Un omicidio mirato che fa pensare a una vendetta, dopo il sequestro e l’uccisione dei tre ragazzi ebrei scomparsi il 12 giugno in Cisgiordania e trovati uccisi il 30 giugno nei pressi di Hebron. “La visita di Papa Francesco in Terra Santa e poi l’incontro di preghiera svoltosi in Vaticano”, sottolinea il patriarca, “avevano alimentato tante felici speranze di pace. Adesso, con il sacrificio dei giovani innocenti, il ciclo della violenza in cui viviamo sembra riaffermare il suo dominio con ferocia ancora maggiore. Sembra quasi una reazione per soffocare sul nascere le speranze che si erano destate. Per questo occorre continuare a pregare, per chiedere il miracolo della pace. Riconoscendo che l’odio e il rancore fanno male a tutti. Mentre la pace e il perdono fanno bene a tutti”.
“C’è un popolo che vive da anni nel lutto” dichiara all’agenzia Fides il patriarca Twal, “e occorre liberarsi dalla logica perversa di chi fa discriminazioni tra le vittime innocenti di una parte e dell’altra, e crede che il proprio dolore possa essere alleviato dal dolore altrui. Solo il perdono chiama il perdono”.
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