Valori incarnati pienamente sul campo dalle due finaliste: Germania e Argentina. Scenario quasi mistico quello del Maracanà di Rio de Janeiro: Il Cristo benedicente di Rio sembra abbracciare un rosso sole al tramonto, fuori dallo stadio nella spiaggia di Capocabana sembra esserci una GMG, con una folla di argentini assiepati davanti al mare e a un maxischermo per seguire la partita. Quando parte la gara più attesa si capisce subito che bisogna azzerare tutti i pronostici della vigilia. Partita apertissima. Più libero il primo tempo, più contratto e frammezzato il secondo, squadre allungate nei supplementari ed epilogo che tutti conosciamo.
IL CRISTO DI RIO ILLUMINATO CONI COLORI DELLA GERMANIA
Ma visto che parliamo di valori, ci sia consentito affermare che la vittoria della Germania è anche figlia di un cambiamento di approccio valoriale in corso d’opera, durante il match. Fin dalle prime battute, infatti, appare sicura e spavalda la Germania: Controllo del gioco e giro palla per i tedeschi, ma occasioni da rete migliori per l’Argentina. Colpa di una cavalcata avvincente che poteva far ritenere scontato il cammino. Invece la troppa sicurezza gioca brutti scherzi, vale anche nella vita, e allora bisogna procedere con umiltà, essendo presenti a se stessi, magari facendo esperienza della propria vulnerabilità. Mentre, infatti, con tale approccio la “corazzata tedesca” si è lasciata andare ad alcuni grossolani svarioni difensivi insieme ad errori dei singoli che potevano costare caro, con linea della difesa altissima, più volte infilata dai vari Lavezzi, Messi, Higuain, dopo si è cambiato registro. Esempio eloquente di tale abbaglio concettuale di fondo, un calcio di punizione iniziale con ben sei giocatori tedeschi attorno alla palla (troppi) con conseguente contropiede subito. Insomma prima lectio: umiltà. Nella finale delle finali, non sono consentite decontrazioni, perdere la palla in uscita può essere letale. Finale carica di passione, dunque e partita bellissima, con un sano agonismo. Ne sanno qualcosa i vari Kramer, Schweinsteiger, Huguain, etc… e quanti sono stati coinvolti in scontri da gioco. si avverte meno da parte tedesca quella spavalderia iniziale, quella troppa sicurezza, sembrano più lontane le dichiarazioni pre match di un Muller, troppo sicuro di vincere, e si torna a fare calcio con umiltà. Si fa girare la palla con pazienza, si lotta su ogni contrasto, si corre a più non posso, tutto un altro profilo. Merito anche di un’Argentina apparsa quasi inespugnabile e pronta a colpire in contropiede.
Trama di una gara e conversione di una mentalità, mediante la via dell’umiltà, che ci auguriamo vivamente possa anche contraddistinguere l’approccio vincente per far dialogare i vari popoli della terra. Il calcio come incontro, il match come paradigma delle vita e delle gioie e dolori della vita di ogni giorno. di Giovanni Chifari
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