Continuare “con forza” nella Striscia di Gaza le operazioni contro Hamas e gli altri gruppi estremisti, stabilendo comunque delle interruzioni, brevi tregue umanitarie, limitate alle zone in cui non sono in corso combattimenti: queste le principali decisioni del Consiglio israeliano di sicurezza riunito ieri per cinque ore in cui sono stati giudicati come “concreti” i risultati dell’intervento contro le infrastrutture militari palestinesi, in particolare contro la rete chilometrica di tunnel, realizzata in anni di lavori per deposito di armi e missili e per infiltrazioni in Israele. Considerate pure le pesanti, tragiche conseguenze sulla popolazione civile: un’inchiesta è stata ordinata sull’eccidio a Jabaliya– 23 morti e 125 feriti – nella scuola dell’Unrwa, l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, dove avevano trovato riparo 3.300 palestinesi, per il quale fortissima è stata la condanna del segretario generale dell’ONU. Ban Ki-moon ha accusato, sulla base delle prove raccolte, l’artiglieria israeliana aggiungendo: “ E’ vergognoso che siano stati attaccati dei bambini mentre dormivano”. E per una malintesa interpretazione della tregua umanitaria di quattro ore annunciata dai militari israeliani per alcune zone di Gaza, ma non a Shujayeh, ieri un’altra strage nel suo mercato: 17 i morti, 160 i feriti. Immediata è stata la condanna di Hamas anche per il “ prolungato silenzio”, così lo definisce, della comunità internazionale e degli stati arabi. La sua potenza offensiva resta ancora importante se ancora ieri ha proseguito il lancio di missili su Israele e i combattimenti nella Striscia sono stati intensi, le perdite palestinesi di 40 morti e centinaia di feriti, quelle israeliane di tre soldati uccisi e 27 feriti.
Oltre all’Onu, altrettanto fermo è l’appello alla tutela dei civili, alla garanzia delle cure e alla salvaguardia degli ospedali che lancia il capo missione di Medici senza frontiere a Gerusalemme, Tommaso Fabbri, al microfono di Gabriella Ceraso della Radio Vaticana :
R. – Il problema principale è che i civili, oggi come oggi, fuggono dalle zone di violenza e non sanno dove possono andare. “Shifa Hospital” è uno degli esempi lampanti, perché ci sono duemila sfollati e non si sente la sicurezza neanche là, dopo quello che è successo all’ospedale due giorni fa quando c’è stata un’esplosione nella zona ambulatori.
D. – Com’è lavorare e spostarsi in questo momento a Gaza?
R. – E’ difficilissimo. Cerchiamo di ridurre i movimenti al minimo, perché ogni movimento mette a rischio la vita.
D. – Al di là delle emergenze, è vero che non vengono più forniti neanche i servizi medici di base?
R. – Quelli che sono i “primary health care”, ambulatori di primo servizio, nella città di Gaza, per fare un esempio, su 13 ce ne sono solo quattro aperti e non sempre. Ma anche quelli aperti non ricevono persone quando, spesso e volentieri, ci sono bombardamenti intensi. Quindi, sì i centri di maternità infantile sono un problema, le malattie croniche sono un problema e per tutti coloro che devono ricevere cure a lungo termine in questo momento è un vero e proprio problema.
D. – C’è una collaborazione da parte del governo israeliano?
R. – Per tutto quello che è emergenza, so che ci sono collaborazioni tra il Ministero della salute, tra Ramallah e Israele. Penso che, oggi come oggi, il problema maggiore sia per quelli che non sono a rischio di vita imminente, ma che se non ricevono cure adeguate lo saranno tra poco. Questo è il problema che Stati come Israele e l’Egitto dovrebbero prendere in considerazione.
D. – Sono emergenze chirurgiche quelle che seguite?
R. – Noi ci troviamo nell’ospedale di Shifa e siamo in chirurgia, terapia intensiva e urgenze. I tipi di pazienti che abbiamo sono vittime, spesso e volentieri, da politrauma, civili e la maggior parte sono bambini.
D. – Perché serve una tregua definitiva?
R. – Per la popolazione di Gaza, per i civili che non sanno dove andare e subiscono violenza massiva.
D. – Quando scatta una tregua umanitaria di poche ore riuscite a fare qualcosa?
R. – Riusciamo a raggiungere i nostri pazienti regolarmente, quindi arriviamo a casa loro o loro possono arrivare alle nostre cliniche. Già questo è qualcosa di positivo. Le persone di Gaza possono arrivare a comprarsi da mangiare, a ritirare soldi e riuscire a fare il minimo per riorganizzarsi. Quindi, sì, la tregua umanitaria è importante ma non è una soluzione. Noi vogliamo che gli ospedali non vengano bombardati e che i civili vengano rispettati e non uccisi pagando il prezzo per tutto questo tempo. Non bisogna aspettare una tregua umanitaria per non bombardare le zone civili e per non bombardare gli ospedali.
D. – Sta iniziando una nuova giornata che cosa aspettarsi?
R. – In questa situazione ci si aspetta di tutto. Io, più che altro voglio fare una richiesta, chiedo che gli ospedali siano sempre più rispettati e chiedo che l’accesso alla salute per i civili sia garantito
D. – I proclami in questi giorni sono tanti, ma la gente cosa prova, come vi appare?
R. – La gente è sconfortata, ha paura, vuole pace. La gente vuole respirare e far crescere i figli in maniera normale e non lasciarli tutto il giorno all’interno di una stanza perché non possono nemmeno uscire in giardino a giocare per il rischio che cada una bomba.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
Papa Francesco ha annunciato eventi di straordinaria importanza per il prossimo Giubileo del 2025, un anno santo dedicato alla riflessione…
Maria, Avvocata nostra, prega per noi! Signor mio Gesu' Cristo Crocifisso, Figlio della B. V. Maria, apri le tue orecchie…
Sant’Edmondo: vita e preghiera per una grazia Sant'Edmondo è stato un sovrano e martire inglese; è considerato da molti il…
Novena alla Madonna della Medaglia Miracolosa Il testo della preghiera alla Madonna della Medaglia Miracolosa si può recitare per nove…
Dedicazione delle basiliche dei Santi Pietro e Paolo Storia e preghiera della festa di oggi 18 Novembre: Dedicazione delle basiliche dei…
Questo sabato 18 novembre inizia il Triduo alla Madonna della Salute. Rivolgiamoci a Lei per la guarigione del corpo e…