“Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli, perché hai detto: “La mia grazia rimane per sempre”; la tua fedeltà è fondata nei cieli. “Ho stretto un’alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide mio servo: stabilirò per sempre la tua discendenza, ti darò un trono che duri nei secoli”. Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza. Gli conserverò sempre la mia grazia, la mia alleanza gli sarà fedele” (Sal 88).
L’uomo è un essere ordinato a trascendere se stesso; è un essere proiettato verso Dio, è ordinato essenzialmente a Dio; se questo suo fondamentale rapporto è rinnegato, non il mistero luminoso di Dio che si fa uomo (il mistero del Natale) sarà la festa della letizia e della pace per la nostra vita, ma il mistero tenebroso dell’uomo che si fa Dio sarà il tragico dramma, carico d’interminabili rovine. Ritorniamo, uomini fratelli, nel giorno in cui, con la nascita di Cristo, Dio e uomo, sono state ristabilite – e quali? – relazioni vitali fra la Divinità e l’umanità; ritorniamo all’umile e nobile sforzo religioso, della ricerca di Dio, della fede in Dio, della fiducia in Dio, della preghiera a Dio; avremo la prima gloria del Natale, quella di cantare anche noi, come una intima poesia personale, come un solenne inno cosmico, la gloria di Dio! (Dai discorsi di Paolo VI).
La grande gioia annunciata dall’Angelo, nella notte di Natale, è davvero per tutto il popolo, per quello d’Israele che attendeva allora ansiosamente un Salvatore, come per il popolo innumerevole di tutti coloro che, nella successione dei tempi, ne accoglieranno il messaggio e si sforzeranno di viverlo.
Quanto più il cristiano accoglie con amore il messaggio del Salvatore per incarnarlo nella vita di ogni giorno, tanto più nel suo cuore crescerà la gioia, perché Cristo Signore è la pienezza della vita e quindi la pienezza della gioia.
La gioia di essere cristiano, strettamente unito alla Chiesa, “nel Cristo”, in stato di grazia con Dio, è davvero capace di riempire il cuore dell’uomo.
Cristo Signore dona ai suoi veri discepoli la gioia di vivere ogni giorno la loro vocazione particolare nella pace e nella speranza, che sorpassano le delusioni e le sofferenze, e porta questi suoi fedeli verso il servizio umile e gioioso dei più bisognosi.
Poiché la gioia non si può dissociare dalla partecipazione. In Dio stesso tutto è gioia poiché tutto è dono. Impariamo a donare per essere sempre più ricchi di gioia.
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