Un giovane palestinese di circa 16 anni, originario di Gerusalemme Est, è stato rapito e ucciso nelle prime ore di questa mattinata; potrebbe trattarsi di un gesto di rappresaglia per il sequestro e la morte di tre giovani israeliani nei giorni scorsi. Fonti locali riferiscono che la vittima sarebbe stata spinta a forza in un’automobile di colore nero, mentre si trovava nella parte orientale e araba della città; il suo corpo è stato ritrovato diverse ore più tardi in un altro settore della città, in una zona boschiva nell’area di Gerusalemme Est. Per molti si tratterebbe di un gesto di “vendetta” per l’assassinio dei giovani israliani.
La polizia israeliana ha aperto un fascicolo di indagine per sequestro e confermano il ritrovamento di un cadavere, ma non conferma il legame fra i due episodi di violenza delle ultime ore. Il portavoce della polizia Luba Samri riferisce che “nelle prime ore di mercoledì mattina, le forze dell’ordine hanno ricevuto denuncia di una persona spinta a forza dentro una vettura a Beit Hanina”. A distanza di alcune ore “è stato ritrovato un corpo a Gerusalemme, non ancora identificato. Stiamo valutando un legame fra i due episodi”.
Appresa la notizia della morte del ragazzo, circa 200 giovani palestinesi hanno ingaggiato una guerriglia di piazza con la polizia, lanciando pietre e sassi. In risposta, gli agenti hanno esploso granate stordenti e proiettili di gomma; la situazione in città resta molto tesa.
Intanto in migliaia hanno partecipato alle esequie dei tre giovani seminaristi israeliani di una scuola rabbinica, che si sono celebrate ieri a Modein. La sera del 30 giugno l’esercito ha ritrovato senza vita i corpi di Eyal Yifrah (19 anni) Gilad Shaar (16) e Naftali Fraenkel (16) nei pressi del villaggio di Halhul, vicino Hebron in Cisgiordania, dove i tre erano stati rapiti il 12 giugno.
La loro morte ha scatenato la reazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu, il quale ha promesso di scovare i responsabili del sequestro e dell’uccisione. Egli ha accusato il movimento estremista palestinese Hamas, il quale respinge ogni coinvolgimento e assicura che “ogni offensiva di Israele aprirà le porte dell’inferno”.
Esperti di politica locale sottolineano le divisioni all’interno dell’esecutivo sui prossimi passi da compiere, con alcuni ministri che chiedono una vasta azione militare mentre altri che avvertono della possibile escalation di violenze. Le operazioni di rastrellamento compiute sinora dall’esercito di Tel Aviv – concentrato su persone legate ad Hamas – ha portato a un’ondata di attacchi con razzi e granate nel sud di Israele da parte di militanti della Striscia di Gaza. di Redazione Papaboys fonte: Asianews
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LA TENSIONE DI QUESTE ORE (dal Jerusalem Post)
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