Il governo mette la fiducia sull’articolo unico del progetto di legge sulle unioni civili. Il provvedimento è in discussione nell’Aula della Camera e il voto finale dovrebbe arrivare domani.
Prospettato da tempo, il ricorso al voto di fiducia sulle unioni civili provoca comunque a Montecitorio la dura protesta delle opposizioni. La Lega in particolare parla di democrazia parlamentare a rischio e chiede l’intervento del Capo dello Stato Mattarella e dei presidenti di Senato e Camera. Toni alti anche da Movimento 5 Stelle e Forza Italia.
La richiesta della fiducia annunciata in aula dal Ministro Boschi è arrivata mentre Alfio Marchini, uno dei candidati del centrodestra come sindaco di Roma, faceva sapere che in caso di vittoria non celebrerà le unioni gay, pur rispettando i diritti civili. Subito dopo il candidato Pd Giachetti risponde: non vedo l’ora di votare la legge alla Camera. Il provvedimento istituisce l’unione civile quale “’specifica formazione sociale” tra due persone maggiorenni dello stesso sesso, che acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri, con l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione. Scatta la pensione di reversibilità e il diritto all’eredità. Non c’è più il riferimento all’obbligo di fedeltà previsto nel matrimonio. E neanche quello alla stepchild adoption, la possibilità di adottare il figlio del partner: a decidere saranno sempre i giudici.
Sul voto di fiducia sul ddl Cirinnà, si è espresso anche mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, a margine del convegno sulle tossicodipendenze promosso dalla Fict, la Federazione italiana comunità terapeutiche, in corso a Roma. Al microfono di Marina Tomarro della Radio Vaticana il segretario della Cei è stato molto chiaro:
R – Penso stia emergendo da tutte le parti una richiesta di maggiore partecipazione e attenzione, di maggiore rispetto per coloro i quali sono stati eletti. Poi evidentemente il Governo avrà anche le sue logiche, ha le sue esigenze, probabilmente avrà anche le sue ragioni, ma il voto di fiducia può rappresentare spesso anche una sconfitta, per tutti.
D. – E invece come dovrebbe essere una politica per la famiglia, secondo lei?
R. – C’è la necessità che ci sia una politica familiare molto più attenta, che davvero metta in conto l’importanza della famiglia costituita da padre, madre e figli. Il ruolo della famiglia non è sussidiario o marginale: la società deve capirlo. Non è un tema che deve stare a cuore solo alla Chiesa, ma a tutti, alla società
di Giampiero Guadagni per la Radio Vaticana
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