Si è svolto ieri mattina a Scutari, presso la Cattedrale di Santo Stefano, il rito di Beatificazione di 38 martiri, uccisi dal regime comunista in Albania tra il 1945 e il 1974. Tra loro due vescovi, 21 sacerdoti diocesani, 7 francescani e 3 gesuiti, un seminarista e 4 laici.
A celebrare la Messa in rappresentanza del Papa, il card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, alla presenza di dieci mila fedeli, molti arrivati dall’estero. Tra i partecipanti anche il Capo dello Stato, Bujar Nichani, il presidente del Parlamento, diversi ministri e rappresentati delle altre religioni.
Una feroce dittatura comunista per 50 anni cercò con ogni mezzo di cancellare dall’Albania ogni sentimento di fede. Unico Stato a proclamarsi ateo, colpì tutte le espressioni religiose, ma infierì in particolare sui cattolici. Una pagina tragica della storia europea che il cardinale Amato commenta così nella sua omelia: “Mentre i persecutori si dissolvono come tante ombre nere, che si perdono per sempre nell’oscurità di un oblio eterno, i martiri sono fiaccole di luce che risplendono nel cielo dell’umanità”.
Il porporato descrive così i nuovi beati:
“Pur nell’inferno di una persecuzione arbitraria e ingiusta, i martiri albanesi hanno mostrato verso i nemici gli stessi sentimenti e atteggiamenti di Cristo: perdono, lealtà, fortezza, fraternità, misericordia. Essi sono i testimoni di quella nuova umanità, che semina nella storia non guerre, divisioni e uccisioni di esseri innocenti, ma pace, gioia e fraternità, esaltando gli autentici talenti dell’essere umano creato – come dice il poeta Dante – ‘non per vivere come bruti ma per seguir virtude e conoscenza’”.
Particolarmente crudeli le torture e l’uccisione subite da mons. Francesco Gjini, vescovo di Scutari:
“Mons. Gjini fu arrestato, accusato di propaganda anti-comunista, torturato e ridotto alla fame e alla sete fino allo sfinimento. Appeso a un albero nel cortile dell’Agenzia della Sicurezza, fu bastonato e lasciato cadere nella fogna. Fu infine giustiziato insieme ad altri 18 tra sacerdoti e laici”.
Il loro sangue sarebbe stato il seme per la primavera della Chiesa in Albania, rinata dopo l’oppressione. Ancora il cardinale Amato:
“Sappiamo che la fede non era mai morta in Albania. Quando mancavano i sacerdoti furono i genitori a battezzare i figli, a istruirli nella fede, a benedire i matrimoni. La recita delle preghiere e del rosario fu intensificata. Si visitavano i musei solo per contemplare i crocifissi e le immagini sacre. Spesso ci si recava nelle chiese abbandonate per pregare. Erano celebrate in clandestinità le solennità di Natale e Pasqua. Nonostante il tassativo divieto di usare i nomi cristiani, i bambini spesso a scuola esibivano il nome secolare e a casa quello di battesimo. Si leggevano di nascosto i libri religiosi. Ora, passata la tempesta (… ) la Chiesa albanese, con i suoi vescovi, sacerdoti e fedeli, è come una quercia secolare, che non si lascia scuotere dai venti e dalle tempeste della storia, ma resta salda ben radicata nella fede in Cristo”.
Fra qualche giorno, ha ricordato il cardinale Amato al termine dell’omelia, Papa Francesco creerà cardinale don Ernest Simoni, sacerdote dell’arcidiocesi di Scutari, sopravvissuto a 28 anni di carcere. Le sue prime parole, ha detto, sono state: “Questo dono del Santo Padre è per me uno stimolo ulteriore a farmi strumento della salvezza delle anime, nel suo nome. Solo in Cristo c’è la salvezza e oggi il mondo ha più che mai bisogno di questo annuncio”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va/Adriana Masotti)