#Gaza. La visita dei vescovi CEI: ”Ci sono ancora fiori nel deserto di Gaza”

GAZA – La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, ha visitato la striscia di Gaza accompagnata dal patriarca latino SB Fouad Twal. Due giorni intensi di incontri nei quali i vescovi italiani hanno potuto vedere le devastanti conseguenze della guerra, ma anche i segni di speranza e di rinascita che la popolazione di Gaza offre. Non è così frequente che i vescovi lascino le loro diocesi e i loro uffici per un viaggio impegnativo, con lo scopo di incontrare una comunità cristiana dimenticata dalle cronache e provatissima dal conflitto.

Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI e i tre vice-presidenti il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, e monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa e Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, hanno raccolto con entusiasmo l’invito del patriarca di Gerusalemme. Sono venuti di persona a portare un segno di amicizia, di speranza e di pace per la popolazione di Gaza. Un tour de force di due giorni intensissimi che non ha per niente spaventato gli importati prelati italiani.

Arrivati nella notte a Tel Aviv, i vescovi si sono uniti al resto della delegazione: il patriarca SB Fouad Twal, l’amministratore del Patriarcato P. Imad Twal, don Mario Cornioli e alcuni giornalisti. Sono arrivati presto a Erez, il checkpoint che divide la striscia di Gaza da Israele. Grazie alla buona collaborazione con le autorità israeliane hanno potuto facilmente passare il confine.

Il parroco P. Jorge Hernandez e i suoi collaboratori hanno guidato il gruppo nella visita ai quartieri distrutti dai bombardamenti di luglio-agosto 2014 utilizzando le cinque jeep messe gentilmente a disposizione dall’UN-PD. La pioggia battente di questi giorni ha reso lo spettacolo ancora più impressionante. Decine e decine di edifici, vie, parti di quartiere rasi al suolo, tra i quali i superstiti hanno piantato tende, costruito ripari di fortuna come abitazioni… e tantissimi bambini che proprio mentre passava la delegazione, tornavano da scuola.

La seconda tappa è stata l’ospedale militare giordano, luogo di grande professionalità e competenza sostenuto direttamente dal re di Giordania. Sono tantissime le persone curate e assististe dal personale medico venuto direttamente dalla Giordania. Il patriarca di Gerusalemme ha ringraziato per questa importante opera e per l’accoglienza riservata ai suoi importanti ospiti.

Gli studenti della scuola della Sacra Famiglia, circa un migliaio di cui il 10% cristiani, hanno accolto con calore la delegazione. I vescovi sono entrati fin dentro le aule per conoscerli da vicino e porre loro qualche domanda. La nuovissima aula magna, dedicata a San Giovanni Paolo II è stata realizzata grazie al contributo della CEI. Durante il conflitto più di un migliaio di persone si è rifugiato nella scuola, trovando protezione, acqua, cibo grazie agli sforzi dei coraggiosi membri della Caritas Jerusalem.

Nel primo pomeriggio il vescovo Alexios, che guida la comunità cristiana ortodossa (circa 1500 anime), ha accolto con singolare calore i vescovi italiani. Ha ricordato loro le durissime settimane di bombardamenti, durante i quali centinaia di persone hanno trovato rifugio nei locali intorno alla chiesa e sono stati aiutati dalla caritas Jerusalem.
Durante la visita alla chiesa di San Porfirio, la più antica di Gaza, c’è stata l’opportunità di fare una breve preghiera intorno all’altare. Il patriarca latino di Gerusalemme si è affidato alla prima comunità cristiana, martoriata dalle persecuzioni ma molto viva nella fede e nell’amore.

Verso metà pomeriggio, finalmente, le jeep dell’ONU hanno portato gli ospiti alla parrocchia latina, ricevuti a ritmo dei tamburi degli scout. Una chiesa particolarmente gremita ha accolto con gioia il patriarca SB Fouad Twal, che da molto tempo non veniva a Gaza. Una celebrazione semplice, raccolta, ma emozionante anche per i vescovi italiani abituati a grandi numeri di fedeli.

Durante l’omelia il patriarca ha dato la parola al Cardinale Bagnasco. Facendo un bilancio della visita ha detto: “abbiamo visito un popolo profondamente segnato dalla sofferenza e dalla distruzione ma anche che nel deserto il fiore della vita non è stato spezzato. Attraverso lo sguardo della gente e particolarmente dei bambini abbiamo visto che la vita continua a fiorire decisa ad andare avanti ”.

Dopo la messa, seduti nel cortile della scuola, i vescovi hanno ascoltato alcune testimonianze delle famiglie cristiane. È ancora il presidente della CEI a esortare con forza i cristiani a dare la loro testimonianza: “voi avete il compito di tenere accesa la speranza per tutto questo popolo che ha bisogno di ricostruire la propria coscienza per lenire le ferite di questi anni e per rinascere. Tocca a voi cristiani!”.

Poi la visita alla casa delle suore di Madre Teresa. I vescovi, profondamente colpiti e commossi, hanno abbracciato i bambini da loro ospitati. Diversi di loro non hanno che qualche mese di vita! La maggior parte porta i segni della malattia e della povertà estrema delle loro famiglie. Le richieste di ospitalità sono in grande aumento: “due o tre famiglie al giorno bussano alla nostra porta per chiedere di prendere in carico i loro figli. Non riusciamo ad accoglierli tutti. La situazione dei poveri non è molto diversa dagli slum indiani o dalle favelas delle grandi metropoli del terzo mondo” racconta, grave, ma con il sorriso sulle labbra suor Delphine.

Prima del ritorno in hotel per la cena, la delegazione ha fatto un’ultima sosta nella casa delle suore del Rosario, che tengono una grande scuola di alto livello.

La mattina seguente, dopo le procedure di passaggio della frontiera, i vescovi si sono fermati a Sderot, la cittadina vicina alla striscia di Gaza, colpita frequentemente dai razzi. Lì hanno visitato un parco giochi protetto in caso di attacco e il magazzino di raccolta dei razzi caduti in questi anni. Anche dall’altra parte del muro le famiglie soffrono e i bambini patiscono il trauma della guerra!

Concludiamo con le parole di don Mario Cornioli, grazie alla cui tenacia ed esperienza, questo viaggio è stato possibile. All’aeroporto, mentre salutava i vescovi ci ha detto: “È stato viaggio breve ma molto ricco di esperienze forti. I vescovi italiani hanno portato un bel segno di vicinanza e di amicizia alla gente colpita dal conflitto. Una vicinanza che andrà avanti in futuro, con segni concreti, come loro stessi hanno sottolineato più volte. Crediamo che anche loro siano partiti arricchiti da quello che hanno visto e dalla testimonianza di fede e di speranza dei cristiani più provati di Terra Santa”.

Di Andres Bergamini (Patriarcato Latino di Gerusalemme)

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