Caritas et Veritas

Gesù eucaristico, amico mio!

L’Evangelista S. Giovanni nel suo prologo afferma:«Il Verbo si fece carne e abitò fra noi» (Gv. 1,14), per redimere e salvare l’umanità. Lo stesso Verbo incarnato (Dio – uomo) , mentre era in questa terra, si fece anche pane:

 

1) per applicare alle singole anime, fino alla fine dei secoli, nella S. Messa, i suoi meriti acquistati durante la sua vita terrena e specialmente durante il sacrificio del Calvario;

2) per essere cibo spirituale degli uomini, nella S. Comunione;

3) per diventare anche per loro amico e compagno durante il pellegrinaggio terreno.

1) Gesù è davvero il nostro amico, il vero e più grande amico. (L’amico è, per noi, una persona verso la quale ci sentiamo attirati per le sue eminenti qualità).
Gli elementi che portano all’amicizia sono soprattutto la simpatia per tutto quello che troviamo nella persona amica: e cioè, una certa convergenza comune nel modo di pensare, una certa uguaglianza fra noi nei gusti e nelle inclinazioni spirituali, morali e, talvolta, anche fisiche.
L’amico è soprattutto una persona che ci ispira fiducia, perché conosciamo per esperienza che è un soggetto buono, comprensivo, paziente, gentile, umile, retto, onesto e benevolo verso di noi, per cui abbiamo la speranza che non ci abbandonerà né ci tradirà mai. Tra gli amici esiste la massima confidenza e familiarità; in essi c’è la sincerità e fra loro non esistono segreti.
Gli amici si amano veramente e ciascuno è pronto a sacrificarsi e a donarsi per l’altro: essi si aiutano a vicenda, sanno sopportarsi, compatirsi e perdonarsi sempre.
L’amico è una persona cara, a cui ricorriamo con fiducia quando ci troviamo nel bisogno, che ci consola quando siamo tristi, sfiduciati e soli, che ci è di conforto e di sostegno nelle ore della prova.
Chi sa di avere un amico sente di avere un appoggio e una certa sicurezza nella vita.
Quello che abbiamo detto dell’amico umano possiamo applicano, in un grado infinitamente superiore, all’amico divino, Gesù, il Verbo incarnato, il Dio- uomo, il Pane Eucaristico, «il vero pane vivo, disceso dal cielo» (Gv. 6,51).
Dobbiamo però rilevare delle sostanziali differenze tra l’amico umano e quello divino.
Noi ci sentiamo attratti da Gesù, nostro amico divino, non perché possiede solo alcune qualità, ma perché le possiede tutte e poi perché egli può tutto: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc. 1,37).
Inoltre Gesù, Dio-Uomo, il Pane Eucaristico, ci ispira tanta fiducia, perché Egli ha dimostrato di amarci veramente. Ci ha creato e tutto quello che siamo e che abbiamo è un dono suo. Ci ha dimostrato chiaramente di essere Dio, compiendo i più strepitosi miracoli e soprattutto operando il miracolo dei miracoli, la sua resurrezione dai morti.
Gesù, essendo Dio, ha dei profondi rapporti con noi, per cui noi sentiamo di essere legati a lui come il feto è legato alla madre per mezzo del cordone ombelicale. Guai se venisse tagliato questo vincolo!
Altra differenza sostanziale si ha nella fiducia che si dà all’amico: quello umano non ci rassicura completamente, perché sappiamo che in lui, povero mortale, ferito dal peccato originale, esiste la possibilità di un eventuale tradimento, mentre invece in Gesù, Dio- Uomo, il Pane Eucaristico, amico divino, c’è la certezza assoluta che non ci tradirà mai; noi invece possiamo tradire Lui, ma, tolta questa possibilità con una ferma volontà, noi sentiamo di avere nell’amicizia di Gesù un grande appoggio e una profonda sicurezza nella nostra vita.
Inginocchiati davanti all’altare, nel silenzio profondo del tempio o della cappella ed interiore della nostra anima, cerchiamo di conoscere questa straordinaria figura di amico divino.

2) Come Gesù è presente nel pane consacrato, chiuso nel tabernacolo?
Sette possono essere le varie specie o forme di presenza di Dio nel mondo.
a) «Per essenza»: in quanto Dio ha creato tutti gli esseri esistenti: tutti provengono da Lui.
b) «Per provvidenza (o potenza)»: in quanto Dio conserva nell’essere e governa tutti gli esseri creati.
c) «Per scienza»: in quanto Dio conosce profondamente tutti gli esseri da Lui creati.
d) «Per unione ipostaticax»: è la presenza tutta particolare della Persona Divina di Gesù Cristo, che ha assunto in sé la natura umana.
e) «Per la grazia»: è la presenza di Dio nelle singole persone dei fedeli, quando queste non sono in peccato grave.
t) «Per l’unione della comunione dei Santi»: è la presenza di Gesù Cristo, Figlio di Dio, nella Chiesa, suo corpo mistico.
g) «Per il Sacramento»: è la presenza speciale di Gesù Cristo, Figlio di Dio, nella SS. Eucaristia.
Cerchiamo di comprendere bene come Gesù è presente nella SS. Eucaristia.
Sotto le apparenze del pane e del vino consacrati, O del solo pane o del solo vino oppure addirittura in ciascuna delle singole parti del pane o del vino (cfr. ConC. Trid. Sess. XIII, can. 3, Denz. 1653) è presente veramente, realmente e sostanzialmente il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di N.S. Gesù Cristo, e cioè, tutto il Cristo. (cfr. Conc. Trid. Sess. XIII, can. 1, Denz. 1651).

Nella SS. Eucarestia dunque è presente:
I – Il Corpo, il Sangue, l’anima di Gesù Cristo e cioè tutta la natura umana.
Il – La natura divina di Gesù Cristo, il Dio fatto uomo.
III – Sono presenti le due nature di Gesù Cristo — Divina e umana — nell’unica persona di Gesù Cristo.
IV-Poiché le Tre Persone della SS. Trinità sono uguali e distinte, ma non separabili, perciò in Gesù Cristo, Dio-Uomo, il Pane Eucaristico, è presente per «circuminsessione» (oppure «circumincessione») anche il Padre e lo Spirito Santo, e cioè tutto Dio, il nostro Dio, il nostro Tutto, come lo chiamava S. Francesco: «Mio Dio e mio Tutto».
V – Nella SS. Eucarestia, pertanto, è presente Gesù, figlio di Maria SSma, che è nato circa 2000 anni fa, che è vissuto 33 anni, che ha predicato la dottrina del Padre, che ha compiuto tanti miracoli, che ha sofferto i dolori della passione e della morte, che è risuscitato dai morti, che è salito al cielo, dove ora siede alla destra del Padre, sempre vivo per intercedere per tutti gli uomini. (cfr. Eb. 7,25).
«Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dei mondo» (Mt. 28,20).
3) Nella visita al SS. Sacramento o, meglio, nell’ora di adorazione, intratteniamoci in cordiale e amichevole colloquio con Gesù, sviluppando nel nostro spirito questi quattro sentimenti (atti di culto): a) Adorazione (Lode), b) Ringraziamento, c) Propiziazione, d) Impetrazione.

a) Adorazione (Lode) è quell’atto di culto a Dio, mediante il quale noi riconosciamo la sua infinita superiorità e il suo dominio supremo su tutte le creature e la nostra assoluta dipendenza e sottomissione.
Il culto può essere:
– di Latria, che è l’adorazione, dovuto solo a Dio: alla SS. Trinità, a Gesù Cristo, al SS. Sacramento;
– di Dulia, che è dovuto agli angeli e ai santi, perché, come amici di Dio, essi partecipano della sua eccellenza; e per questo noi veneriamo il loro corpo, le loro reliquie, statue ed immagini;
– di Iperdulia, che è dovuto solo alla Madre di Dio, Maria SSma, perché in un modo specialissimo partecipa dell’eccellenza di Dio. Il primo sentimento che deve sgorgare dal nostro cuore, quando ci troviamo davanti a Gesù Eucaristico, è proprio quello dell’adorazione. Noi dobbiamo sviluppare nel nostro spirito i seguenti pensieri. Là, nel tabernacolo, c’è Gesù Cristo — Dio-Uomo — il vero Pane Eucaristico, unito al Padre e allo Spirito Santo: c’è tutto il mio Dio, l’unico Dio, il vero Dio, l’Essere infinitamente Superiore a m& e a tutte le crea ture. C’è Dio, il mio Padrone assoluto: io, infatti, sono tutto e completamente proprietà sua. Io e tutte le crea ture dipendiamo nella maniera più assoluta in tutto ed esclusivamente da Lui. lo provengo dal nulla; Dio con un grande atto di amore e di predilezione mi ha dato la vita e me la sostiene con la sua divina Provvidenza. «Tutti i miei giorni sono contati, quando ancora non ne esisteva uno» (Sai. 138,16): sto incamminandomi verso la morte corporale, dopo la quale mi aspetterà la nascita alla vera vita o eternamente felice o eternamente infelice.
Questo atto di umiltà piace tanto a Gesù. Egli, infatti, ci insegna: «Gli dissero allora: ‘Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?’ Gesù rispose: ‘Questa è l’opera di Dio: credere in colui che Egli ha mandato’» (Gv. 6,28-29).




L’uomo e il pontefice della creazione incaricato di glorificare Dio, a nome suo e a nome di tutte le creature Mio Dio io ti adoro in tutte le tue creature perché tutte sono frutto del tuo amore Nulla esisterebbe senza di Te e nulla sussiste se non in Te Ti amo o mio Dio, e lodo la tua maestà e bontà infinita che si manifesta in tutte le creature Tutto cio che vedo non serve che ad esprimere la tua infinita bellezza e grandezza Tutto il creato e una divina armonia fa o mio Dio, che io non sia una nota stonata.

b) Ringraziamento.
Un altro sentimento che noi dobbiamo cercare di sviluppare nel nostro spirito è proprio quello della riconoscenza, perché Dio non è soltanto il nostro supremo padrone, ma è anche il nostro più insigne benefattore, al quale dobbiamo tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo sia nell’ordine della natura come in quello della grazia. Dio ha diritto di ricevere da noi una perenne riconoscenza, perché continuamente egli ci concede i suoi benefici. Egli, infatti, ci ha creato, scegliendoci fra miliardi di esseri possibili, ci sostiene nella vita, ci ha redento, ci ha santificato e ci dà la possibilità di ottenere la salvezza eterna. Spontaneo, pertanto, deve sgorgare dal nostro cuore un inno perenne di ringraziamento per quello che ci ha donato. Quando ci intratteniamo davanti a Gesù Sacramentato diciamoli: «Signore, ti ringrazio di tutto!». Molte volte non abbiamo parole per ringraziarlo, perché ci sentiamo aridi, tristi, scoraggiati; allora esprimiamogli la nostra riconoscenza con lo sguardo e con la sola nostra presenza corporale, come faceva un contadino d’Ars (Francia), il quale passava lunghe ore in chiesa immobile con lo sguardo rivolto al tabernacolo. Il Santo Curato d’Ars un giorno gli chiese: «Che cosa fai, qui in chiesa, buon uomo, per molto tempo?» rispose: «Niente, io guardo Lui e Lui guarda me». Si può allora adorare e ringraziare Gesù Cristo presente nel tabernacolo anche con il solo sguardo oppure con la sola presenza fisica.

c) Propiziazione.
Quando ci troviamo in adorazione davanti a Gesù Sacramentato è molto opportuno compiere l’atto di umiltà di chiedere perdono al Signore dei peccati di tutta la nostra vita. «O Gesù, mio Dio e mio tutto, dal primo istante in cui ho incominciato a peccare fino a questo momento, cancella tutte le mie colpe, commesse con i pensieri, con le parole, con le opere e con le omissioni, come le vedi tu; vorrei non averle commesse». E anche un santo pensiero di espiazione e di riparazione il chiedere perdono a Gesù, presente nell’Eucarestia, dei peccati degli uomini di tutto il mondo.

d) Impetrazione.
Il riconoscere Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio Lui stesso insieme con il Padre e lo Spirito Santo, il riconoscere la sua reale presenza nella SS. Eucarestia, la sua infinita superiorità e la nostra assoluta dipendenza da Lui, significa riconoscere Lui il Tutto e che Può tutto, e noi il nulla, che ha bisogno di tutto. Di qui serge spontaneo nel nostro cuore il sentimento della preghiera. Nell’ordine della natura come in quello della grazia noi siamo di un’estrema indigenza. Chiediamo, pertanto, con tanta fiducia al Signore tutto quello che, secondo la sua volontà, ci è utile o necessario per la vita presente del corpo e dell’anima, affinché possiamo raggiungere la salvezza eterna. Egli sicuramente ci esaudirà. Lo afferma S. Giovanni: «Questa è la fiducia che abbiamo in Dio: se noi chiediamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci ascolta» (1 Cv. 5,14).
Preghiamo per noi stessi, per i nostri cari più vicini, per tutti gli uomini senza alcuna eccezione. Preghiamo per coloro che ci odiano, che ci ostacolano, che ci fanno soffrire, che sono per noi una vera croce. Preghiamo per i vivi e per i defunti. Gesù ha voluto abitare con noi, nelle nostre chiese, essere vicino a noi, per essere nostro amico e conforto sempre, ma soprattutto nelle ore della prova.
Quando la tristezza, la solitudine, la tentazione, la sfiducia, la sconfitta, le cadute, gli insuccessi, le umiliazioni, gli scoraggiamenti, le ingiustizie, le sopraffazioni, le infedeltà, i tradimenti, le calunnie, la tortura, il rovescio di fortuna, la povertà, la miseria, lo sfratto, le disgrazie, gli incidenti, le malattie, la scomparsa di una persona cara, ecc., quando insomma le sofferenze fisiche o morali fiaccano il nostro spirito, quando sul cielo della nostra anima si scatena furibonda la tempesta, allora portiamoci in chiesa, davanti al SS. Sacramento, e gridiamo: «Signore, salvami, perché vado in rovina».
Se non siamo capaci di pregare, guardiamo il tabernacolo, mostriamo a Gesù le nostre lacrime, le nostre piaghe e pensiamo: là c’è Dio, il mio Dio, Gesù, il mio amico, il mio più caro amico; egli certamente mi aiuterà! Mi occorre solo un po’ di pazienza e il sole tornerà a splendere sul cielo della mia anima.




Fonte medjugorje.altervista.org

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