La pietà cristiana ci prende per mano e ci accompagna davanti alle urne dei nostri cari defunti. Una preghiera, un ricordo e tanta nostalgia. Ma la fede ci conforta: i nostri cari vivono nel sonno eterno, sono in attesa che il corpo mortale risorga e si ricongiunga all’anima che già gode la visione di Dio.
Coloro che abbiamo visitato non ci hanno lascito ma ci precedono la dove il giorno non conosce tramonto. Il testo del libro della Sapienza è chiaro a riguardo: “Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno; come scintille nella stoppia, correranno qua e là. […] Quanti confidano in lui comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli nell’amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti”. Le anime dei giusti, cioè delle persone buone, misericordiose ed oneste, sono chiamate alla gloria della resurrezione, a sedersi al quel banchetto che Cristo, il primogenito dei risorti, è andato a preparare per loro: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv . 14, 1- 3). Il papa San Clemente I nella sua lettera indirizzata ai fedeli di Corinto ci ricorda che tutta la creazione è un segno, un mistero velato, di morte e resurrezione: “Consideriamo, o carissimi, come il Signore ci mostri continui esempi della risurrezione futura, della quale ci ha dato una primizia in Gesù Cristo, risuscitandolo dai morti.
Osserviamo la risurrezione che avviene nella legge del tempo. Il giorno e la notte ci fanno vedere la risurrezione. La notte si addormenta, il giorno risorge. Il giorno se ne va, la notte sopravviene. Prendiamo come esempio i frutti. Il seme cos’è, e come si genera? Il seminatore è uscito e ha sparso sulla terra ciascuno dei semi. Questi, caduti per terra secchi e nudi, marciscono. Poi Dio grande e provvidente li fa risorgere dallo stesso disfacimento, e da un solo seme ne ricava molti, e li porta alla fruttificazione”. Gesù, che ci proibisce di mentire, è fedele alla parola data, è morto in croce per rivestirci d’immortalità. Le tombe dei nostri cari sono avvolte dalle brume autunnali ma baciate dai tiepidi raggi di un sole che attende di risplendere nel fulgore di una primavera che non cederà più il passo al gelo invernale.
Redazione Papaboys (Fonte www.nondisolopane.it/don Luciano)