Categorie: Humanitas et Web

Genitore1: No, Grazie!

Nelle riflessioni precedenti, avevamo dato notizia come Redazione, delle decisioni dei comuni di Milano e Venezia, circa la sostituzione della dicitura “mamma-papà”, con “genitore1 – genitore2″. Ancora, dopo la richiesta di chiarimenti e molte polemiche, non si capisce bene da quali leggi sono supportate le decisioni delle amministrazioni comunali citate, nel procedere al cambiamento delle parole che identificano la famiglia. Una cosa è certa: il politicamente corretto, avanza in maniera inesorabile. I politici sostengono ad oltranza il nuovo indottrinamento ideologico del genere, travestendolo con termini che suscitano tantissime volte paura e lotta: “contro ogni discriminazione”. Si tratta del classico lupo travestito da agnello, che entra nelle fessure delle famiglie come virus mortale. Per non discriminare, non è più possibile chiamare i genitori: papà – mamma! E’ in atto una campagna mediatica molto aggressiva. Vogliamo prendere coscienza di quanto avviene attorno a noi? A Milano, la signora Bianchi, ha avuto una brillante idea: con un tratto di penna scrive nel documento scolastico la parola più bella del mondo: mamma, cancellando la dicitura “genitore1”. Termine, a detta dei tuttologi, “obsoleto, oscurantista, retrogrado e poco rispettoso”. Cosa c’è di più bello per una donna sentirsi chiamata dai propri figli: Mamma? Seguiamo l’esempio, obiettiamo anche noi! Inondiamo questi signori del politicamente corretto, con la semantica dell’Amore! Vogliono far credere che ormai la famiglia naturale è un modello superato. Oggi ci si deve adattare alle nuove esigenze. La Seibezzi a Venezia non si rassegna. Dopo aver denunciato un gruppo di manifestanti per aggressione, scopriamo nel web un video dove letteralmente la consigliera si scaglia contro un papà che chiede di non far entrare nella scuola le favole a sfondo gay. Voglio assolutamente dimostrare che il nero è bianco e viceversa. Non possibile, perché prima o poi la natura si ribellerà! Ne vedremo delle belle!

Gironzolando per la rete, ho trovato questa notizia, di un uomo che ha  preso in pochi secondi la decisione più coraggiosa della sua vita. Mi ha commosso. Sono convinta che il mondo sia pieno di storie come questa, che non facendo notizia e non indignando, non vengono diffuse come si dovrebbe. Brian Wood è diventato un eroe per i suoi amici e familiari. In un’abile manovra automobilistica che ne ha provocato la morte, egli ha salvato la moglie Erin e il figlio che portava in grembo. Brian aveva 33 anni e lavorava come sviluppatore di videogiochi. Il 3 settembre era diretto, insieme alla moglie Erin che a novembre avrebbe partorito il loro primo figlio, verso casa loro, a Washington State, quando un furgone guidato da un tipo sotto l’effetto di droghe, ha invaso la corsia contromano dirigendosi contro di loro. Di fronte all’imminente collisione frontale, Brian ha frenato con una manovra che ha permesso all’auto di girarsi e ricevere il colpo dalla sua parte. Brain è morto sul colpo. La sua sposa ha ricevuto solo una botta all’occhio e il bambino non ha riportato alcun danno. Secondo la polizia con questa manovra Brian ha usato il suo corpo come scudo per la sua sposa e il suo bambino.

La moglie ha dichiarato al programma Today Show del canale NBC che Brian ha agito in tempo per salvarli. “Se ci fosse stato il colpo frontale saremmo morti tutti sul colpo, compreso il nostro bambino. Brian ci ha salvati. Lui ha fatto questa scelta e io le sono grata per questo“. Erin ha fatto notare che il sacrificio di suo marito, con cui era sposata da cinque anni, non è stato una sorpresa. “Egli era molto emozionato per il bambino, mi ha sempre trattato con amore e messo al primo posto”.

Il suo ultimo atto d’amore, “mi spezza il cuore ma contemporaneamente mi riempie di gratitudine”, ha dichiarato Erin. “In questi momenti di dolore”, afferma: “sto cercando di trarre forza dal fatto che lui abbia preso la decisione di salvare me e il bambino. Non posso disperdere questo regalo. Sto cercando di concentrarmi in ciò che devo fare e di compiere il mio lavoro come madre. Era un uomo meraviglioso. Era molto emozionato di essere padre e ha fatto quel che ha potuto per salvare il bambino. Era disposto a sacrificarsi per salvarci. Questa è la vera misura di un uomo e di un padre. Amava la vita ed era grato ad essa”. Il bimbo ricorderà il suo papà per sempre, non come genitore1 o 2  ma come colui che gli ha permesso di vivere sacrificando la sua vita. Tanti genitori hanno espresso preoccupazioni per il nuovo insegnamento voluto nelle scuole. L’onorevole Roccella, ha preparato il seguente Manuale di autodifesa per genitori preoccupati.

“Ho ricevuto molte mail di genitori preoccupati per le mille iniziative che stanno arrivando nelle scuole, anche in quelle elementari, per “educare” i bambini e i ragazzi alle teorie del gender: dalla favoletta del “Qual è il segreto di Papà?” ai libretti dell’Unar, in cui per esempio si suggeriscono domande come: “i rapporti eterosessuali sono naturali?”, o si afferma ancora “vi è un modello omofobo di tipo religioso, che considera l’omosessualità un peccato”, o suggerimenti agli insegnanti del tipo: “Non usare analogie che facciano riferimento a una prospettiva eteronormativa (cioè che assuma che l’eterosessualità sia l’orientamento ‘normale’, invece che uno dei possibili orientamenti sessuali). Tale punto di vista, ad esempio, può tradursi nell’assunzione che un bambino da grande si innamorerà di una donna e la sposerà”. Di fronte a queste iniziative che si moltiplicano, propongo un piccolo manuale di autodifesa.

Prima dell’iscrizione, per la scuola da scegliere: – chiedere informazioni sul POF (Piano dell’Offerta Formativa), cioè la “carta di identità” con cui oggi le scuole si presentano, per verificare la presenza di programmi di formazione su argomenti come genitorialità, famiglie, discriminazioni, bullismo, stereotipi di genere; – nel caso, chiedere informazioni specifiche sui contenuti (compresi materiali utilizzati: testi, film, documentari) e sugli obiettivi che ci si prefissa, per chiarire bene di cosa si vuole parlare e con quali finalità; – possibilmente insieme a altri genitori che condividono le stesse preoccupazioni, chiedere un colloquio con il preside o dirigente scolastico per presentare le proprie richieste educative, specificando che servono per scegliere la scuola.

Dopo l’iscrizione: – nella scelta dei rappresentanti dei genitori nei vari consessi porre la vigilanza su queste tematiche come uno dei punti caratterizzanti l’attività dei rappresentanti stessi; attivare quindi i rappresentanti dei genitori nei consessi scolastici per fare presente le proprie richieste e preoccupazioni; – nel caso in cui siano state offerte lezioni o corsi su argomenti come quelli di cui sopra, con contenuti che non si ritengono condivisibili, possibilmente insieme ad altri genitori, chiedere un colloquio con il preside o dirigente scolastico per esprimere le proprie richieste di chiarimenti, innanzitutto verificando che quanto proposto fosse effettivamente contenuto nel POF; – segnalare pubblicamente le proprie rimostranze al preside/provveditore, – segnalare il caso alle associazioni locali che seguono la famiglia (per es. forum delle famiglie) o che possono consigliare iniziative (es. giuristi per la vita), – segnalare comunque alla politica: le mail dei parlamentari sono tutte on-line nei siti della Camera e del Senato. di Ornella Felici

 

* La storia di Brian Wood è ripresa e tradotta dahttp://testemunhosgruporenascer-rcc.blogspot.it/2011/02/marido-sacrifica-sua-vida-para-salvar.html

 

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