In Germania, in un piccolo comune della Renania Vestfalia, un genitore è stato arrestato perché si è rifiutato di mandare la propria figlia ad una lezione di educazione sessuale della scuola elementare. L’assurda vicenda è stata possibile in forza di una normativa approvata già da alcuni anni. E’ quanto sottolinea dalla città tedesca di Chemnitz, Andrea Rebeggiani, professore di lettere in pensione, da 27 anni in Germania. L’intervista è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana:
R. – La notizia o il fatto non è nuovo, si è ripetuto. E’ già accaduto alcuni anni fa che altre famiglie di confessione battista hanno rifiutato che i loro figli frequentassero le lezioni di educazione sessuale e hanno preteso che su questa materia i figli fossero educati in casa. Per questo motivo sono stati denunciati, essendoci una legge non generale dello Stato, ma dei Länder, che vieta questo, vieta cioè la possibilità di istruire i figli a casa. Questa legge prevede multa o arresto per i genitori che si rifiutino di mandare i figli a scuola durante queste lezioni.
D. – Non si tratta di arresto di genitori che non mandano i figli a scuola, ma che non li mandano proprio a queste lezioni…
R. – Non vogliono mandarli a queste lezioni e dicono: “Sull’educazione sessuale siamo noi i primi responsabili”.
D. – Come è possibile che una nazione democratica e libera come la Germania mandi in carcere, quindi praticamente assimilandoli ai criminali, genitori che non vogliono mandare a queste lezioni specifiche di educazione sessuale i propri figli?
R. – Perché esiste una normativa, in Germania, che obbliga i genitori a mandare i figli a scuola in generale. In questo contesto non ci si può rifiutare di mandare i figli oppure di far ricevere dai figli tutte le offerte della scuola. Si può soltanto raggiungere un accordo con i professori e con il preside, perché i genitori vengano informati dei contenuti di queste lezioni e anche della data in cui queste lezioni vengono impartite.
D. – La questione dell’educazione sessuale, ovviamente, ha creato molta preoccupazione, perché sostanzialmente queste lezioni – si dice – sono molto fortemente orientate in un certo senso…
R. – Posso confermarlo anche per l’esperienza che ho dei miei figli, soprattutto in alcuni Länder, come il Nordrhein-Westfalen. Una coppia della nostra comunità di Monaco aveva una bambina all’asilo e la bambina tornava molto disturbata. Informandosi, hanno scoperto che questi bambini venivano educati sessualmente a toccarsi per conoscersi. Sono andati a protestare dai professori e hanno ritirato i bambini.
D. – Come ritiene che sia possibile una cosa del genere?
R. – Perché la teoria “gender” è entrata ovunque e viene accettata acriticamente come la verità e come una buona base per liberare la personalità dei figli, facendola crescere meglio, più libera e più autonoma.
D. – Lei sta parlando anche di asilo, quindi stiamo parlando di bambini di due, tre anni?
R. – In alcuni asili, non potrei dire quanti, ho letto che viene istituito un angolo dove i bambini possono ritirarsi e lì accarezzarsi, toccarsi, conoscersi.
D. – Non ci sono particolari manifestazioni popolari o in qualche modo una reazione della Chiesa e non solo?
R. – La Chiesa ha preso posizione ufficiale contro questo e ogni tanto si leggono dichiarazioni dei vescovi. C’è, però, un’associazione di genitori, che si è organizzata spontaneamente a Stoccarda, e che pubblica anche un bollettino, informando su tutto quello che succede.
D. – Quindi, diciamo che c’è una risposta di base spontanea, ma non ci sono grandi reazioni a livello politico?
R. – Non viene sentito ancora a livello generale. La tendenza a livello generale, anche governativa, è di accettare la teoria “gender”, di introdurla obbligatoriamente in tutti i livelli della scuola.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana