Categorie: Ethica et Oeconomia

Genitore 1-2 o Mamma e Papà?

 

Claudio Cia, in merito alle polemiche sulle adozioni dei bambini alle coppie dello stesso sesso, afferma: “riconosco senza ambiguità il diritto di ogni persona a sentirsi legittimata, rispettata e non giudicata nell’esteriorizzare e vivere la propria affettività, ma non quello di espropriare la famiglia naturale di ciò che le appartiene e la identifica in ogni tempo e cultura. Pretendere di usare il termine «famiglia» per indicare ogni qualsivoglia forma di unione è una forzatura che impoverisce tutti, aumenta la confusione e non è certamente l’antidoto alla discriminazione. Sono fermamente convinto che, a forza di desensibilizzare le persone e svuotare le parole del loro vero significato, si diluisce ogni confine; tanto è vero che l’adozione di bimbi da parte di coppie dello stesso sesso ormai pare essere il prossimo passo. Non è un mistero infatti che già oggi persone dello stesso sesso, presenti pure sul nostro territorio, sono ricorse a tecniche artificiose ed invasive al fine di raggiungere uno scopo altrimenti irraggiungibile: avere un bambino. Alcuni sono perfino arrivati alla pretesa di ottenere un utero in affitto, una donna-incubatrice pur di avere un figlio, negando il dramma umano sotteso a queste pratiche; situazioni nelle quali i bambini fin dal concepimento, per deliberata scelta degli adulti, sono privati della doppia genitorialità (mamma e papà) con premeditazione e pianificazione. Ritengo questo un crimine contro i bambini oltre ad esserlo contro le madri! A questo si riferisce la mia proposta politica laddove chiedo che i Servizi Sociali del Comune di Trento vigilino e intervengano con determinazione a tutela del minore sempre e comunque. L’obiettivo è quello di disincentivare il ricorso a tali pratiche che umiliano la dignità, il diritto e il sogno dei bambini ad avere una mamma e un papà”.

Non si placa a Venezia la polemica tra i genitori e la consigliera Seibezzi. Nonostante l’operazione scolastica che ha compiuto senza avere il permesso di nessuno, continua a difendere il progetto educativo alla cosiddetta diversità. Ancora non si riesce a comprendere a quale discriminazioni devono essere educati i bambini… Chi ha letto “La fattoria degli animali” –commenta Daniele Di Luciano-, di Orwell, saprà che i maiali, per schiavizzare le mucche, avevano bisogno dei cani. Oggi i cani non sempre sono le forze dell’ordine. A volte sono le stesse mucche che, indottrinate sin da vitellini, arrivano a pensare che la mentalità giusta sia quella dei maiali e la difendono con la forza. “Arrivano a pensare” tra virgolette, perché non è che pensino proprio. Semplicemente ripetono gli slogan che ascoltano in TV mentre fumano l’erba invece di mangiarla. Ricostruiamo brevemente i fatti. Camilla Seibezzi, consigliere del Comune di Venezia, nell’agosto dello scorso anno propone di sostituire, nei moduli delle scuole, le parole “mamma” e “papà” con “genitore 1 e “genitore 2″. La motivazione sarebbe la tutela dei diritti delle famiglie “arcobaleno”, ovvero quei nuclei familiari composte da due papà o due mamme. Peccato che anche la parola “genitore” derivi da genĭtus che significa “generare”

ed è difficile che due uomini o due donne generino dei figli. Ma per distruggere la normale natura, certo non si può fare affidamento sulla logica e sulla lingua italiana. Più adatte sarebbero state, etimologicamente parlando, le parole “allevatore 1 e “allevatore 2″.

La Seibezzi non si arresta e parte, a febbraio di quest’anno, con una nuova grande iniziativa: la distribuzione di fiabe omosessuali negli asili e nelle scuole. La motivazione? Secondo il sito gaynews.it,  serve a contrastare l’omofobia. E sì, perché sembrerebbe che i bambini, già a tre anni, abbiano dei pregiudizi di ordine sessuale… Insomma, siamo arrivati a chiamare “pregiudizi” il pensiero normale e naturale di un bambino maschio che si sente maschio e quindi diverso da una bambina femmina, e viceversa. Occorre rieducare i vitelli, per tornare alla metafora orwelliana. Sperando che un giorno, da mucche, possano schierarsi nelle file dei cani; contro la normale natura e in difesa della ri-educazione istituzionale e mass mediatica attuata dai maiali. Ovviamente le iniziative della Seibezzi hanno prodotto numerose critiche. Alcuni genitori, che hanno generato figli, hanno protestato il 24 febbraio in presenza della consigliera che ha speso soldi pubblici per l’acquisto delle fiabe omosessuali. Nel video possiamo vedere quello che sembra un padre – ma che per essere politicamente corretti lo si dovrebbe definire genitore x, dove x = 1,5 +/- 0,5 – dire alla Seibezzi: “Mio figlio lo educo io con sua madre, non lei”. Se avete visto il video, vi accorgerete della reazione democratica e composta della consigliera che vuole rieducare i figli degli altri… I genitori x, dove x = 1,5 +/- 0,5, sono scesi di nuovo in piazza il giorno della festa della donna. Strano che esista ancora la festa della donna. Speriamo che una prossima iniziativa proponga di sostituire la festa della donna con la festa dell’essere umano x. Comunque, mentre i genitori si preparavano a protestare pacificamente contro le iniziative della Seibezzi, sono arrivati, scodinzolanti, gli antifascisti che, urlando gli slogan ascoltati in tivvù, hanno picchiato i genitori, ferendone due. Per gli antifa è giusto che papà e mamma vengano chiamati genitore 1 e 2, com’è giusto che ai bambini dell’asilo vengano lette fiabe omosessuali. Guardando il filmato si capisce che erano molto giovani e probabilmente senza figli. Più che rappresentare i diritti dei genitori, sembravano incarnare i vitelli cresciuti davanti alla televisione, tra erba e propaganda.

Il problema è che, sempre secondo gli antifa, se un genitore non vuole che suo figlio, a tre anni, impari le storielle degli omosessuali, allora quel genitore è un fascista e va picchiato! Più che antifa, dovrebbero chiamarsi antilo, antilogica. Risultato? Il convegno “Omofobia o eterofobia” che doveva tenersi il giorno dopo a Milano, è stato annullato. La motivazione? “I temi dell’omofobia e dell’eterofobia costituiscono, in questo momento storico, argomenti in grado di suscitare forti contrapposizioni“. Dunque i cani dei maiali hanno lavorato bene e le mucche sono state messe sotto silenzio. Citiamo la conclusione di MilanoPost: “Certo a noi sembra molto strano e, diciamolo, anche molto grave che, non certo in una piccola cittadina di provincia, ma in una città come Milano non venga rispettata la libertà di esprimere pubblicamente un’opinione per non “turbare” frange della sinistra radicale. Sarebbe questa l’aria nuova promessa dalla Giunta Pisapia?” DonSa

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