‘Dammi da bere’. Papa Francesco nell’Angelus di questa domenica 12 marzo, parla prima della recita dell’Angelus racconta la scena del Vangelo di Gesù e della Samaritana.
Dio si è abbassato fino a noi. Il maestro ha la mia sete? Mi sei vicino davvero Signore? Queste le domande che il Papa propone per la riflessione in questa Terza domenica di Quaresima. La sete di Gesù non è solo fisica – ha detto – ma è soprattutto sete del nostro amore.
SIAMO CAPACI DI CAPIRE LA SETE DEGLI ALTRI?
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Buona domenica!
Questa domenica il Vangelo ci presenta uno degli incontri più belli e affascinanti di Gesù, quello con la samaritana (cfr Gv 4,5-42). Gesù e i discepoli fanno sosta vicino a un pozzo in Samaria. Arriva una donna e Gesù le dice: «Dammi da bere» (v. 7). Vorrei soffermarmi proprio su questa espressione: Dammi da bere.
La scena ci mostra Gesù assetato e stanco, che si fa trovare al pozzo dalla samaritana nell’ora più calda, a mezzogiorno, e come un mendicante chiede ristoro. È un’immagine dell’abbassamento di Dio: in Gesù, Dio si è fatto uno di noi; assetato come noi, soffre la nostra stessa arsura.
Contemplando questa scena, ciascuno di noi può dire: il Signore, il Maestro, «colui che parla mi chiede da bere. Ha quindi sete come me. Ha la mia sete. Mi sei vicino davvero, Signore! Sei legato alla mia povertà… mi hai preso dal basso, dal più basso di me stesso, ove nessuno mi raggiunge» (P. MAZZOLARI, La Samaritana, Bologna 2022, 55-56).
La sete di Gesù, infatti, non è solo fisica, esprime le arsure più profonde della nostra vita: è soprattutto sete del nostro amore. (…) Ed emergerà nel momento culminante della passione, sulla croce; lì, prima di morire, Gesù dirà: «Ho sete» (Gv 19,28).
(continua dopo il video)
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Ma il Signore, che chiede da bere, è Colui che dà da bere: incontrando la samaritana le parla dell’acqua viva dello Spirito Santo, e dalla croce effonde dal suo costato trafitto sangue e acqua (cfr Gv 19,34). Gesù, assetato d’amore, ci disseta d’amore. E fa con noi come con la samaritana: ci viene incontro nel nostro quotidiano, condivide la nostra sete, ci promette l’acqua viva che fa zampillare in noi la vita eterna (cfr Gv 4,14).
Dammi da bere. C’è un secondo aspetto. Queste parole non sono solo la richiesta di Gesù alla samaritana, ma un appello – a volte silenzioso – che ogni giorno si leva verso di noi e ci chiede di prenderci cura della sete altrui. Dammi da bere ci dicono quanti – in famiglia, sul posto di lavoro, negli altri luoghi che frequentiamo – hanno sete di vicinanza, di attenzione, di ascolto; ce lo dice chi ha sete della Parola di Dio e ha bisogno di trovare nella Chiesa un’oasi dove abbeverarsi.
Dammi da bere è l’appello della nostra società, dove la fretta, la corsa al consumo e l’indifferenza generano aridità e vuoto interiore. E – non dimentichiamolo – dammi da bere è il grido di tanti fratelli e sorelle a cui manca l’acqua per vivere, mentre si continua a inquinare e deturpare la nostra casa comune; e anche lei, sfinita e riarsa, “ha sete”.
Davanti a queste sfide, il Vangelo oggi offre ad ognuno di noi l’acqua viva che può farci diventare fonte di ristoro per gli altri. E allora, come la samaritana, che lasciò la sua anfora al pozzo e andò a chiamare la gente del villaggio (cfr v. 28), anche noi non penseremo più solo a placare la nostra sete, ma con la gioia di aver incontrato il Signore potremo dissetare altri; potremo capire la loro sete e condividere l’amore che Lui ha donato a noi.
Oggi, dunque, possiamo chiederci: io ho sete di Dio, mi rendo conto che ho bisogno del suo amore come dell’acqua per vivere? E poi: mi preoccupo della sete degli altri?
La Madonna interceda per noi e ci sostenga nel cammino.
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