Gigliola vive a Fossò, in provincia di Venezia ed il 13 settembre 2014, si trovava a Medjugorje, quando grazie alla mano divina, è avvenuto il grande miracolo quello che le ha permesso di abbandonare la sedia a rotelle.
Il caso di Gigliola, ha fatto il giro dei telegiornali nazionali, il suo miracolo non è stato ancora riconosciuto dalle autorità religiose, ma in questa intervista esclusiva, la Signora Candian racconta ciò che le è successo 4 mesi fa.
Gigliola, quando hai scoperto di avere la sclerosi multipla?
Ho avuto il primo episodio di malessere nel settembre 2004. Successivamente l’8 ottobre del 2004, mi diagnosticarono la sclerosi multipla tramite delle indagini.
La sclerosi, ti ha costretto a vivere su una sedie a rotelle. E’ stato difficile, inizialmente accettare la malattia?
Quando ho scoperto di essere malata di sclerosi multipla, è stato come un fulmine a ciel sereno. La parola stessa “sclerosi multipla” è un termine che fa male, perché porta la mente a pensare subito alla carrozzina.
Dopo aver fatto tutte le indagini per constatare che avessi la sclerosi multipla, ho fatto fatica ad accettarlo, anche perché la Dottoressa me lo comunicò in un modo brutale.
Sono stata in tantissimi ospedali, fino ad arrivare all’ospedale di Ferrara e una volta arrivata lì, non dissi che mi avevano già diagnosticato la sclerosi multipla, avevo soltanto detto ai medici di avere tanto mal di schiena, questo perché volevo essere sicura della diagnosi.
Dalla sclerosi multipla non si guarisce, in tanti casi si può bloccare la malattia se risulti compatibile con qualche farmaco (io ero intollerante ed allergica a quasi tutti i farmaci) per cui non era possibile per me, nemmeno fermare la malattia.
Infatti inizialmente dalla mia malattia, usavo una stampella perché non riuscivo a camminare tanto. Poi dopo 5 anni dalla mia malattia, ho iniziato ad usare la carrozzina sporadicamente, cioè la usavo solo per spostarmi quando dovevo percorrere lunghi tratti. Poi nel dicembre 2013, a seguito di una caduta in cui mi ero fratturata la terza vertebra sacrale, la carrozzina è diventata la mia compagna di vita, il mio vestito.
Cosa ti ha spinto ad andare in pellegrinaggio a Medjugorje?
Medjugorje per me è stata la salvezza della mia anima; mi proposero questo pellegrinaggio nel 2011. Prima di allora, non sapevo neanche cosa fosse questo luogo, dove si trovasse e non conoscevo nemmeno la storia.
I miei zii me lo proposero come un viaggio di speranza, ma loro in realtà pensavano già alla mia guarigione e questo mi fu detto dopo.
Io non pensavo minimamente alla mia guarigione. Quando poi sono tornata a casa, ho capito che quel viaggio per me ha rappresentato la mia conversione perché ho iniziato a pregare in ogni luogo, bastava che chiudevo gli occhi e iniziavo a pregare.
Ho riscoperto la fede ed oggi posso testimoniare che la fede non mi abbandona.
Tu sei certa di essere stata miracolata proprio in quella terra bosniaca. Come e quando sei partita per Medjugorje?
Io mi trovavo a Medjugorje il 13 settembre 2014, in quella data non dovevo neanche esserci perché dei miei amici si sposavano proprio in quel giorno, avevo anche acquistato il vestito.
Da luglio già sentivo nel mio cuore questa forte chiamata ad andare a Medjugorje proprio in quella data. Feci finta di niente inizialmente, non volevo ascoltare questa voce, ma ad agosto dovetti chiamare i miei amici per dirgli che purtroppo non potevo essere al loro matrimonio perché andavo in pellegrinaggio a Medjugorje.
Inizialmente i miei amici si offesero per questa mia decisione, anche i ragazzi della compagnia mi dicevano che se volevo potevo andare a Medjugorje in qualsiasi data mentre loro si sposavano una sola volta.
Ma dissi loro che quando sarei tornata a casa, avrei trovato il modo per farmi perdonare.
Infatti è stato proprio così. Il 13 settembre loro si sono sposati ed io lo stesso giorno a Medjugorje ho ricevuto la guarigione.
Raccontaci il momento in cui sei stata miracolata.
Tutto è iniziato la sera del 12 settembre. Ero in cappella sulla mia carrozzina, c’erano anche altre persone ed il sacerdote quella sera, fece una messa di guarigione fisica.
Mi invitò a chiudere gli occhi e m’impose le mani, in quel momento sentii un gran caldo alle gambe e vidi una forte luce bianca, all’interno della luce, ho visto il volto di Gesù che mi sorrideva. Nonostante ciò che avevo visto e sentito non pensavo alla mia guarigione.
Il giorno successivo, cioè il 13 settembre, il sacerdote alle 15:30 ci riunì nuovamente in cappella e impose a tutte le persone presenti, nuovamente le mani.
Prima d’impormi le mani, mi diede un foglio dove vi erano scritte tutte le generalità e c’era una domanda specifica alla quale ognuno di noi doveva rispondere “Cosa vuoi che Gesù faccia per te?”.
Quella domanda mi mise in crisi, perché generalmente ero abituata a pregare sempre per gli altri, non chiedevo mai qualcosa per me, così chiesi consiglio ad una suora che si trovava vicino a me, e lei m’invitò a scrivere quello che sentivo nel mio cuore.
Invocai lo Spirito Santo e subito mi arrivò l’illuminazione. Chiesi a Gesù di portare agli altri la pace e la serenità attraverso i miei esempi e la mia vita.
Dopo l’imposizione delle mani, il sacerdote mi chiese se volevo rimanere seduta in carrozzina oppure se volevo alzarmi sostenuta da qualcuno. Accettai di essere sostenuta e di rimanere in piedi, a quel punto, fece un’altra imposizione delle mani e caddi nel riposo dello Spirito Santo.
Il riposo dello Spirito Santo è una condizione di semi – incoscienza, si cade senza farsi male e non si ha la forza di reagire perché in quel momento lo Spirito Santo agisce su di te, e si ha la percezione di tutto quello che accade all’infuori di te.
Con gli occhi chiusi si riesce a vedere tutto quello che accade in quel momento. Sono stata per terra per circa 45 minuti, ho sentito che alle mie spalle vi erano Maria e Gesù che stavano pregando.
Mi misi a piangere ma non avevo la forza di reagire. Dopo sono rinvenuta e due ragazzi mi aiutarono ad alzarmi e facendomi da sostegno andammo d’innanzi l’altare a ringraziare Gesù esposto.
Stavo per farmi sedere in carrozzina, quando il sacerdote mi disse che se mi fidavo di Gesù non dovevo sedermi in carrozzina ma dovevo iniziare a camminare.
I ragazzi mi lasciarono sola in piedi, e rimasi sostenuta dalle mie gambe. Rimanere in piedi per me era già un miracolo, perché da quando mi sono ammalata, non riuscivo a sentire più i muscoli dalle anche in giù.
Cominciai a dare i primi due passi, sembravo un robot, poi feci altri due passi più decisi e riuscii addirittura a piegare le ginocchia.
Mi sembrava di camminare sulle acque, in quel momento sentii Gesù che mi teneva per mano e cominciai a camminare.
C’erano persone che alla vista di ciò che stava accadendo, piangevano, pregavano e battevano le mani.
Da allora la mia carrozzina è finita in un angolo, la uso soltanto quando faccio dei lunghi viaggi, ma cerco di non usarla più perché adesso le mie gambe, riescono a tenermi in piedi.
Oggi a distanza di 4 mesi dalla tua guarigione, com’è cambiata la tua vita sia spiritualmente che fisicamente?
Spiritualmente, prego molto di più soprattutto di notte. Mi sento più sensibile a percepire sia il bene che il male, ed il male grazie alla nostra preghiera, riusciamo a sovrastarlo. Il bene vince sempre sul male.
A livello fisico, un grandissimo cambiamento sta nel fatto che non uso più la carrozzina, riesco a camminare ed adesso mi appoggio con un deambulatorio, prima riuscivo a fare soltanto 20 mt, adesso riesco a percorrere anche kilometri senza stancarmi.
Sei ritornata a Medjugorje dopo la tua guarigione?
Sono tornata subito dopo la mia guarigione a Medjugorje, il 24 settembre e sono rimasta fino al 12 ottobre. Poi sono ritornata a novembre.
La tua fede si è rinforzata grazie alla sofferenza o alla guarigione?
Mi sono ammalata nel 2004, ma ho iniziato ad avvicinarmi alla fede solo nel 2011 quando per la prima volta sono andata a Medjugorje. Adesso si è rinforzata con la guarigione, ma non è una cosa condizionata ma incondizionata. E’ Gesù che mi guida.
Ogni giorno leggo il Vangelo, prego e leggo molto la Bibbia.
Cosa vuoi dire a tutte quelle persone affette da sclerosi multipla?
A tutti gli ammalati vorrei dire di non perdere mai la speranza, di pregare tanto perché la preghiera ci salva. So che è dura, ma senza la croce non possiamo fare nulla. La Croce serve per capire il confine tra il bene ed il male.
La malattia è un dono, anche se non lo capiamo, soprattutto è un dono per tutti coloro che ci stanno vicino. Affidate le vostre sofferenze a Gesù e date voi la speranza agli altri, perché è tramite il vostro esempio che potete aiutare gli altri.
Preghiamo Maria per arrivare a Suo figlio Gesù.
Sevizio di Rita Sberna
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