Categorie: Italiae et Ecclesia

Gesù ti dice: Io sono la risurrezione e la vita

Nella vita degli ami­ci di Gesù irrom­pono la morte e il miracolo. Se tu fossi stato qui mio fratello non sareb­be morto. Dolcemente, co­me si fa con chi amiamo, Marta rimprovera l’amico: va diritta al cuore di Gesù, e Gesù va diritto al cuore delle cose: Tuo fratello ri­sorgerà .

E Marta: so che ri­sorgerà nell’ultimo giorno. Ma quel giorno è così lon­tano dal mio desiderio e dal mio dolore.

Marta parla al futuro: So che risorgerà, Gesù parla al presente: Io sono, e incide due parole tra le più im­portanti del Vangelo: Io so­no la risurrezione e la vita.

Come alla samaritana è an­cora a una donna che Ge­sù regala parole che sono al centro di tutta la fede: Io ci sono e sono la vita! Sono colui che adesso, qui, fa rinascere e ripartire da tutte le cadute, gli inverni, gli ab­bandoni.

Notiamo la successione delle due parole «Io sono la Risurrezione e la vita». Prima viene la Risurrezione, poi la vita, e non viceversa. Risurrezione è un’esperienza che interessa prima di tutto il nostro presente e non solo il nostro futuro.

A risorgere sono chiamati i vivi, noi, prima che i mor­ti: a svegliarci e rialzarci da tutte le vite spente e im­mobili, addormentate e i­nutili; a fare cose che ri­mangano per sempre: Da morti che eravamo ci ha fatti rivivere con Cristo, con lui risuscitati (Efesini 2,5-6).

La vita avanza di risurre­zione in risurrezione, ver­so l’uomo nuovo, verso la statura di Cristo, verso la sua misura. O uomo pren­di coscienza della tua di­gnità regale, Dio in te… (Gregorio di Nissa), che ti trasforma, e fa la vita più salda, amorevole, genero­sa, sorridente, creativa, li­bera. Eterna. Che rotola ar­moniosa nelle mani di Dio.

Gesù si commosse profon­damente e scoppiò in pian­to. Dissero allora: guarda come lo amava! Piange e le sue lacrime sono la sua di­chiarazione d’amore a Lazzaro e alle sorelle. Dio piange e piange per me: so­no io Lazzaro, io sono l’a­mico, malato e amato, che Gesù non accetta gli sia strappato via. Dalle lacri­me di Dio impariamo il cuore di Dio.

Il perché della nostra ri­surrezione sta in questo a­more fino al pianto. Risor­giamo adesso, risorgeremo dopo la morte, perché a­mati.
Il vero nemico della morte non è la vita ma l’amore.

Forte come la morte è l’a­more, dice il Cantico. Ma l’amore di Dio è più forte della morte. Se il nome di Dio è amore, allora il suo nome è anche Risurrezio­ne.

Lazzaro, vieni fuori! Libe­ratelo e lasciatelo andare.

Tre parole per risorgere, tre ordini che risuonano per me: esci, liberati e vai. Con passo libero e glorioso, per sentieri nel sole, in un mondo abitato ormai dal­la più alta speranza: qual­cuno è più forte della mor­te.



a cura di Padre Ermes Ronchi

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