Per il figlio di Adriano Celentano e Claudia Mori, l’ultimo passo prima di diventare un vero “figlio di Dio”, è stata Katia
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Giacomo Celentano si “confessa” alla quinta edizione del tradizionale raduno estivo regionale dei giovani dell’Unitalsi lombarda, dal titolo “Insieme sulla via della gioia”.
Il figlio di Adriano Celentano e Claudia Mori ha parlato di come incontrato la fede, da “figlio di papà” che era, a “figlio di Dio” che è diventato.
Quando nel 1989 ha esordito pubblicando il suo primo album da solista, si legge su Aleteia, ha ammesso di essere «dedito solo alle canzoni e al mio lavoro: non andavo più in Chiesa e non pregavo più». L’anno dopo il mondo gli è crollato addosso: «Una sera ho avuto un’insufficienza respiratoria che mi impediva di cantare. Avevo smesso di fare sport, non uscivo più con gli amici, la mia ragazza mi ha lasciato…». In pochi mesi Giacomo si è ritrovato «solo con la mia malattia» e «con la terra bruciata intorno».
Così è tornato a pregare, a modo suo: «Signore, perché proprio a me? Vuoi che io non canti più? Vuoi che mi faccia frate?». Un pensiero che tornava ostinato nella sua mente. Allora, grazie a padre Emilio, un frate francescano di Milano, ha iniziato un percorso vocazionale per capire quale fosse il progetto di Dio su di lui. Poi, quando la sua guida spirituale gli ha chiesto: «Se Dio ti ridà la voce domani mattina, ricominci a cantare o fai il frate?», Giacomo ha risposto: «Torno a cantare». E padre Emilio: «Allora il convento era un ripiego». Quelle parole gli hanno aperto gli occhi.
Si legge sul portale della Curia di Milano, che Giacomo in quel periodo pregava molto, andava a messa, leggeva testi spirituali. «Poi sono andato a Lourdes con mamma e papà – ha ricordato – La Grotta di Massabielle mi ha colpitomolto. Una sera c’erano tanti malati, anche più gravi di me, che pregavano. Anch’io ho pregato la Madonna: “Maria, io non ti chiedo il successo, la popolarità, ma di dare un senso alla mia vita, di realizzarmi”».
Dopo Lourdes un’altra svolta. Sente che c’è qualcosa in più dell’amicizia nei confronti di una ragazza che aveva conosciuto poco prima: è Katia. Con lei si fidanza, ma «nella castità, perché per noi era un valore importante», e dopo 4 anni e mezzo, nel 2002, il matrimonio. Nel 2004, a coronare il loro amore, è nato il figlio. «Siamo una famiglia di credenti, ora cerchiamo di vivere il Vangelo nel quotidiano, pur con i nostri limiti, i nostri peccati, la nostra fragilità».
Con Vito Cifarelli, Katia e il figlio, Giacomo ha fondato l’associazione “La cittadina della divina misericordia» (lo stesso titolo dell’inno che ha composto) allo scopo di aiutare bambini e adolescenti in difficoltà, poveri, malati, persone con disabilità, ospitandoli in una struttura di accoglienza. Per realizzare questo sogno è già partita una raccolta fondi.
Di Gelsomino del Guercio per Aleteia.org
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