“GENNY VIVE”
Fissati alle 7.30 del mattino dal questore per ragioni di ordine pubblico sono iniziati con un quarto d’ora di ritardo nella chiesa di San Vincenzo alla Sanità. Tra gli officianti il missionario comboniano Alex Zanotelli. «Genny vive. Dio non ci manderà i santi a salvarci, dobbiamo dire noi basta. Basta allo spaccio di droga e alla camorra. A Budapest il popolo siriano si è messo in cammino ci dobbiamo provare anche noi. E non ditemi che non è possibile». Peccato per lo spiacevole inconveniente dello striscione anti-Camorra strappato dalle mani della presidente della municipalità Giuliana Di Sarno. «Genny vive nei nostri cuori… Uccisi dalla Camorra» il testo che un ragazzo ha preferito non fosse esposto in chiesa. Ma padre Zanotelli ridimensiona l’episodio: «Quel ragazzo non ha neanche lettolo striscione, semplicemente avevamo detto di non mettere troppi striscioni».
IL DOLORE DELLA FAMIGLIA
La bara bianca adagiata sul pavimento, tutt’intorno ragazzi seduti sul pavimento. Tra loro anche il padre, Antonio Cesarano, che tiene sempre abbracciato il feretro. In questi giorni ha ribadito che il ragazzo era un bravo ragazzo e ha invocato l’intervento dello Stato. La cerimonia funebre è un grido di dolore per le ferite di «una città divisa tra quartieri eleganti e quartieri problematici come questo. Napoli deve ritrovare la forza di riconciliarsi».
IL PRECEDENTE PER RAPINA
Le indagini della Squadra mobile inquadrano il delitto in un ipotetico scenario di regolamento di conti tra le giovani bande di camorristi che vogliono imporsi nella guerra per il controllo dello spaccio. Genny aveva un precedente per rapina aggravata, il padre gravità nell’orbita del clan dei Sequino. «In quartieri come la Sanità – dice padre Zanotelli durante l’ultimo saluto a Genny – le mancanze sociali ed economiche portano alla morte. Abbiamo bisogno dell’aiuto delle istituzioni Alle istituzioni ripeto “Dateci una mano, non ci abbandonate, dateci una mano”, mentre a voi della Sanità vi chiedo di alzare la testa. Dio sei il nostro papà e ti affidiamo Genny».
L’APPELLO ALLO STATO
Anche il parroco don Antonio invoca l’aiuto dello Stato: «Ai balconi, ai cancelli mettere un fiocco viola o nero perché il nostro quartiere resterà in lutto finché le istituzioni non ci aiuteranno. Affidiamo Genny alla bontà e alla potenza di Cristo. Ma sarà vero che Genny è in cielo? Perché in purgatorio c’è già stato». Presenti il vicesindaco Raffaele Del Giudice e la presidente della municipalità Giuliana Di Sarno. Sul sagrato all’uscita della salma vengono lanciate in cielo decine di lanterne a mongolfiera in ricordo di Genny.
Di Grazia Longo per La Stampa
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