma per tutti”. Cosi’, che “l’amore puo’ vincere realmente la morte” ha proseguito “ce lo insegnano i familiari delle vittime”.
“Possiamo fermarci alla comprensibile paura – ha chiesto l’arcivescovo – alla giusta elaborazione di più rigorosi sistemi di sicurezza, a dialettiche, qualora strumentali, tra le parti?”. La risposta secondo Scola è l’impegno di ciascuno per una “amicizia civica”. “Non lasciamo che sulle figure di questi nostri cari – ha concluso – si stenda la coltre soffocante dell’oblio. Mantenere desta la loro memoria è garanzia di fecondità”.
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A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
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